Recensione dello spettacolo I due Papi di Anthony McCarten in scena al Teatro Sala Umberto dall’11 al 30 aprile 2023
Dopo una lunga tournée in varie città italiane, approda al teatro Sala Umberto di Roma il testo teatrale di Anthony McCarten (traduzione di Edoardo Erba) sulla vicenda più unica che rara della coesistenza di due Papi nella Chiesa romana. I Due Papi, un co-produzione italiana, con la regia di Giancarlo Nicoletti, racconta i momenti romanzati, ma credibili che portarono Papa Benedetto XVI a dimettersi dal soglio pontificio lasciando libero campo all’allora Cardinale Bergoglio e oggi Papa Francesco. Era il 2012: ll cardinale Bergoglio si reca in visita a Roma da Papa Benedetto XVI, l’obiettivo è quello di dimettersi. Con sua grande sorpresa il Papa non solo gli nega le dimissioni, ma gli confessa di volersi dimettere dal suo incarico e di voler nominare lui come suo successore.
Da qui in poi un passo di tango tra i due, una canzone degli Abba, una partita di calcio. Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo, attori di mestiere, raccontano una cronistoria tutt’altro che soporifera della vicenda, senza dubbio incalzante e profonda, avvincente e ironica. Attimi di condivisione, di colloquialità, in cui essere Papa non è più il centro della narrazione: colpisce la dimensione umana dei due delegati al soglio pontificio, presenta due esseri umani alle prese con una crisi, situazioni e argomentazioni che sembrano essere più grandi della tradizione secolare in cui si trovano.
Giorgio Colangeli affronta Papa Ratzinger con la durezza germanica che gli si attribuisce, strappando anche qualche risata quando si ipotizza che vedesse, nelle stanze vaticane, il Commissario Rex, con un humor che forse non aveva mai esternato durante il suo pontificato. All’opposto, Mariano Rigillo, uno strepitoso Papa Bergoglio, ha avuto un compito più semplice trovandosi ad interpretare un personaggio con una ben nota umanità e schiettezza. Entrambi dall’alto della loro esperienza non hanno deluso le aspettative. Al loro fianco, Anna Teresa Rossini interpreta la suora che assisteva Benedetto XVI. La confessione della sua intenzione di dimettersi la porta ad esternare quel lungo e sentito elenco di tutti gli “imbarazzi ecclesiastici” con una tale veemenza da strappare un altrettanto lungo applauso. Ira Fronten, invece, interpreta la suora che incontra Bergoglio e a sua volta lo istiga a rimanere nella sua posizione di cardinale con lo stesso impeto.
Senza attacchi diretti, vengono snocciolati scandali, problemi, intrighi, corruzioni nonché immoralità e vergogne della Chiesa Romana che questi due Papi si sono trovati a dover affrontare. C’è un “Io confesso” ad un certo punto della narrazione, ma la verità rimane in superficie, comprensibilmente, e quando si accenna agli abusi, alla Banca vaticana, al vero motivo delle dimissioni il dialogo si attenua, rimanendo segreto.
Non vediamo soluzioni in scena, ma la denuncia è evidente e i concitati battibecchi che i due si scambiano sono ben studiati e tengono il pubblico attento e interessato.
Drammaticità e ironia si bilanciano in un equilibrio tipicamente teatrale, con una regia molto accattivante. Geniale la “canonizzazione” della canzone degli Abba Dancing Queen - qui utilizzata in versione “ecclesiastica” - per l’elezione al soglio pontificio di Benedetto XVI, o l’elezione di Bergoglio, immaginata come la telecronaca di una partita del San Lorenzo de Almagro, la squadra di Papa Francesco, vero e proprio tifoso del club argentino di Buenos Aires.
La particolare atmosfera che regna durante tutta la pièce viene sostenuta sia dall’ambientazione che dalla recitazione. Le scenografie di Alessandro Chiti e Alessandra Menè, delimitano spazi e aperture tramite l’uso di pannelli dai colori vivaci, ricreano le sontuose sale di Castel Gandolfo o quelle della Cappella Sistina con l’ausilio anche di proiezioni, ma soprattutto con una accurata attenzione negli arredi e nelle decorazioni. A creare la giusta ricostruzione contribuiscono non poco le luci e i suoni di David Barittoni e i costumi di Vincenzo Napolitano.
La regia di Nicoletti è una sfida avvincente, quella di voler trasformare l’epicentro dell’autorità religiosa in un territorio eloquente, espressivo, quasi chiacchierone, tentando di umanizzare e semplificare il complesso mondo del Vaticano. Spesso il potere è solo un fardello di responsabilità e la crisi mette a nudo i limiti degli uomini. Un’interessante metafora sul potere che, come ricorda un collega cardinale, citando Platone, è anche la forma più qualificante per qualsiasi leader, ovvero non volerlo essere affatto.
Alessandra Perrone Fodaro
16 aprile 2023
Informazioni
I due Papi di Anthony McCarten
traduzione di Edoardo Erba
Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo
con la partecipazione di Anna Teresa Rossini, Ira Fronten e Alessandro Giova
Regia Giancarlo Nicoletti
Scene Alessandro Chiti - Alessandra Menè
Disegno luci e fonico David Barittoni
Costumi Vincenzo Napolitano
Produzione di Goldenart Production – Viola Produzioni – Altra Scena – I due della città del sole su licenza di Muse of Fire Production Ltd e in collaborazione con Festival Teatrale di Borgio Verezzi