Recensione dello spettacolo: Il bacio della mummia. Di Riccardo de Torrebruna. Con Alexia Germani, Sergio Palma, Luca Sarcinelli, Laura Giulia Cirino, Alex Moses, Elisa Leibelt, Serena Bortot. Musiche dal vivo: “Jazz Fun Quintet”. Regia di Riccardo de Torrebruna. In scena al Teatro Lo Spazio dal 15 al 19 maggio 2019
Non sappiamo niente e a volte ci rifiutiamo di conoscere la persona dietro l’artista, cosa farà quando tornerà a casa, chi troverà al suo ritorno e se è proprio questa la vita che desiderava. L’artista vive solo il tempo della sua performance e questo sembra bastare a noi, concentrati solo sulla parte finale del suo essere, quella più visibile. Lo spettacolo ci “costringe” a guardare la vita dietro e dopo il sipario, imperniando lo sviluppo della pièce attorno ad una coppia non più giovanissima: Al, attore comico, e Bess, ballerina. Entrambi logorati dalla vacuità e provvisorietà della loro professione, sono alla ricerca affannosa di quella visibilità minima ma sufficiente per restituire senso alle loro vite, trattenendoli dal buttarsi via. È difficile accettare il proprio fallimento ad un’età che non concede appelli, ed è più facile proiettare le colpe della propria mediocrità all’esterno, ad un pubblico che non ci merita e al partner colpevole di averci fatto perdere l’occasione della vita.
Nella disperazione, il grande rischio è diventare tutto ciò che abbiamo sempre detestato: Bess è costretta ad andare a letto col potente produttore di turno, Jessy James (Luca Sarcinelli), che “dimentica” rapidamente le promesse, anch’egli tradito dalla vita e da se stesso. La sua spietatezza attuale sembra avere, infatti, il sapore di rivalsa per un’infanzia e adolescenza vissute nella totale solitudine: ora è costretto ad indossare un’odiosa maschera per proteggere quella parte di sè reale e fragile che ancora implora compagnia. Al (Sergio Palma) invece, dopo essersi allontanato da Bess (Alexia Germani), sembra rimbalzare tra le sponde della vita, cercando dapprima compagnia da Jasmine (Serena Bortot), una elegante prostituta che non vuol saperne della sua presenza oltre il necessario, per poi improvvisarsi trainer di recitazione e comunicazione per prostitute ed artisti di strada come Pablo ( Alex Moses) e Betty ( Laura Giulia Cirino)
Riccardo de Torrebruna, autore e regista dello spettacolo, racconta con eleganza e profondità il volto nascosto del mondo artistico, colorando di nuove sfumature un tema non propriamente originale. Egli pone l’accento sulla drammaticità della solitudine che, nel frangente, accomuna ogni figura delle pièce, evidenziando, con venatura psicologica, anche la diversa modalità con cui ciascun personaggio ricerchi vicinanza o distanza in relazione alle ferite della propria storia. Il produttore Jessy James, sulla scorta di quanto subìto nell’infanzia, non può affettivamente concedersi come vorrebbe perchè è già stato danneggiato nel passato: nel distacco si protegge. Al, invece, sembra esplicitare il suo bisogno di contatto: a Jasmine quasi implora di poter rimanere perchè più bisognoso di calore che di sesso. Bess asseconda tutti senza ricevere: viene infatti delusa affettivamente da Al e “usata” dal produttore. Quando a capodanno, per necessità e per amicizia, sostituirà la sua amica Nancy (Elisa Leibelt) in un locale come coniglietta, Bess sentirà di aver toccato il fondo della propria umiliazione. Ma proprio quella notte di un capodanno qualsiasi, farà reincontrare le diverse solitudini.
In crescendo l’interpretazione del cast attoriale che, a fronte di qualche macchinosità iniziale, acquisisce rapidamente spontaneità, riuscendo a rendere credibili i personaggi e a trasmettere la drammaticità di un certo sentire emotivo.
Originale il taglio registico apportato alle scene che non possiedono un andamento lineare e continuo, bensì sviluppate per sequenze ed episodi intervallati e commentati da frasi musicali del “Jazz Fun Quintet”. Tale orchestra jazz/fusion, posta su un secondo palco alla destra degli spettatori, sembra essere parte del pubblico che trova nello strumento la propria parola emotiva su quanto rappresentato; la musica e le rappresentazioni sceniche sembrano rincorrersi vicendevolmente prendendo vita una dalla dissolvenza dell’altra.
Il nutrito pubblico applaude soddisfatto rimanendo piacevolmente coinvolto da una pièce che ha saputo ben armonizzare musica e recitazione, creando un clima coinvolgente che ha accompagnato gli spettatori anche dopo lo spettacolo.
Simone Marcari
19 maggio 2019