Domenica, 24 Novembre 2024
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Shit, Il virus della verità: il mondo in agitazione per la verità impossibile da nascondere

Recensione dello spettacolo Shit, Il virus della verità, di Carlo Forti con la regia di Marco Mattolini, in scena al teatro Tordinona dal 2 al 12 novembre 2021

 

La scena si apre in una stazione radio americana: una frizzante coppia di giornalisti si diverte sul lavoro ma nel contempo è preoccupata per le notizie che arrivano in redazione. Un virus alquanto atipico si sta diffondendo velocemente attraverso le carte di credito e colpisce soprattutto i più ricchi. Gli effetti sono devastanti: gli affetti dal virus perdono i freni inibitori e si ammalano di una malattia simile a alla Sindrome de la Tourrette, per cui iniziano a riportare fedelmente agli altri tutti i loro pensieri più reconditi. Non è più possibile nascondere la verità dei propri pensieri e delle proprie azioni. Dirigenti d’azienda, politici, uomini di Chiesa, noti guru, s’infettano e nei loro discorsi pubblici squarciano il velo dell’ipocrisia rivelando le loro vere intenzioni. Solo per citare alcuni esempi, i politici dichiarano di essere mentitori seriali e di curare solo il proprio interesse raggirando il popolo; i dirigenti d’azienda svelano le falsità con cui tessono i loro inganni ai danni degli operai; gli uomini di Chiesa mostrano i loro comportamenti poco aderenti al loro ministero spirituale. La società finisce nella confusione totale, nulla si rivela come sembrava, tutte le verità vengono sovvertite: “si riempiono le carceri, si svuotano i parlamenti”. Anche l’apparente consolidata coppia di giornalisti scoppia in seguito alle rivelazioni di lei su inganni e tradimenti da parte sua. La condizione di pandemia colpisce il mondo e medici e ricercatori si mettono al servizio della salute pubblica, trovando un antidoto alquanto originale e ai limiti dell’improponibile proprio nelle classi sociali meno abbienti, a questo punto ricercate e utilizzate come rimedio, quindi per l’ennesima volta utili agli interessi di quelle più elevate.

Leonardo Sbragia, Gaia Benassi, Pierre Bresolin e Carlotta Tommasi sono i quattro interpreti che hanno vestito i panni della carrellata di personaggi vivaci e bizzarri che hanno animato la scena. Recitazione istrionica, dinamica, briosa di tutti e quattro che mostra un grande talento interpretativo dei singoli attori, soprattutto nel caso di Pierre Bresolin e Carlotta Tommasi che hanno prestato il volto a molteplici personaggi con le caratteristiche più disparate. Ritmo incalzante, corpi flessibili e spesso in movimento, costumi e parrucche variegati e colorati, hanno creato un carosello di colori che ha animato e vivacizzato le scene. La mimica e la gestualità pronunciata diventano maschere dinamiche sui loro volti, a tratti, ai limiti della caricatura. I personaggi, infatti, spesso si disperdono in questo eccesso di mimica, colore e movimento a scapito della drammaturgia che rimane sulla superficie, mancando un’importante occasione di analisi e scandaglio di tematiche di spessore emerse nei dialoghi dei giornalisti con l’esponente dei politici, degli industriali, del guru, degli ecclesiastici, affrontate, forse, troppo frettolosamente. La scelta registica di privilegiare l’aspetto della leggerezza e della vivacità ha aggiunto un effetto spumeggiante, ma ha penalizzato la complessità e l’approfondimento di cui necessitavano ampiamente alcuni aspetti della scrittura: le disuguaglianze sociali, il potere del denaro, la mancanza di un concreto welfare state, l’ipocrisia delle gerarchie ecclesiastiche, ossia i temi sottesi alla drammaturgia di Carlo Forti sono solo accennati. Ma al di là di alcune criticità, il pubblico in sala si è mostrato partecipe e divertito, mostrando un complessivo gradimento del prodotto finale. 

 

Mena Zarrelli

14 novembre 2021

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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