Recensione di Non aver paura...è solo uno spettacolo in scena al Teatro Ghione dal 20 aprile al 14 maggio 2017
Gli spettatori avanzano nel corridoio che divide il foyer del teatro dalla platea. Da un primo sguardo il percorso sembra essere lungo, ma è solo un'impressione.
Come sembra essere un'impressione il "manichino" che staziona all'ingresso della sala mentre aspetta che gli spettatori prendano posto. Ma è solo la maschera.
Solo che ha un che di inquietante.
Indossa una divisa nera, pantaloni e giacca allacciata con bottoni a doppio petto, e il volto coperto. Da una maschera, appunto. Una maschera bianca, antigas.
Ce ne sono tante che gironzolano sparse nella platea, un ambiente semibuio avvolto da luci rosse e una nebbia sottile. La gente è alla ricerca del proprio posto assegnato, ma la presenza delle maschere incombe dietro le loro spalle. Seguono ognuno come un'ombra, fin quasi dentro la toilette, e s'infilano tra le file delle poltrone – come a confondersi col pubblico – per "assistere" allo spettacolo.
Questo è solo un assaggio di quel che succederà durante la messa in scena di Non aver paura, è solo uno spettacolo un interessante e affascinante esperimento horror teatrale di Eduardo Aldan, per la regia di Ricard Reguant, e che vede la presenza scenica degli attori Claudia Genolini, Luca Basile, Yaser Mohamed e la partecipazione di Gianni Garko che funge da narratore. È proprio lui, difatti, a tenere le redini di questo "gioco dell'incubo" in cui lo spettatore, ignaro, sta per precipitare.
Garko accompagna il pubblico a vivere uno stato di perenne angoscia, ansia, tensione e pericolo, il suo intento è quello di studiare la reazione della gente quando ha paura ma, soprattutto, a comprendere meglio – attraverso questo esperimento/spettacolo – cosa sia la paura. E lo fa portando sul palco quelle che sono le peggiori sensazioni, fobie, istinti, attacchi di panico di chiunque. Narra di leggende metropolitane, fatti realmente accaduti che hanno come sfondo temi raccapriccianti, situazioni paranormali, inspiegabili, tutt'oggi ancora avvolti nel mistero, e per farlo prende spunto dal tragico incendio avvenuto in Via delle Fornaci, luogo dove oggi sorge il Teatro Ghione, nel lontano 1915.
Allora conosciuto come Cinema Teatro Alce, in una serata di marzo la Compagnia di Ettore Sperelli si esibiva sul palcoscenico quando, d'un tratto, il teatro prese fuoco (a distanza di anni non si è mai scoperto il motivo anche se si crede che fu di origine dolosa) e in detto incendio vi morirono 23 persone, tra cui alcuni membri della Compagnia. Tra questi vi era la figlia di Ettore Sperelli, Margherita, una bimba dai riccioli biondi soprannominata dall'ugola d'oro. Nessuno sapeva però che Ettore Sperelli avesse una secondogenita, Violetta, affetta da una malattia insita dalla nascita che le deturpava il volto. Tuttavia Violetta era dotata di un dono: aveva una bellissima voce, al contrario della sorella. Fu così che Ettore Sperelli decise di far esibire Margherita sul palco con la voce di Violetta, ma sfortuna volle che, durante il disastro, non vi fu modo di trarla in salvo dato che nessuno, né tra la Compagnia, né tra i soccorritori, sapeva della sua esistenza. A lanciarsi nelle fiamme per andare a salvarla fu solo suo padre che morì drasticamente nell'incendio. Per questo il Ghione è considerato luogo di eventi soprannaturali e paranormali – pare che il fantasma di Violetta aleggi ancora tra le mura del teatro – e sempre per detto motivo la Ginevra Media Prod Srl e Aldan Company hanno scelto il Teatro Ghione per la rappresentazione di Non aver paura, è solo uno spettacolo.
Esperimento riuscitissimo e, a dirla tutta, molto suggestivo e sicuramente da apprezzare. Campione di incassi a Madrid, Messico e Portogallo, Non aver paura non è solo uno spettacolo e un'analisi alla scoperta delle paure di tutti, ma è anche un profondo studio sulla società e sui comportamenti umani e animali, sulle ragioni che portano a conoscere come il potere, spesso, si costruisce sulla paura e di come essa, specialmente nel periodo corrente, sia diventata sinonimo di sottomissione e sopraffazione da parte degli Stati e dei governanti.
Lo spettacolo di Eduardo Aldan ha tutti gli assi nella manica per poter conquistare il pubblico e per essere considerato un vero spettacolo teatrale: l'idea di portare l'horror a teatro si rivela una brillante ed efficace intuizione, in primo luogo perché a teatro le emozioni sono vissute molto più intensamente di quanto non succede al cinema; gli effetti speciali, le musiche, la tensione sempre viva, la sensazione di non sentirsi mai al sicuro su una poltrona hanno un effetto immediato, in secondo luogo perché uno spettacolo così impostato permette di conoscere cose che ci appartengono che pensavamo fossero avulse da noi, come ad esempio l'erronea convinzione che non è la paura che dobbiamo temere quanto la violenza e la ferocia di cui siamo capaci.
Lo spettatore se ne renderà conto durante il prosieguo dell'esperimento, che si snoda attraverso la narrazione di tre vicende realmente accadute. Una prima parte intitolata "La baby sitter", una seconda dal titolo "La pensione" e, per finire, con una terza "La collezione". Il tutto condito da immagini di bambole e clown assassini, storie che a loro appartengono dai torbidi risvolti, foto con strane figure in lontananze, telecamere che riprendono fantasmi, sedute spiritiche improvvisate e morti che si mescolano ai vivi.
Avvisiamo che lo spettacolo potrebbe nuocere gravemente ai soggetti particolarmente emotivi (o suscettibili) con uscite dalla sala prima della fine dello spettacolo. Si consiglia, quindi, a tutti quelli che temono i morti e presenze spiritiche di starsene a casa. Anche se, in fin dei conti, sono da temere più i vivi che i morti.
In fondo, non abbiate paura. È solo uno spettacolo.
Costanza Carla Iannacone
24 aprile 2017