Recensione dello spettacolo Cenere in scena al teatro Trastevere dal 26 al 31 marzo 2019
“Si deve stare bene. Si deve stare bene per forza”. Del resto è la notte più importante dell’anno, la notte di capodanno. Un’altra da spendere insieme per Greta e Gabriel. Una coppia consolidata, affiatata, eppure insolita. I due sposi sono, infatti, molto diversi tra loro e queste divergenze caratteriali emergono in ogni dialogo.
Lei (Ilaria Giorgi) è gioiosa, piena di entusiasmo e voglia di vivere. Lui (Guido Targetti) è serioso, pragmatico, freddo e anche cinico.
Lei almeno ci prova ad entusiasmarsi, come quando era bambina, per il magico candore della neve che cade da giorni e l’atmosfera di festa che si respira l’ultimo dell’anno. Lui preferirebbe restare in albergo piuttosto che sorbirsi i soliti discorsi delle zie, delle cugine, dei parenti venuti da lontano e persino della domestica. Eppure ci vanno a quella festa svuotata di senso, fatta solo di apparenze e di pura superficialità, in cui i veri protagonisti sono le frasi fatte, i consolanti pregiudizi e le ambiziose aspettative sociali. Salvo poi cedere il passo ai ricordi, sempre più nitidi, sempre più vivi, sempre più presenti.
Cenere di Laura Nardinocchi è la coraggiosa scelta di portare a teatro un testo letterario. È il lavoro di una giovane regista che ha già dimostrato di potercela fare con Pezzi, lo spettacolo vincitore del Roma Fringe Festival 2019. È il frutto della sinergia di una compagnia di giovani e promettenti attori che non si risparmia sul palcoscenico.
Eppure Cenere è anche uno spettacolo che rischia di arrivare solo a chi ha letto I morti, il racconto con cui si conclude Gente di Dublino, e a cui liberamente si ispira. In effetti, solo chi conosce il pensiero e lo stile narrativo di James Joyce può cogliere la trasformazione della protagonista Greta che, gradualmente, smette di essere solare ed entusiasta della vita, si incupisce e si lascia andare al ricordo di un amore passato, finito troppo presto, eppure più vero dell’attuale.
Solo chi è in grado di cogliere il senso più profondo dei dettagli descritti dallo scrittore irlandese si accorge dell’epifania che alla fine investe anche Gabriel.
Anche lui deve fare i conti con la realtà e vivere la sua metamorfosi: è solo alla fine che ritrova la passione per la donna della sua vita e si accorge al tempo stesso di quanto poco la conoscesse.
Cenere vuole risvegliare le coscienze, non solo quelle dei protagonisti, ma anche quelle del pubblico in sala. Del resto, tutto lo spettacolo ruota intorno alle costrizioni sociali, al rapporto conflittuale tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tra il come siamo e il come dovremmo essere, il dove siamo e il dove vorremmo essere. Si affrontano temi come l’omosessualità, la parità dei diritti e l’aborto. Eppure anche uno dei momenti più intensi come il discorso di fine anno non graffia, non sveglia, non riscalda gli animi, anzi sembra distaccato dal resto.
L’interpretazione di più personaggi da parte degli altri due attori in scena, Claudia Guidi e Francesco Gentile, risulta troppo debole per sottolineare il contrasto e le differenze di opinione tra i vari soggetti e per orientare nella comprensione del testo.
Molto interessante, invece, l’utilizzo degli oggetti di scena e dei costumi per passare da una situazione all’altra. Il letto della camera d’albergo si trasforma all’occorrenza: diventa una porta d’ingresso, l’interno di un guardaroba o il tavolo da pranzo. Anche il cambio d’abito segna il passaggio dall’intimità coniugale all’atmosfera di festa e al freddo invernale, fino al momento di rottura finale, in cui ci si spoglia, quasi a non riconoscere più nessuna delle precedenti situazioni.
Insomma, la Nardinocchi e la giovane compagnia Rueda Teatro sono sicuramente una buona promessa del teatro italiano e le carte per fare meglio non mancano.
Non resta che darsi appuntamento al prossimo spettacolo.
Concetta Prencipe
5 aprile 2019