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Sirene confuse nell’acquario del teatro degli Audaci

Recensione di Sirene confuse, in scena al teatro degli Audaci di Roma dal 6 al 11 ottobre 2015

Due artisti dalla forte carica espressiva e dotati di talento si alternano sul palcoscenico a suon di racconti, di arte e di musica: “Sirene confuse” sembra un’antologia dei mille volti di una donna raccontati da un uomo che appare ancora perso nel mistero e nella bellezza di queste sue sirene.

Ci troviamo all’interno di un’acquario immaginario, reso ancor più suggestivo dalla performance di Davide Controni, che durante la messa in scena dipinge su tela le sirene che popolano questo microcosmo. Subito sembra chiaro che l’unico modo per chiamare a sé, intrappolare, le donne è farlo attraverso le canzoni, perché le donne sono come sirene pronte a scivolare via dalla vita di un uomo in qualsiasi momento.

Le donne sono sirene per quegli uomini che vengono attratti dal loro canto melodioso e dal loro corpo morbido e rotondo su cui, però, difficilmente riescono a trovar pace. Il protagonista maschile della pièce teatrale, in scena fino a domenica 11 ottobre presso il Teatro degli Audaci, è un uomo confuso dalle sue sirene. Si tratta di Giulio, personaggio in cui Attilio Fontana sembra rispecchiarsi e di cui assimila e rende propri pensieri, voce e carattere. Giulio è, come molti uomini moderni, una sorta di Ulisse alla continua ricerca della sua Penelope tra le tante sirene che lo intrattengono e gli danno piacere in questo suo viaggio apparentemente senza fine.  

Ammaliato dalle donne che ha incontrato durante la sua vita, ha forse sacrificato colei che era disposta a dargli tutto il suo amore, pesato in ben 2.950 chili, in maniera incondizionata: a Marisa propone di diventare sua moglie ma dopo 3 anni, l’amore svanisce e Giulio è nuovamente rapito dai volti e dai quadri raffiguranti le sue “sirene”. Il significato di queste “sirene”, Marisa sembra non averlo mai compreso e mai lo comprenderà: “Ma perché le lasci tutte senza piedi?”, gli chiede prima di abbandonarlo del tutto, “Perché così resteranno sempre libere”. Quanto sono davvero libere queste sirene? Nel momento in cui le donne si legano a un uomo, è evidente il loro spirito di abnegazione e di quasi rinuncia all’affermazione della propria personalità, completamente in balia dell’uomo a cui hanno deciso di votarsi.  In un mondo che ancora non sembra pronto a dare eguali diritti al gentil sesso perché ancora troppo maschile e maschilista, le sirene confuse fanno fatica a venire a galla, sebbene in ogni epoca e in ogni paese le donne abbiano combattuto e combattano per la propria affermazione non solo sociale e professionale, ma di esseri umani. Nella maggior parte delle culture orientali, il ruolo della donna è quello di mera procreatrice di figli e di ‘schiava’ del suo consorte: è questo il tipo di donna che passeggia nascondendo il suo volto dietro il burka. 

Sul palco a interpretare e dare i suoi bellissimi occhi alla donna araba è una bravissima Renata Malinconico: con voce sofferente e singhiozzante, Renata presenta al pubblico l’attuale situazione delle donne in Medio-Oriente. Il burka, che agli occhi di un occidentale queste ‘sirene’ sembrano costrette a indossare, fa parte della loro religione e della loro cultura e per questo non rende loro sofferenti il doversi mostrare completamente coperte. Ciò che le fa davvero soffrire è l’essere impotenti nei confronti del marito e dei figli, nell’educazione dei quali non hanno voce in capitolo. Donne che sono fortunate a vivere in un paese occidentale perché, se sciaguratamente commettessero un crimine, non verrebbero lapidate dalla folla ma giudicate da un equo processo. 

La condizione della donna occidentale è realmente così equa? Sul palco Siddhartha Prestinari, sensuale e seducente nelle sue movenze quando non drammatica, incarna non una ma cinque tipologie di donne, di ieri e di oggi, che fanno palpitare gli uomini e che sembrano sfuggenti sirene pronte ad accalappiare con la propria voce il predestinato di turno, ma così non è. Le prime due donne che la Prestinari presenta al pubblico sembrano completamente in balia del loro rapporto amoroso: l’una legata anima e corpo a un’artista che la prende e la lascia quando vuole, l’altra eternamente legata alla sua famiglia che la sacrifica senza mezzi termini in una visione che strizza l’occhio al cinema neorealista.

Dopo di loro, Siddhartha diventa prima una simpatica prostituta, che racconta senza vergogna del suo lavoro e dei suoi numerosi amanti cui porta fortuna consumare un rapporto sessuale con lei, e poi una vivace ‘sirena’ brasiliana con la missione di far provare a tutte le donne del mondo un vero orgasmo. A questo punto lo spettacolo prende una piega di verve e comicità del tutto inaspettata e la bravura degli attori è quella di coinvolgere nella pièce il pubblico che diventa complice, inaspettato, dello spettacolo.

Man mano che il racconto va avanti, Attilio e Siddharta, dapprima quasi relegati nei due poli opposti di uomini e donne, sanno unire i due universi con una semplicità e una nonchalance così naturali al punto da far fondere i due mondi in un unicum, destinato ad avere risvolti amari, ma che fa vibrare il pubblico fino alla fine dello spettacolo. Sulle note di musiche e canzoni che fin dall’inizio scandiscono il tempo diegetico e reale della pièce, lo spettatore è condotto e guidato inconsciamente all’interno dell’immaginario acquario in cui si muovono sinuose le “Sirene confuse”.         

 

Diana della Mura

 

9 ottobre 2015

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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