Recensione dello Spettacolo The Garden in scena al Teatro Belli dall’8 al 10 novembre 2019 – Trend nuove frontiere della scena britannica XVIII edizione a cura di Rodolfo di Giammarco
La sala del Teatro Belli è gremita. Sarà la fama che precede Lorenzo Lavia ad attirare a teatro tanti giovani spettatori e presumibilmente il soggetto di Zinnie Harris incentrato sul tema dei mutamenti climatici. Un connubio avvincente per molti. Quando si pronunciano i termini “clima” o “climatico” è difficile non associarli al nome di Greta Thunberg. Infatti, è “presente” anche lei in scena: un vecchio televisore trasmette ininterrottamente il discorso tenuto dalla studentessa svedese al Summit Onu sul clima. Jane (Arianna Mattioli), inchiodata davanti allo schermo, attende il compagno. Mac (Lorenzo Lavia) rincasa e tolta la maschera antigas rompe l’atmosfera monotona e, che intuiamo, ordinaria. Mac lavora in una sottocommissione per la risoluzione dei cambiamenti climatici. Un lavoro importantissimo che gli ruba tutto il tempo vitale, eppure di vitale è rimasto ben poco tanto nel mondo quanto nella sua vita personale. Jane è depressa, trascorre tutto il tempo confinata in casa. È proibito aprire le finestre. L’aria è tossica. Fuori disintegrazione, dentro annichilimento.
La tediosa routine casalinga è ridestata da un insolito bozzo sul pavimento scovato da Jane durante la compulsiva attività domestica. Mac crede sia la depressione a giocarle brutti scherzi, non la prende seriamente fin quando, spinto dall’insistenza e dal palese risentimento della donna, decide di scoprire cosa c’è sotto il rivestimento. Eccolo, rigoglioso un germoglio spunta fuori dal pavimento. È un albero di melo. È impossibile per Mac che una pianta possa nascere in tali condizioni climatiche, per giunta sotto un pavimento senza luce e acqua. Lui, scettico e imperturbabile, vuole recidere il germoglio. Jane fino a quel momento impassibile e apatica improvvisamente si rianima, non vorrebbe tagliare quel barlume di vita.
L’autrice, Zinnie Harris, scrive dell’improrogabile mutamento climatico intrecciando abilmente la dinamica della crisi di coppia. L’evidente allegoria non sempre viene colta dal giovane pubblico, ancora, per ovvi motivi, inconsapevole dei ridicoli e deleteri labirinti in cui cadono le coppie mature. Estremamente divertente per chi coglie con autoironia la fine scrittura della Harris, estremamente sconfortante per chi scova le cause di una separazione. Lorenzo Lavia, regista oltre che interprete, caratterizza con estremo realismo i due protagonisti, differenziando opportunatamente densità, indole e mimica. Così se Mac è loquace, risoluto e molto preso da sé stesso e dalle sue imprese professionali, Jane è impassibile, indolente e logorata dal disinteresse che avverte nei suoi confronti da parte del compagno. Non servirà il vino, elisir tonificante, versato a profusione a rovesciare la devastazione intima e universale. L'esterno arido e oramai immutabile si fonderà con l’interno privato di Mac e Jane. Nessun Eden rigoglioso prenderà forma. Nessun albero di melo darà nuova speranza al mondo, tantomeno ai due prossimi protagonisti che crederanno il germoglio presagio di condivisa depressione.
Caterina Matera
11 novembre 2019
Informazioni
The Garden di Zinnie Harris
regia Lorenzo Lavia
traduzione Monica Capuani
con Lorenzo Lavia e Arianna Mattioli
Produzione La Compagnia dei Masnadieri