Mercoledì, 27 Novembre 2024
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Il berretto a sonagli al Teatro Marconi: nella morsa dell’apparenza

Recensione de Il berretto a sonagli, di Luigi Pirandello. Regia di Antonello Avallone. Andato in scena al Teatro Marconi dal 30 Giugno 2021 al 1 Luglio 2021

 

I colori dell’animo umano assumono diverse sfumature e rendono i loro possessori unici come le loro storie passate che portano a rifiutare certe realtà o, al contrario, a volerle vedere tutte. E poi ci sono gli “altri”, quelli fuori a cui dobbiamo mostrare la maschera, e non una qualsiasi bensì quella che ci si aspetta venga mostrata nella perfezione dell’immutabilità. Poco importa se poi, nell’ombra della nostra intimità domestica, sentiamo scomodo e miserabile il nostro travestimento: la maschera, o meglio, il nostro “pupo” deve essere salvaguardato e soprattutto perpetuato. 

L’elegante signora Beatrice Fiorica viene a sapere che il marito, il cavalier Fiorica, la tradisce con Nina, la giovane moglie dello scrivano Ciampa, impiegato al servizio del cavaliere stesso. Scardinando i disperati tentativi della vecchia domestica Fana di farla ricredere e, soprattutto, noncurante delle conseguenze “sociali”, la signora Fiorica, “incoraggiata” dalla megera Saracena, escogita un piano per sorprendere i due amanti. Allontanando momentaneamente il signor Ciampa dalla città, con il pretesto di una commissione a Napoli, la donna servendosi dell’amico di famiglia, il delegato Spanò, porta a compimento la sua trama. A scandalo avvenuto e con i due infedeli in prigione, il disperato scrivano ha solo due possibilità di salvare il proprio onore: o uccidere la moglie e il cavalier Fiorica oppure, soluzione assai più elegante, convincere la signora Fiorica di essere pazza. Solo chi è pazzo, infatti può seguitare a dire la verità senza essere creduto e conseguentemente non nuocere alla rispettabilità altrui, perchè non c’è più pazzo del pazzo che crede di dire la verità. 

Il cardine del pensiero pirandelliano sostanziato nel concetto di maschera si arricchisce in quest’opera, datata 1916, di un verticale approfondimento circa l’interiorità del personaggio Ciampa, evidenziando così la sua disperata lotta “dal di dentro” tra il mantenimento della facciata sociale e la vibrazione del proprio vero essere. Dallo sviluppo della narrazione infatti emerge, o meglio, serpeggia prepotentemente l’ipotesi che lo stesso Ciampa fosse al corrente della relazione della moglie. Ma egli, pur di non perdere questa e non cadere in un vuoto ancora più umiliante, quello della solitudine, è disposto ad accettare il fattaccio purché non fosse risaputo. Ciò che lo scrivano infatti rimprovera a Beatrice Fiorica è la noncuranza con la quale questa abbia sollevato il velo, rispondendo solo ad una sua esigenza, senza preoccuparsi delle risonanze emotive e sociali che lo avrebbero inevitabilmente predato. 

Di indubbio spessore l’interpretazione di Antonello Avallone nei panni dello scrivano Ciampa a cui Pirandello sembra affidare il proprio pensiero e visione della realtà. Avallone condensa efficacemente le diverse sfumature della personalità dello scrivano, plasmando una figura umile, forse modesta, ma al contempo estremamente dignitosa e acuta, tipico dei “reduci” da una storia di vita così accidentata da non poter essere raccontata. Non possiamo infatti giudicare le scelte di nessuno se non abbiamo condiviso da dentro la loro storia, le difficoltà e quelle ferite che non rimarginano nè sanno divenire cicatrici. Il berretto a sonagli, ovvero quel cappello tipico dei buffoni, diviene metafora di ciò che non si vuole essere agli occhi altrui, come nel caso di Ciampa che rifiuta con orrore l’idea di essere additato come il becco che sa di esserlo. In crescendo l’interpretazione di Flaminia Fegarotti nel ruolo di Beatrice Fiorica ed efficacemente restituita la cieca impulsività del suo personaggio. Questi, pur oltrepassando la maniacale attenzione al mantenimento del pupo, manca il gradino dell’evoluzione morale e scivola sul pavimento dell’impulsività e della vendetta. Decisamente verosimile l’interpretazione di Susy Sergiacomo che arricchisce la sua Assunta La Bella (madre di Beatrice)di eleganza e personalità. Flavia Di Domenico ( Fana), Alessandro Capone ( Fifì, il fratello di Beatrice) e Francesca Cati (la Saracena) dopo una comprensibile partenza a freddo riescono con sufficiente rapidità a cogliere l’essenza dei loro personaggi. Di livello l’interpretazione di Gianluca delle Fontane (delegato Spanò) che ha saputo incarnare la goffagine di un personaggio stretto nella morsa tra il dover adempiere al suo dovere, arrestare i due fedifraghi, e salvare l’onorabilità degli stessi, sminuendo, smorzando e modificando la realtà oggettiva. A ben guardare, il delegato, proteggendo i due, di fatto tutela la maschera, ovvero l’apparenza dell’esteriorità. 

A fronte di una evidente accuratezza dei costumi, fedeli all’ambientazione storica, risponde una scenografia minimalista, quasi astratta. Questa si sottrae a qualsiasi collocazione temporale, quasi a voler lasciare spazio fisico all’immediatezza della parola e al suo libero fluire, permettendo che sia la stessa a divenire allestimento scenico.

La scelta registica di Avallone di trasporre l’ambientazione originale siciliana in territorio campano riecheggia della versione di Eduardo De Filippo, seppur con una forma dialettale più morbida e fruibile. L’inflessione napoletana, oltre a rendere più melodica e ritmicamente scorrevole la partitura pirandelliana, alleggerisce e sdrammatizza efficacemente alcuni passaggi narrativi, complice anche un progetto luci che, pur nella semplicità, ben asseconda la trama emotiva. Apprezzabile il lavoro sulla corporeità dei personaggi la cui espressività e disposizione fisica, risolta questa in un’armoniosa alternanza di prossimità e allontanamento reciproco, sostengono, enfatizzano e a volte contraddicono l’espressione parlata, imprimendo dinamismo e sostanza alla pièce.

Rilevante l’affluenza del pubblico, al netto del periodo estivo e di piccole code di recalcitranza nel riabituarsi alla vita.

 

Simone Marcari 

5 luglio 2021

 

 

Informazioni

Il berretto a sonagli. Di Luigi Pirandello

Antonello Avallone ( Ciampa)

Flaminia Fegarotti ( Beatrice Fiorica)

Gianluca Delle Fontane ( delegato Spanò)

Susy Sergiacomo ( Assunta La Bella)

Flavia Di Domenico ( Fana)

Alessandro Capone ( Fifì La Bella)

Francesca Cati  ( la Saracena, Nina Ciampa)

Regia: Antonello Avallone

Scene e costumi: Red Bodò

Luci e fonica: Giorgio Rossi

Compagnia delle Arti SRL

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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