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Il bambino sogna: Il viaggio dell'esistenza nel sonno di un bambino

Recensione dello spettacolo Il bambino sogna, in scena al Teatro Palladium all’interno del festival In Altre Parole 2015 X edizione del festival internazionale di drammaturgia contemporanea il 28 ottobre 2015

E’ in corso al Teatro Palladium di Roma il festival In Altre Parole 2015, per la decima volta torna la rassegna internazionale di drammaturgia contemporanea organizzato dall'Associazione Culturale Platea. Il 28 ottobre è andato in scena lo spettacolo Il bambino sogna per la regia di Claudia Della Seta. Lo spettacolo è il risultato di una traduzione dal testo originale di Hanoch Levin che con altre parole, diverse per lingua, l'israeliano ma vicine per il loro significato, narra dell'immigrazione e delle ripercussioni che questa ha sul tessuto sociale e sui singoli soggetti coinvolti in essa.

L'attenzione è rivolta in particolar modo al protagonista più debole e maggiormente sottoposto alla violenza che spesso accompagna questo fenomeno: i bambini.

Le vicende si muovono dalla prima rasserenante immagine che mostra il sonno di un bambino osservato dai suoi genitori. Quale immagine più dolce e idilliaca legata alla vita e alla sua futura evoluzione.

Il problema però è che questo sogno viene presto interrotto dall'orrore della guerra e della morte.

Infatti la scena successiva ci mostra un omicidio e la famiglia del bambino, costretta da una coppia di mercenari ad abbandonare le sue certezze, i propri affetti e le sue consuetudini.

Così il bambino, insieme ad un gruppo di sfortunati personaggi è costretto a partire verso un dove fatto di incognite ed incertezze sul proprio destino.

Il tormento e la delicatezza del moto umano in cui il pubblico viene coinvolto vengono sottolineati dalle musiche e dai canti che accompagnano tutta la pièce e dei quali l’autore è lo stesso Levin.

Le musiche seguono il gruppo di sfollati anche al loro arrivo sulla terra promessa. Qui oppressi ed oppressori dialogano in un patetico scontro tra carità ed irrazionalità.

Nessuno fra questi ne uscirà vincente, dato che gli oppressi umilieranno la natura dell'essere umano, scendendo a compromessi e a squallide trattative solo per sopravvivere ed invece gli oppressori daranno mostra della codardia e del feroce arrivismo di cui può rendersi artefice l'uomo.

Il sofferto epilogo ci conduce in una dimensione onirica a metà tra la preghiera e la contemplazione, i bambini sono destinati a rappresentare il nostro domani e con il loro annullamento non facciamo che eliminare parte di noi e della nostra storia.

Con l'intento di raggiungere le coscienze degli spettatori, la Compagnia Afrodita affronta un testo dal forte coinvolgimento emotivo data l'attualità delle sue tematiche ed i modi con cui lo manifesta al pubblico. Gli attori in scena, di differente nazionalità dimostrano con estrema partecipazione il dramma umano condiviso da più popoli e da divergenti punti di vista ed approcci alla vita.

Il festival prosegue e con i suoi spettacoli darà modo di vivere altri incontri tra popoli, altre interpretazioni dell'epoca attuale e momenti di riflessione, utili all'analisi della società contemporanea, in cui cerchiamo di trovare i perché e le risposte alle domande della nostra esistenza.

 

Silvia Doria

 

29 ottobre 2015

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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