Recensione di I Blues in scena al Teatro Sala Umberto dal 20 ottobre all'8 novembre 2015
Dopo 12 anni torna in teatro Elena Sofia Ricci e lo fa con un trittico di atti unici scritti da Tennessee Williams per la regia di Armando Pugliese col quale aveva già lavorato nel 1997 e nel 1999.
I Blues, scritti dal drammaturgo americano negli anni '40, rappresentano quel nucleo di tematiche e di personaggi che in questi primi lampi fugaci intravediamo se pur consistenti solo abbozzati e che poi svilupperà a pieno nelle grandi opere della maturità.
Tre ritratti di donna questi Blues. Tre donne prese in tre momenti fondamentali del loro percorso di vita: l'adolescente lost girl, la donna sposata sottomessa e l'anziana che si rifugia nella follia. Fragili, in cerca della protezioni di uomini che nascondono la loro insicurezza dietro la maschera dell'arroganza e che non lasciano altra via alla salvezza se non l'alcool, il grande altare dove si è sacrificata la generazione americana del primo dopoguerra. Tre donne che ritornano ancora una volta ad essere oggi emblema della Condizione femminile e della Donna di ogni tempo e in ogni dove.
Tre donne che sono un unica donna, unite tra loro in ogni atto unico da piccoli diversi tratti caratteriali e dal un sottile filo rosso rappresentato da una bambola di pezza che in un modo o nell'altro ritroviamo in tutti e tre le storie. Per scenario fisico: gli Stati Uniti del sud, le piantagioni di cotone, gli schiavisti, i negri, il triangolo del blues e culla del primo jazz - New Orleans Chicago Minneapolis. Per scenario emotivo: le macerie della grande crisi che nonostante il New Deal di Roosevelt tardano a ritirarsi su, l'emarginazione, l'alcool...la fragilità di donne e uomini difronte alla diversità rurale e alle sterminate distese vergini e selvagge della Louisiana, dell'Illinois e del Minnesota.
Una regia attenta a non snaturare l'essenza di tre "piccole" opere che nella loro apparente semplicità in realtà fanno già un'attentissima analisi delle dinamiche dei personaggi e dei contesti sociali in cui si muovono e dai quali tutti, nessuno escluso, alla fine di ogni racconto escono, per un motivo o per un altro, sconfitti; non rilegando soltanto la donna al ruolo di sesso debole ma dimostrando come la durezza e l'arroganza degli uomini non è che un modo per farci vedere quanto nel loro più profondo hanno paura di ciò che li circonda e di se stessi.
Una messa in scena semplice ed efficace, senza inutili fronzoli, che punta molto su Elena Sofia Ricci che, nonostante la ruggine accumulata in 12 anni di solo cinema e televisione, dimostra a pieno titolo di essere ancora un'ottima attrice anche in teatro, riuscendo a rappresentare tre donne che seppure diverse, nel seguire la parabola della Vita in fine rivelano essere semplicemente i tre diversi aspetti di un'unica donna che è al contempo tutte le donne.
Fabio Montemurro
23 ottobre 2015