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La Cerimonia: La follia dietro il reale

Recensione dello spettacolo La Cerimonia in scena al teatro Sala Uno dal 30 ottobre al 15 novembre 2015

Lo spettacolo è ispirato ad un atto unico, scritto da Jean Genet nel 1946 che a sua volta prendeva spunto da un fatto di cronaca: la storia di due sorelle di Le Mans, in Francia, autrici dell'assassinio di un'attrice e della figlia presso cui erano domestiche. Il regista, Carlo Benso ci racconta la sua visione ed il come vede muovere le protagoniste di questo malsano rituale.

La scena è così allestita, pochi elementi: i lunghi drappi di colore rosso spiccano a richiamo delle scarpe anche quelle rosse ai piedi di una sedia al centro del palco e lì in un angolo sulla scenografia ci aspetta La Signora, o chi la sta interpretando.

Ci appare come una fiera rabbonita dalla cattività e con le sue movenze feline si fa avanti sulla scena ringhiando alla sua schiava di contentarla in quanto richiede. E' così che fanno ingresso le protagoniste dello spettacolo, Astra Lanz e Marina Biondo, conducendoci in media res in quel loro gioco meta-teatrale, richiamo a questo e a quell'altro autore ma che non si ha neanche il tempo di pensarci su, dato che anche noi siamo protagonisti attivi della turba cognitiva a cui assistiamo.

Infatti Chiara e Solange, sono due domestiche ed aspiranti attrici che vivono a ridosso della cornice della vita della grande attrice presso cui stanno a servizio. Le due, solo quando Lei non è presente possono occupare la scena e re-interpretare La Signora e se stesse in quelle rappresentazioni che ben conoscono perché vissute in prima persona. Quindi, la camera da letto della Signora diventa il palco in cui indossare i suoi abiti di scena, i suoi preziosi gioielli, i suoi capricci, le sue offese, e le sue maschere interpretative.

La cerimonia si ripete probabilmente sempre con la medesima successione ma ogni volta richiede di maggiore enfasi nella mimesi del ruolo inscenato.

Le donne si alternano i ruoli di chi domina e di chi subisce suscitando in più occasioni l'ilarità del pubblico con il patetismo delle battute e ciò non fa che da preludio al sentimento di angoscia che ci compenetra in esse.

Così il pubblico è invitato a seguire l'evoluzione del loro racconto ma anche a comprendere i perché dei pensieri e delle azioni. Infatti, nonostante il loro sia frutto di un delirio insensato non è poi così distante da ciò che oggi la società riproduce in più ambiti. Quante volte abbiamo assistito a riproduzioni per lo più grossolane di un copione in origine ben concepito e quante altrettante volte accompagnate da fenomeni di idolatria inusitata?

E come in ogni cerimoniale è norma, si giunge al lirismo, al momento topico della follia, in cui l'epilogo rappresentato è la morte.

Le luci e le ombre che mostrano il luogo e i fatti evidenziano la componente ora tragica, ora illusoria se non alienata dell'emozionante recitazione delle due protagoniste.

Il cerchio si chiude con l'apprensione per l'infausto destino che avvince i suoi personaggi.

Chi ha davvero vinto fra la realtà e la rappresentazione della sua illogicità?

 

Silvia Doria

11 novembre 2015

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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