Sabato, 23 Novembre 2024
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Francesca Reggiani in Questioni di prestigio: quando la satira svela vizi, aspetti e contraddizioni della politica e della società

Recensione dello spettacolo Questioni di prestigio in scena al Teatro Olimpico dal 28 febbraio al 5 marzo 2023

 

La satira è un potentissimo strumento per guardare alla società con sguardo ironico e tagliente mettendo a fuoco le assurdità, le contraddizioni e le sbavature della realtà che ci circonda. Si arriva al Teatro Olimpico per ridere e si ride fino alle lacrime, ma nel contempo s’insinua anche una sottile amarezza scaturita dal quadro politico, ambientale, sociale, personale delineato dalla protagonista. Sotto la lente d’ingrandimento mordace l’analisi del nuovo governo con a capo il presidente che vuole essere appellato direttamente Giorgio Meloni. L’esilarante imitazione di Francesca Reggiani crea un personaggio delirante, ego-centrato, che parla con stile tronfio sotto un’abbondante parrucca bionda e dagli occhi spalancati. Non viene risparmiata neanche l’opposizione, di cui dovrà occuparsi la trasmissione di Chi l’ha visto? Qualche speranza arriva dall’elezione del nuovo leader del Pd, Elly Shlein, già solo per il fatto di essere stata educata in Svizzera qualche rapporto con le regole ce l’avrà! A questo punto l’attrice si diverte a sviscerare aspetti e difetti dell’italiano medio per cui le regole sono solo un consiglio.

Non mancano riferimenti alle gravi problematiche ambientali, ma gli italiani nemmeno se ne accorgono perché se passano col treno sul Po in secca, sono troppo presi dal tablet o dal cellulare che ha perso la connessione per accorgersene. Emerge un’immagine dell’individuo contemporaneo completamente immerso nella tecnologia da perdere di vista le relazioni reali, diventando tante solitudini nella moltitudine degli incontri di persona o virtuali. Nella vita sentimentale, stravince la gattamorta, per cui dal palco si dispensano consigli di gattamortismo, uno dei pochi per far colpo sul maschio medio. Anche Roma, i Romani e i sindaci di Roma sono frustati dalla lingua della Reggiani: la capitale è il luogo in cui proliferano i cinghiali ed è impossibile trovare un parcheggio, per cui quando avviene questo evento memorabile, l’automobile può rimanere parcheggiata per anni, perché non sai quando ti ricapita. Infine il pubblico continua a ridere delle imitazioni in parallelo proiettate sullo sfondo che bersagliano Concita De Gregorio e Giorgia Meloni, l’una eterea, diafana, dal linguaggio raffinato, di ricerca filosofica, l’altra verace, coriacea, con atteggiamenti populisti.

Il pubblico presente in sala ha mostrato un elevato gradimento ridendo quasi ininterrottamente. Il segreto del successo è da rintracciare nell’innato talento comico della Reggiani, che agli albori della sua carriera non era sfuggito all’occhio attento di Gigi Proietti, il suo maestro all’interno del suo laboratorio teatrale. L’attrice infatti, con i suoi monologhi sagaci, mordaci, la mimica facciale sui cui spiccano i suoi grandi ed espressivi occhi, riesce a tenere l’attenzione degli spettatori per un tempo elevato. I ritmi della pièce sono scanditi dai frammezzi dello show di illusionismo di Tiziano Grigione a cui fanno da spalla gli spettatori in sala. In realtà non è ben chiaro come l’esibizione dei giochi di prestigio (a cui allude anche il titolo) sia amalgamata con il senso generale dello spettacolo, sembrando delle unità autonome all’interno del format. Di sicuro hanno avuto la funzione positiva di creare delle pause tra una tematica ed un’altra chiedendo la partecipazione diretta del pubblico che accetta divertito. Il ricorso a video proiettati sullo sfondo, invece, si rivela una scelta registica vincente, aggiunge ulteriore vivacità e brio allargando il contesto a momenti difficilmente riproducibili sul palco, come nel caso dei momenti di pubblicità o nelle imitazioni in parallelo della carrellata di personaggi interpretati dalla bravissima attrice.

 

Mena Zarrelli 

4 marzo 2023

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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