Recensione di Una volta nella vita in scena al Teatro Petrolini dal 18 al 29 marzo
Riprendere coscienza e aprire gli occhi sdraiati su un lettino di metallo, al freddo, coperti solo da un lenzuolo… è quello che succede ai tre protagonisti di questa commedia dai toni leggermente surreali.
Il primo a svegliarsi è un rapinatore che quando si accorge di dove si trova inizia a far un gran rumore cercando di aprire l'armadietto dove presuppone ci siano i suoi indumenti.
Tanta confusione fa svegliare un banchiere logorroico e nevrotico che con un colpo ben assestato risolverà tutto attirandosi la attenzione e momentanee simpatie non desiderate.
Il rapinatore e il banchiere finiranno per discutere animatamente e per far svegliare un presunto mago zagagliante col mal di testa. Quest’ultimo problema è dovuto alla mancanza della calotta cranica, mancanza che verrà risolta dal rapinatore grazie al suo cappello a cappuccio.
Tutti e tre ricordano della loro vita, solo la ragazza che si risveglia sul quarto lettino sembra essere in un forte stato di shock e non riesce a rispondere ad alcuna domanda se non in modo sconclusionato.
Un portantino che, durante "il giro d'ispezione", si farà prendere il giornale gli darà occasione di scoprire come sono morti… eventi che verranno ribaditi in seduta spiritica dal mago balbettante.
Si susseguono domande e risposte, discussioni civili e non, utilizzo di metodi non proprio ortodossi e tante, ma tante situazioni inusuali che se da una parte fanno ridere dall'altra lasciano riflettere su quello che sono amicizia, amore e competizione sul lavoro.
Un testo grottesco, divertente e anche un po' ironico che giocando su più di un luogo comune mette tante cose in dubbio, ribaltando le situazioni ordinarie e le posizioni dei personaggi sul palco che per forza di cose, dato che necessità lo impone, saranno costretti a reagire in altro modo.
Fabio Montemurro
24 marzo 2015