Recensione dello spettacolo “Le Rane” di Aristofane per la regia di Giorgio Barberio Corsetti in scena al teatro Eliseo dal 27 novembre al 9 dicembre.
“La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà.”
Atene, anno 405 a.C., la città vive una profonda crisi politica e culturale, la commedia “Le Rane” di Aristofane vince le Lenee, gare a premi tra poeti in onore di Dioniso. In questo contesto Atene stessa e i suoi cantori in gara incarnano la città dei morti con il suo coro di poeti gracchianti indigesti a Dioniso. Solo i canti dei cori misterici indicano una via di salvezza: “resti dal Coro lungi chi stranïero è a questo rito (…) chi reggendo il timone dello Sato in burrasca navi al nemico e forti consegna, e ingoffi intasca (…) chi rifilò la paga ai poeti, per essere stato messo in burletta nelle bacchiche patrie feste”.
L’ adattamento di Giorgio Barberio Corsetti resta fedele nella trama e nel testo alla commedia di Aristofane con l’ ottima traduzione di Olimpia Imperio. Proprio in questo consiste la sfida e la provocazione dello spettacolo.
Quanto siamo diversi dagli ateniesi di 2500 anni fa?
I buoni poeti scarseggiano e Dioniso (Salvo Ficarra), dio del teatro, accompagnato dal suo servo Santia (Valentino Picone), perde sé stesso nella città dei morti per seguire il desiderio di riportare in vita Euripide.
Negli inferi nessuno lo riconosce, né lui si riconosce. Anche le rane-cigni che cantano in suo onore sulla riva dello Stige stentano a riconoscerlo e vengono messe a tacere da Dioniso che non sopporta il loro canto gracchiante.
Sotto la guida dei cori eleusini e le bastonate delle guardie infernali il dio si scopre servo e il servo si scopre dio. E allora finalmente Dioniso è riconosciuto e siede in trono quale arbitro nella gara per il titolo di miglior poeta: Euripide (Gabriele Benedetti) con il suo teatro realtà, vicino al quotidiano delle famiglie, o Eschilo (Roberto Rustioni) con la sua poesia aulica e immaginifica piena di insegnamenti istruttivi?
Euripide diverte, ma le parole e i concetti espressi da Eschilo hanno un peso che non può essere ignorato, “considerare la terra dei nemici come se fosse la nostra. Educare gli sciocchi, solo così si potrà salvare la città (…) le navi sono la nostra salvezza”. Dioniso si decide quindi per un teatro “al servizio dei cittadini” assegnando la vittoria a Eschilo e riportandolo in vita perché educhi gli animi e salvi città.
Un cameraman interviene sul palco durante il duello poetico per riprendere con inquadrature strette le tirate di Euripide proiettate sulla scena grazie a un pannello centrale. Le immagini proiettate ci ricordano i rotocalchi mondani, la tv realtà o ancora gli spot pubblicitari.
In contrasto con il primo, le tirate di Eschilo sono accompagnate da marionette (ispirate alle sculture di Gianni Dessì) che nei loro movimenti si adattano e cambiano forma seguendo le parole del poeta. Un espediente geniale che porta in scena il potere dell’ immaginazione con grande impatto emotivo sullo spettatore.
Il binomio potere-cultura è evidente. L’ arte in ogni sua manifestazione è parte integrante della società, l’ artista può di volta in volta assumere il ruolo di celebratore del potere o critico rivoluzionario. In quest’ ottica chiude lo spettacolo la proiezione di un cameo tratto dall’ intervista ad Ezra Pound di Pier Paolo Pasolini nel 1968 in cui i due poeti stabiliscono un patto di pace tra le loro contrapposte ideologie. Da una parte la critica della società del consumo, dall’ altra la necessità dell’ arte di adattarsi ai tempi:
“Pasolini: «Stringo un patto con Te./ Ti detesto ormai da troppo tempo./ Vengo a Te come un fanciullo cresciuto che ha avuto un padre dalla testa dura./ Sono abbastanza grande ora per fare amicizia./ Fosti Tu ad intagliare il legno./ Ora è tempo di abbattere insieme la nuova foresta./ Abbiamo un solo stelo ed una sola radice./ Che i rapporti siano ristabiliti tra noi».
Pound: «Bene… Amici allora… Pax tibi… Pax mundi».”
Così Corsetti ristabilisce simbolicamente la pace tra Eschilo ed Euripide ed offre una soluzione per una poesia che sia allo stesso tempo critica, formativa e disponibile al compromesso per arrivare a tutti. La commedia di Aristofane ne è un esempio e il suo adattamento risponde perfettamente al compito. Momenti di comicità alta e bassa si alternano per soddisfare tutti i gusti. Straordinari interpreti, Ficarra e Picone hanno riportato in vita e reso attuale una commedia di 2500 anni fa con una recitazione disinvolta e coinvolgente. In alcune scene gli attori sono riusciti a divertire il pubblico anche solo con l’ espressione del volto piuttosto che con l’intonazione di una parola.
La scenografia è un’altra importante protagonista dello spettacolo e insieme ai costumi contribuisce a rendere moderno l’ adattamento ed affascinare il pubblico.
Le musiche originali contemporary a cappella del gruppo SeiOttavi arrangiate per il coro delle rane e dei Misteri Eleusini sono un altro tocco geniale. L’ esecuzione polifonica si adatta perfettamente ai cori che con le sole voci hanno riprodotto effetti strumentali, sonori, onomatopeici e beat-box.
Un’ opera di vero teatro, curata nei dettagli, che diverte e allo stesso tempo commuove intensamente per la profondità del messaggio che veicola.
La poesia, delicato e potente canto dell’ anima, è l’ unica ad avere la forza necessaria a cambiare un mondo che grida valori inconsistenti e celebra maschere di finte ed effimere felicità sotto il segno dell’ omologazione.
Corsetti ha ridato vita ad Aristofane e Dioniso riuscendo, come per magia, a portarci in una Atene al contempo antichissima e seducente nella sua modernità.
Spettacolo consigliatissimo!
Anna Valentina Pappacena
Le rane
di Aristofane
traduzione: Olimpia Imperio
regia: Giorgio Barberio Corsetti
scene Massimo Troncanetti
costumi Francesco Esposito
musiche SeiOttavi
assistente alla regia Fabio Condemi
disegno luci Marco Giusti
riprese video Igor Renzetti, Lorenzo Bruno
marionette ispirate alle sculture di Gianni Dessì
realizzazione marionette Einat Landais
maestro di marionette Marzia Gambardella
costruzione marionette Carlo Gilè
preparazione musicale del coro degli iniziati Sei Ottavi
CON
Santia: Valentino Picone
Dioniso: Salvatore Ficarra
Eracle: Roberto Rustioni
Un morto: Gabriele Portoghese
Caronte: Giovanni Prosperi
Corifeo: Gabriele Portoghese
Eaco: Francesco Russo
Ostessa: Valeria Almerighi
Servo: Giovanni Prosperi
Plutone: Giovanni Prosperi
Euripide: Gabriele Benedetti
Eschilo: Roberto Rustioni
Coro di Rane della palude infernale: Kristian A. Cipolla, Germana Di Cara, Vincenzo Gannuscio, Alice Sparti, Massimo Sigillò Massara, Ernesto Marciante
Coro dei sacri iniziati ai Misteri Eleusini e Marionettisti: Danilo Carciolo, Chiara Cianciola, Roberta Giordano, Elvio La Pira, Mariachiara Pellitteri
Produzione INDA– Istituto Nazionale del Dramma Antico