Recensione di "Tu! Ognuno è benvenuto" in scena al Teatro Vascello di Roma
"Ogni uomo aspira a conoscere la legge,come mai allora in
tutti questi anni nessuno all'infuori di me ha chiesto di entrare?"
( Il Processo, F. Kafka,1925)
Solo per la sera in cui deciderete di andarlo a vedere il Gran Teatro aprirà le porte a chiunque,addirittura vi inviterà a salire e a sedervi sui posti disponibili sul palco mentre i suoi reclutatori vi scruteranno attentamente e con piglio quasi maniacale senza fare differenza fra chi si trova al di qua e chi si trova al di là della barricata.
Per il Gran Teatro chiunque può avere le attitudini e le qualità giuste che gli permettano di entrare a far parte del suo staff, e ai suoi reclutatori non interessa se siete uomo, donna, adolescente, anziano, bambino o adulto, perchè ognuno di noi, se supera i loro attenti esami, può diventare: IL CANDIDATO n.1!!!
E nel bel mezzo di tutta questa trafila di buoni (?) intenti, spunta,all'improvviso dal nulla, come se fosse stato spinto a forza da un inteminabile fila in attesa, il povero malcapitato (che potrebbe essere chiunque di noi) e assistiamo e partecipiamo emotivamento dall'inizio alla fine a tutta una serie di situazioni kafkiane fatte di ribaltamenti e retorici dialoghi fini a se stessi che pongono l'esaminato in una spirale di interrogatori e giri di parole atti solo al suo piegamento psicologico.
Punto di forza dello spettacolo è proprio la continua rottura della quarta parete (che avviene ancor prima che inizi lo spettacolo) e che pone il pubblico in una situazione d'interattività emotiva con ciò che accade in scena portandolo a porsi sia nella posizione di aguzzino sia in quella di vittima e quindi a provare il forte contrasto dovuto alla tensione che si crea tra il piacere dell' uno e la sofferenza dell'altro e che è alla fine la spina dorsale di una tensione scenica che non abbandonerà mai il pubblico dalle prime battute all'epilogo della storia.
Una reale irrealtà quella a cui inermi assistiamo e che,andando a risvegliare ricordi orma sepolti sotto montagne di subconscia di terra,ci fa venire il dubbio che forse il palcoscenico del Gran Teatro non è altro che il Mondo in cui viviamo.
Fabio Montemurro
4 dicembre 2014