Recensione dello spettacolo Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere in scena al Teatro Brancaccio il giorno 3 marzo 2020
“Tanto tempo fa, i marziani e le venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla Terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi.” Così scriveva John Gray nel 1992 nel suo celebre bestseller: “Gli uomini vengono da Marte e le donne vengono da Venere” in cui, il celebre terapeuta di coppia, sviscerava lucidamente e senza pregiudizi, le connaturate differenze tra il genere maschile e femminile. Da allora, il noto libro è stato fonte d’ispirazione per numerosi dibattiti in molteplici ambiti, compresi quelli artistici. A tal proposito, Debora Villa ne ha tratto una divertentissima pièce teatrale affrontando le differenze di genere all’interno della coppia, ma questa volta dal punto di vista femminile. Abbiamo fatto appena in tempo a gustare l’esilarante ironia di Debora Villa nella sua spassosissima performance in un’unica data che ha preceduto la chiusura dei teatri in tutta Italia a causa della diffusione del Coronavirus.
Ripercorrendo le tappe dell’opera di Gray, la Villa, avvalendosi di una mimica e una gestualità accentuata ed estremamente comica, ci porta dentro l’universo della coppia, traghettandoci verso situazioni di vita quotidiana caratterizzate dalle incomprensioni derivate dalle diverse interpretazioni della vita. Un esempio tra tutti: la donna parla, parla, parla, vuole risolvere i problemi attraverso un dialogo a volte non richiesto, mentre l’uomo si chiude “nella caverna” e preferisce stare da solo in questi frangenti. Ma se i due non si capiscono e si rispettano vicendevolmente, il conflitto armato è in agguato! L’automobile è uno dei campi di battaglia: lui appare un maniaco dell’ordine e della pulizia, amando la propria vettura più della compagna, mentre lei che in casa è un’ossessiva compulsiva dell’igiene, tiene l’auto in condizioni a dir poco precarie. Il tutto è riconducibile ad assetti mentali e psicologici che pensano ed agiscono con modalità non speculari: il maschio punta alla competenza/la femmina alla relazione; il maschio è sequenziale/la femmina multifunzionale; lui è razionale/lei è emozionale; lui ha bisogno di fiducia e apprezzamento/lei di attenzioni e comprensione. Non poteva mancare, infine, la diversa percezione del sesso all’interno della coppia dove, durante l'atto sessuale, lui sta facendo una competizione con se stesso, lei sta sognando castelli, principi e principesse. I concetti espressi da Gray vengono esplicitati con l’ausilio di un’ironia travolgente in cui gli esempi abbondano e che vede un pubblico in sala partecipe ed estremamente divertito. Lo spettacolo infatti si struttura in modo interattivo, dove lo spettatore è spalla e vittima, coinvolto direttamente sul palco per interpretare esilaranti gag a dimostrazione delle distanti risposte maschili e femminili di fronte ad uno stesso stimolo. Momento serio ed intenso sul finale in cui un paio di scarpe rosse diventano le sole protagoniste, a simbolo di quali tragiche conseguenze possa avere la difficoltà di comunicazione e d’interazione tra questi due universi così diversi e a volte opposti, a cui, come sottolinea l’attrice, non si dovrebbe mai giungere.
Lo spettacolo di Paul Dewandre messo in scena da Debora Villa con l’ausilio di Giovanna Donini e Andrea Midena, ha rivelato ritmo, dinamicità e riusciti tempi comici, di cui grande merito ha l’interattività col pubblico. Grande performance interpretativa di Debora Villa grazie anche alla sua mimica, alla sua gestualità e modulazione della voce iperespressive che hanno tenuto alta l’attenzione e il divertimento del pubblico in sala. Il testo risulta un evergreen dei rapporti uomo-donna sempre attuale, anche se in qualche frangente, alcune battute e riflessioni sono apparse un po’ scontate. Adeguata la scelta di ricorrere ad uno schermo sul fondo a supporto dei concetti con immagini e copertine di libri improbabili, così come quella delle luci rosse e verdi, sapientemente calibrate dai tecnici luci. In alcuni passaggi ci ha ricordato Caveman di Maurizio Colombi, di cui risulta il corrispettivo femminile.
Mena Zarrelli
10 marzo 2020
Informazioni
In scena il 3 marzo 2020 al Teatro Brancaccio
di Paul Dewandre
dal best seller di John Gray
in accordo con Bernard Olivier e Alain Dierckx
messa in scena Debora Villa e Giovanna Donini
in collaborazione con Andrea Midena
distribuzione Terry Chegia
Produzione di Si puo' fare productions - Chiara Bianchi Dorta - Marco Massini
Indirizzo
Via Merulana, 244 – 00185 Roma
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