Domenica, 24 Novembre 2024
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Il più bel secolo della mia vita, per Conoscersi

Recensione dello spettacolo, Il più bel secolo della mia vita, in scena al Teatro della Cometa dal 10 al 29 marzo 2015

Lo spettacolo è iniziato? Sì ma gli attori dove sono? Eccoli, sono proprio qui, in platea. Così comincia lo spettacolo, con i due attori protagonisti, Francesco Montanari e Giorgio Colangeli, che interpretano le prime battute stando fra la gente.

Una scelta che non ci aspettavamo e che ci fa dimenticare della separazione pubblico - palcoscenico. L’effetto è dirompente, la gente è divertita e le battute arrivano con maggior efficacia. 

Francesco Montanari è Giovanni, un trentenne molto riflessivo, introverso e riservato che vuole far qualcosa per tutte quelle persone che hanno il suo stesso “mistero da risolvere”, ovvero tutti i figli adottivi non riconosciuti alla nascita che chiedono di poter conoscere le proprie origini.

Proprio Montanari/Giovanni apre la scena distribuendo tra la platea un foglio con su scritta la sua richiesta. 

L'articolo 28 della legge n. 184/1983 (che in Italia impedisce ai figli adottivi non riconosciuti di venire a conoscenza del nome della loro madre naturale fino al compimento del centesimo anno di età), nega due diritti dell’uomo: quello della conoscenza della propria identità personale e quello alla salute non potendo prevenire le possibili patologie familiari. 

Nello spettacolo diventiamo i componenti della FAEGN, la prima associazione di figli adottivi adulti e genitori naturali, a cui appunto si rivolge Giovanni con grande impeto e fermezza. Giorgio Colangeli è Gustavo, un ospite invitato da Giovanni perché pochi mesi lo dividono dalla possibilità di conoscere la sua storia preadottiva e quindi l’identità della sua madre naturale. Ma questa possibilità per lui non rappresenta un bisogno necessario e indispensabile. La sua vita è fatta di "cose leggere" come andare al McDonald's, pubblicare foto su Instangram o chattare con lo smartphone e non ammette l'idea di preoccuparsi di tutte quelle cose che si affrontano negli incontri dell'associazione. Così Gustavo appare in tutta la sua diversità da Giovanni sin dal loro primo incontro-scontro in occasione della riunione della FAEGN, ma questa diversità non li divide bensì li unisce in un legame fatto di battute, quelle del quasi centenario signore, e di profondi spunti di riflessione, quelli introdotti da un ragazzo sensibile e ponderato come Giovanni. Quest’ultimo al suo fianco ha una donna molto precisa e metodica, interpretata da Maria Gorini, che non sempre lo capisce ma che allo stesso tempo lo aiuta con la sua durezza.

Lo spettacolo affronta con leggerezza dei temi difficili e impegnativi come la condizione psicologica di chi è figlio adottivo e non può conoscere la sua madre biologica: una grande solitudine colpisce Gustavo. La presa di coscienza di questa solitudine mostrerà come in realtà i due siano vicini e camminino nella stessa direzione, quella che porta alla conoscenza e non quella che copre l'ignorare di vane leggerezze. 

 

Alessandra Cetronio

 

11 marzo 2015

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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