Recensione dello spettacolo Sineamore in scena il 18 giugno al Teatro Patologico di Dario D'Ambrosi nell'ambito della prima edizione del Festival dell'Emozione
Il cielo grigio minaccia un temporale sul deprimente sporco angolo di civiltà dinanzi ai nostri occhi. Qualcosa, cioè qualcuno, si sveglia dal sonno di chi è sempre sul chi va là, uscendo allo scoperto dalla sua coperta-rifugio alla ricerca di un telo di plastica o di qualsiasi cosa che argini la minaccia imminente dell'acqua che (forse) cadrà dal cielo ma, ritrovata la calma con un altro compagno di sventura, nel quale poco prima era inciampato, subentra il problema fame, che si risolve a scapito di una povera mosca che alla fine si rimane col dubbio di quanto gli abbia realmente riempito lo stomaco.
Pian piano, come se quel primo risveglio avesse data via a una reazione a catena, diverse "cose" che sembravano mucchi di stacci o cartoni si destano e prendono vita e tutti ma proprio tutti hanno da raccontare la loro storia : una donna ingravidata da un uomo che l'ha abbandonata, una fumatrice compulsiva, un uomo che ha lasciato casa famiglia lavoro e tutto in cerca della libertà, una donna che ha perso casa, una mamma che affoga il suo dolore nell'alcol per dimenticare l'assistente sociale che le ha portato via la figlia...e così via tante altre.
Le storie di tante persone comuni, di quelle che s'incontrano ogni giorno per la strada ma alle quali troppo spesso non facciamo minimamente caso; ognuna un disagio diverso, tutte un'unica mancanza emotiva d'amore.
Un limbo quotidiano del "visibile che non vogliamo vedere", una corte dei miracoli sovra-popolata di personaggi che neanche il contatto materiale col pubblico o l'improvvisa concretizzazione della visione della Madonna riesce a riscattare da questa esistenza in eterna ombra che davanti ai nostri occhi per poco meno di due ora ha visto la piena luce del giorno.
Fabio Montemurro
20 giugno 2015