Domenica, 24 Novembre 2024
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Tradimenti, realtà simulate sul palco del Teatro Eliseo

Recensione di Tradimenti, in scena al teatro Eliseo dal 1 al 20 dicembre 2015

Si tradisce per noia, per assaporare il gusto del proibito, per frustrazione. Eppure “è così banale, lo trovo decisamente fuori luogo oltreché scontato” dice Robert a Emma, due dei tre protagonisti di Tradimenti, capolavoro di Harold Pinter, in scena al teatro Eliseo per la regia di Michele Placido con Ambra Angiolini, Franscesco Biscione e Francesco Scianna.

Chi sono Robert (Biscione), Emma (Angiolini) e Jerry (Scianna)? La storia si dipana a ritroso, inizia nel 1977 e finisce nel 1968.

 

Emma e Jerry sono stati amanti per cinque anni. Una sera si ritrovano in un pub a parlare della fine della loro relazione – ma è davvero finita o è finita soltanto per uno dei due? – delle rispettive famiglie (di Judith, moglie di lui e Robert, marito di lei), dei figli, del lavoro e di Casey, uno scrittore pubblicato da Robert e scoperto da Jerry, che di mestiere fa l’agente letterario. Per cinque lunghi anni Emma e Jerry hanno portato avanti la loro storia d’amore in un appartamento preso in affitto, con una clandestinità tutt’altro che apparente resa tanto più fragile quando, durante un viaggio in Italia, Robert costringe la moglie ad ammettere il tradimento col suo migliore amico e testimone di nozze.

Nel testo di Pinter – e nella regia di Michele Placido – le scene sono ben scandite nel tempo, e viceversa. Nel passaggio da un periodo di tempo ad un altro gli intervalli tra una scena e l’altra rendono realisticamente il trascorrere degli anni, lo spettatore è così proiettato nella storia e nella psicologia dei personaggi grazie anche alla straordinaria interpretazione degli attori che permettono al pubblico di calarsi nelle situazioni, di vivere quelle stesse emozioni di angoscia, fallimento, euforia, afflizione e insicurezza. Questo altalenare di entusiasmi produce, tuttavia, degli effetti controproducenti per chi non è abituato a reggere le fila ardimentose del dramma. I testi di Pinter non sono di facile approccio, né percorribili in maniera elementare nel susseguirsi degli archi temporali. Si fa fatica ad entrare nell’incipit della narrazione, ad instaurare subito la sintonia con gli attori in quanto sono i primi – per la struttura del testo – in cerca di una identità da darsi. Chi assiste ad un teatro di questo genere, quindi, tende a distrarsi facilmente, borbotta, sbadiglia, offre sporadici applausi e un flebile apprezzamento al calar del sipario. 

In Tradimenti Pinter sfrutta l’espressione “X tradisce Y” come nucleo centrale per incanalarvi una serie di ulteriori inganni: così, Emma tradisce Robert con Jerry e viceversa, Jerry tradisce Judith con Emma; Robert tradisce la moglie, e inganna Jerry nel non rivelargli che Emma gli ha confessato della loro tresca anni prima: anche Emma, dunque, tradisce Jerry. Ma non finisce qui: al termine della relazione con Jerry, Emma diventa amante di Casey, lo stesso scrittore che, nel corso/ricorso della vicenda viene giudicato disonesto dai due e banale da lei. 

L’inganno, dunque il tradimento, è il vero protagonista di questa rappresentazione, banale forse, o scontato, come lo definisce Robert, ma pur sempre attuale e concepito attraverso una nuova chiave di lettura. Esso è il passepartout per un’apparente libertà che non va al di là della distrazione pura e semplice: i fallimenti restano (specie quelli dei rapporti di coppia), assieme ad una profonda stanchezza e all’impossibilità di fidarsi di chi si ha vicino. 

Lo spettacolo, quindi, non va giudicato in relazione alle superficiali nozioni di amore e fedeltà, nelle opere di Harold Pinter nulla è scontato o superficiale (contrariamente da quanto sostenuto dai critici durante i primi anni della sua carriera). Tradimenti ha come fulcro portante la memoria collettiva piuttosto che la verità, e la ricerca di un’identità (individuale e sociale) piuttosto che quella (nel presente o nel passato) di un amore.

Anche il continuo ricorrere ai flashback è uno strumento efficace per il dramma pinteresque, costituisce infatti il tradimento dell’aspettativa di una struttura drammatica lineare, e quando il dramma si chiude sull’inizio della storia d’amore tra Jerry ed Emma si ha chiara tutta la povertà spirituale dei piccoli inganni che seguiranno e l’ipocrisia di ogni nuovo inizio.

Un grande plauso va soprattutto ad Ambra Angiolini, Francesco Scianna e Francesco Biscione per l’ottima ed efficacissima interpretazione; la Angiolini per il senso d’angoscia disegnato sul volto, Scianna per l’aria svampita, e Biscione per la sottile e minacciosa ironia che pervade il suo personaggio, ma il merito va principalmente nel tenere in piedi un copione di non facile lettura e interpretazione, tanto più sul piano dell’intrattenimento (una gran fetta di pubblico non ha gradito).

Stesso discorso vale per la regia che ha saputo adattarsi al testo originale, con i vari stacchi di scena, pause di riflessione, momenti di ilarità, sadismo e discesa negli abissi.

 

Costanza Carla Iannacone

13 dicembre 2015

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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