Recensione dello Spettacolo Apriti il cielo in scena al Teatro di Villazzano (Trento) il 30 novembre 2019
Dopo il successo di Bianca come i finocchi in insalata presentato al Fringe Festival e successivamente selezionato per la stagione 2018/2019 dal Teatro Stabile di Torino e da InScena – Italian Theater Festival di New York 2019, la Compagnia del Calzino porta in scena un nuovo lavoro: Apriti il cielo debutta al Teatro di Villazzano.
Nel suggestivo spazio di Villazzano l’atmosfera è fervida, merito inoltre del Fantasio Festival organizzato da TeatroE, dal Gruppo teatrale Gianni Corradini e da EstroTeatro, in cui otto registi – sei uomini e due donne – si sfidano su un unico testo teatrale. La XX Edizione celebra Eugène Ionesco, il testo a concorso è La cantatrice Calva.
Il panorama teatrale italiano pullula di registi uomini, ebbene è doveroso e urgente domandarsi se sia unicamente una questione di genere…
Il Fantasio avvia il dibattito dando spazio nell’ante festival a tre donne, una di loro è Silvia Marchetti.
L’ autrice e regista compie un’evoluzione con Apriti il cielo, in particolar modo in merito alla dimensione più strettamente linguistica. La ricercata scrittura di Silvia Marchetti calcando il piano semantico conferisce alla pièce complessità e spessore. Un testo considerevole, il cui contenuto ricco ed elaborato definisce un preciso intento espressivo e stilistico.
L’appuntato Gaetano Lo Piro (Giulio Federico Janni) si trova nella Stazione dei Carabinieri in compagnia dell’infuocata Curzia Beltramello (Gelsomina Bassetti), vittima da mesi di atti vandalici e scherzi di cattivo gusto, la donna è determinata a sporgere l’ennesima denuncia contro ignoti. Curzia inizia sin da subito a discutere con l’ormai stremato Lo Piro. Il cinismo irriverente dell’Appuntato istiga ad ogni sospiro l’eccentrica donna che implacabile e ostinata non demorde. Una giornata surreale per Lo Piro che scorge una via di fuga quando il figlio e seminarista Antonio Palmiro (Michele Pirani) giunge in Stazione per contenere e riportare a casa la strampalata madre. Sfortunatamente Antonio non ha alcuna influenza su Curzia che al contrario esplode con furore rivelando dinamiche famigliari inattese. Curzia non lascia scampo persino a Lo Piro che subisce un invadente interrogatorio con conseguente verdetto morale da parte dell’indomita donna. Curzia innesca un acceso e intricato scambio di rivelazioni, peccati, desideri e disfatte.
Sebbene l’intreccio racconti un episodio ordinario, ma al contempo bizzarro ed estremamente comico – lo confermano le copiose risate in platea –, ciò che raccoglie consenso è l’accordo tra una scrittura tanto elaborata e la caratterizzazione dei personaggi. Scrittura che trova il suo vertice espressivo nell’interpretazione di Giulio Federico Janni che brillantemente muove il ritmo della messinscena.
La regia ha saputo restituire l’ampiezza del testo che affronta contenuti considerevoli e spazia dalla questione identitaria all’ideologismo, dalla morale imposta alla libertà di azione e pensiero, dalla capacità di mettersi in discussione all’accettazione di sé, dall’amore al disconoscimento, dalla condiscendenza alla rivalsa sino alla più spietata vendetta. Antonio, l’irresoluto Michele Pirani, vela la sua omosessualità rifugiandosi in abiti ecclesiastici ed esitante cerca invano la sua identità; Curzia, l’incalzante Gelsomina Bassetti, oscilla tra fame d’autenticità e diniego; Lo Piro, il tagliente Giulio Federico Janni, cela il fallimento relazionale sfoderando cinismo e irritabilità. L’ambiente sonoro e la selezione dei brani di Fabrizio De André consolidano coerenza e incisività espressiva. Tuttavia, la scrittura è dominante, di raffinata fruizione e considerata l’ampiezza sarebbe auspicabile agire in sottrazione snellendo il testo e semplificando l’abbondante scenografia per concedere maggiore respiro ai tanto stratificati personaggi e al ricercato ordito dialogico.
Apriti il cielo è una commedia assai promettente, stimola un confronto autentico e radicale; rivela, armata di pungente ironia, una società anestetizzata. Non sconcerta, infatti, il colpo di scena che ribalta tutto. Gli apparenti atti vandalici denunciati celano ben altri intrighi, i folli progetti di Curzia mettono a dura prova la consapevolezza dei due protagonisti maschili. Antonio e Lo Piro, alla luce delle recenti scoperte, subiscono un’inversione emotiva e sono costretti a rimettere nuovamente tutto in discussione. Intanto che si attenuano le luci molti tra gli spettatori intonano il brano dell’epilogo: “Cantami di questo tempo l'astio e il malcontento di chi è sottovento e non vuol sentir l'odore di questo motor”.
Caterina Matera
5 dicembre 2019
informazioni
Compagnia del Calzino
Scritto e diretto da Silvia Marchetti
Con Gelsomina Bassetti, Giulio Federico Janni, Michele Pirani
Light design: Andrea Gagliotta
Visual identity: Kamilla Lucarelli
Produzione: Compagnia Del Calzino
Con il sostegno di RAUMTRAUM
e con il sostegno di Teatro di Villazzano, Fantasio Festival di Regia, EmitFlesti
Progetto realizzato con il contributo di Fondazione CARITRO
Management e distribuzione Theatron2.0
Residenza presso il Teatro di Villazzano