Recensione teatrale di Mimì da Sud a Sud sulle note di Domenico Modugno di Mario Incudine in scena al Teatro Quirino dal 26 aprile al 1 maggio 2022
Essere del Sud, qualsiasi Sud del mondo, sembra sempre una condizione particolare che diventa, col tempo una caratteristica dell’anima. L’emigrazione è troppo spesso il destino riservato ai popoli del Sud, costretti a spostarsi per trovare condizioni di vita migliori, ma non per questo i colori, gli odori, il calore della propria terra vengono dimenticati. L’odore della tua terra ti si imprime addosso e lo trasporti ovunque vai. Le inflessioni linguistiche, poi, sono un tesserino di riconoscimento che da una parte evidenziano subito la tua provenienza, dall’altro richiamano con emozione chi si riconosce nello stesso dialetto. Le difficoltà e la fatica dell’integrazione sono insite in questo percorso di vita. La drammaturgia di Sabrina Petyx prova a restituire tale particolare vissuto nelle parole del protagonista: “Più salivo più mi sentivo a sud”. Infatti, più ti allontani dalla tua terra d’origine e più senti forte il legame con essa che ti rimanda un contesto esterno troppo spesso estraneo e rigettante. Ma questa connessione con la propria origine ti permette di “volare” alto, come sottolineano le note di Domenico Modugno, parte integrante dello spettacolo, poiché per “salire, bisogna scendere”.
Mario Incidine, il performer della serata che dà voce al testo e alle musiche di Domenico Modugno accompagnato da Antonio Vasta al pianoforte, fisarmonica e all’ organetto, Manfredi Tumminello alle chitarre e al bouzouki, Pino Ricosta al contrabbasso e alle percussioni, sceglie come terra meridionale d’elezione la Sicilia, la reale protagonista della serata. La sua magia, le sue atmosfere irripetibili, il vissuto dei suoi abitanti è magistralmente descritto nei testi ed espresso dagli arrangiamenti musicali su testi popolari e di Domenico Modugno, che pur essendo pugliese, è uno dei più incisivi interpreti della cultura meridionale e della Sicilia in questo caso. Sul palco un tripudio di note e colori e un’intesa palpabile tra i componenti della band che interagiscono tra loro e con gli spettatori divertiti in sala. Gran parte della pièce è strutturata sulla parte cantata, che ha coinvolto il partecipe pubblico in sala con la voce calda, intonata e coinvolgente di Mario Incudine, ma forse ha occupato uno spazio eccessivo a scapito della brillante e intensa drammaturgia passata così in secondo piano. Da sottolineare comunque il talento attoriale e musicale del protagonista che ha dimostrato di essere un artista versatile calandosi in performance di natura diversa, non ultima quella d’intrattenitore. Lo stesso regista, Moni Ovadia, è salito sul palco a congratularsi con lui a fine spettacolo.
Mena Zarrelli
30 aprile 2022