Recensione dello spettacolo Sul lago nero, andato in scena al Teatro India l’ 1 e 2 ottobre 2019
Sul palco due pareti opache che si intersecano formano l’interno di una stanza. Sulla parete di sinistra una grande finestra rettangolare che dà sull’esterno, nell’angolo una porta che dà su un corridoio che porta alle altre stanze dell’abitazione annessa a un birrificio.
In questa sorta di non luogo, un uomo e una donna attendono l'arrivo di un altro uomo e un'altra donna. Anche se si percepisce una certa tensione, che può passare per imbarazzo, tutto sembra normale...ma dopo le prime battute già intuiamo che dietro il quotidiano si nasconde qualcosa di più grande e tragico di quel che le apparenze vorrebbero salvare.
Da queste premesse prende il via la narrazione della drammaturga tedesca Dea Loher che, in un gioco di specchi e flashback, fa rivivere, in un incalzante climax di fatti e stati emotivi, la storia che ha portato a questo ultimo scontro tra i personaggi tirati in causa sulla scena.
All’interno di questo microcosmo svuotato di ogni riferimento al passato due famiglie si rincontrano a distanza di quattro anni cercando affannosamente di entrare in contatto e trovare una soluzione alla morte dei rispettivi figli, Fritz e Nina, che a loro tempo hanno scelto di non assumersi la responsabilità di continuare a vivere, per fuggire da un mondo che trovavano, nonostante tutto, “non bello”.
La loro morte inciderà così profondamente sulle singole vite dei rispettivi genitori da aprire nel loro essere una voragine esistenziale in fondo alla quale troveranno solamente incertezza e sensi di colpa (più o meno giustificati). Alla fine, una volta giunti al confronto definitivo, si renderanno impietosamente conto di come fino a quell'ultimo istante non sono riusciti in alcun modo a comunicare tra loro, svelando i propri errori e rivelando dettagli e fatti omessi o tenuti nascosti le une agli altri da troppo tempo.
In ultimo, le vittime, avranno un'unica certezza: solo il lento scorrere del tempo potrà guarire la loro grande ferita e porre (forse) fine ad ogni dolore.
Un bel testo, messo in scena con bravura, intelligenza e competenza giocando su un ricamo di sottile tensione psicologica ed emotiva che tiene alta la tensione dello spettatore dal primo all'ultimo istante della rappresentazione.
Fabio Montemurro
6 ottobre 2019
informazioni
di Dea Loher
regia Paolo Costantini
con Massimiliano Aceti, Alessandro Cosentini
Elisabetta Misasi, Giuliana Vigogna