Recensione di Lungs, in scena al teatro dell'Orologio dal 17 al 29 marzo 2015
Si può parlare d’amore e di vita di coppia anche senza mai menzionare il cuore. È quello che accade in Lungs (Polmoni), una commedia che si concentra sui momenti che tolgono il respiro. Il regista Massimiliano Farau mette in scena il testo di Duncan Macmillan, scrittore inglese, che trae dal magma dell’ansia globale, del terrorismo, dell’incertezza e dell’instabilità politica, una storia comune e al tempo stesso prototipo. Una giovane coppia è alle prese con la scelta più impegnativa della loro vita: concepire un figlio, che innesca una valanga di dubbi sul loro futuro e quello del pianeta.
Sono proprio l’ossigeno e l’anidride carbonica i parametri per quantificare la presenza di un uomo sulla terra, sono il paradigma del consumo delle risorse energetiche, la testimonianza del passaggio. Dietro alle preoccupazioni ecologiche c’è l’ansia di una coppia che si interroga sulle responsabilità nei confronti di un piccolo essere, sulle capacità di affrontare il «miracolo» o l’«orrore» di una nuova vita, ma c’è anche un’analisi introspettiva su quello che i futuri genitori hanno immaginato da bambini e quello che realmente sono diventati. Tra un respiro e l’altro, nello spazio della piccola sala Gassman, la vita dei due giovani si consuma, dirottata da imprevisti e colpi di scena. Resta solo quella sensazione opprimente di caldo asfissiante che investe anche il pubblico e la resa alla folle corsa del tempo.
Sara Putignano veste il ruolo della giovane dottoranda, cerebrale, attenta all’ecosostenibilità, capace di sostenere con grande sicurezza il ritmo concitato dei dialoghi, di coinvolgere con i suoi pensieri ad alta voce, di far ridere per i suoi sbalzi ormonali e di commuovere quando mostra le sue fragilità. Davide Gagliardini, che interpreta il compagno quasi succube della ragazza, in scena è assolutamente complementare alla ragazza, con la quale trascina il pubblico nel vortice della loro vita fino alla fine.
G. P.
27 marzo 2015