Recensione dello spettacolo Stomp, in scena dal 9 al 20 Maggio 2017 presso il Teatro Brancaccio di Roma.
Il magico trasformismo di oggetti comuni, i più rozzi e grossolani esponenti di una civiltà contemporanea, che trova nell’urbanizzazione e nel consumismo il suo fine più alto, sprigionano una poesia moderna, fuori da ogni canone o convenzione, effondendo un ritmo ancestrale, che rimbomba nel ventre come il richiamo di lontani antenati. Tubi, fogli di giornale, scope e coperchi si convertono in una musica intensa e trascinante, divenendo i reali protagonisti di una scena che, dietro l’immensa e affascinante teatralità di un frammento di mondo circoscritto in una scatola buia, nascondono un acuto e circostanziato studio dell’oggetto di scena, che perde ogni svilente valenza di semplice ed immobile ornamento scenografico, divenendo un attore, degno degli applausi più meritati.
Come molti altri fenomeni teatrali dalla natura estrosa ed innovativa, gli Stomp hanno risentito di un successo tale da permettere loro di riprodurre da più di venti anni uno spettacolo accattivante e pieno di sorprese che, dalla combinazione di teatro, musica e danza con l’atmosfera underground e i rumori della città, ha conquistato le platee di tutto il mondo. La scelta di “meticciare” linguaggi diversi, fondendoli a vantaggio della creazione di un prodotto intermediale ed universale, riesce, così, a dare vita ad una performance dall’impatto potente, che scena dopo scena diventa sempre più corale, inglobando in se stesso gli spettatori che, nel giro di pochi momenti, si scoprono improvvisamente a battere il ritmo con i piedi.
L’impresa degli Stomp di riscattare dalla banalità e dalla silenziosa disarmonia gli oggetti quotidiani, elevandoli alla dignità artistica, si affianca, quindi, ad un’intenzione comunicativa, che possa esprimere, attraverso questi “suoni riciclati”, un messaggio che non ha lingua né confine, comprensibile da tutti, ipermediale per definizione. Siamo di fronte ad una composizione di linguaggi, ad una somma di drammaturgie parziali dove si mischiano generi e culture diverse, dalla pop art ai ritmi primitivi e tribali dell’Africa, dalle break dance al tip tap, dalle atmosfere circensi alle lotte giapponesi. Insomma, un miscuglio ragionato ad arte, una conversazione animata, immaginata con la leggerezza della fantasia e il rigore della tecnica e dove la creatività e la precisione ottengono ritmi imprevedibili e suoni sorprendenti, sollecitando a una visione e ad un ascolto sinestetici.
I performer, alternando alle capacità ritmiche e coreografiche veri e propri frammenti di teatro, attraverso vividi ed ironici richiami al cinema muto di Chaplin, si scatenano con tutta la loro irrefrenabile sfrontatezza da simpatiche canaglie dei sobborghi metropolitani, coinvolgendo dinamicamente il pubblico con interazioni divertenti ed efficaci.
Stomp è musica, comunicazione senza frontiere, ritmo trasgressivo e satira anti-spreco; è una sfida: liberare il suono intrappolato negli oggetti, nelle cose, nelle persone, portandolo in salvo dal vero, tartassante, violento rumore.
Giuditta Maselli
11 maggio 2017