"Il poliziesco realistico era un sottogenere che si era inventato lui, proprio in quell'articolo (Raymond Chandler) [...] il capoclasse della scuola dei duri, attribuendogli (a Dashiell Hammett) il merito di aver tolto il delitto dal vaso di cristallo del poliziesco all'inglese, per buttarlo in mezzo alla strada, in restituzione alla gente che lo commette per ragioni concrete e non semplicemente per fornire un cadavere a dei lettori oziosi"
(Oreste Del Buono,dal saggio "Il diabolico Marlowe" postfazione alla sua traduzione del "Grande sonno" di Raymond Chandler)
"[...] A, noir corset velu des mouches éclatantes
Qui bombinent autour des puanteurs cruelles,
golfes d'ombre; [...]
(Arthur Rimbaud, Voyelles, 1874)
Nero – Luce di insegne e di lampioni – Ombre – Riflessi – Detective privati – Delitti – Polizia corrotta – Crimine organizzato – anni '30 – Strade silenti di metropoli affollate – ...ov viamente il Noir è anche questo,ma non solo...
Infatti nonostante il suo nome monocromatico le sfumature di questo "genere" che dalle nostre parti ha assunto il nome di Giallo Poliziesco sono pressapoco infinite e hanno molteplici manifestazioni non solo nella cultura Romantica (il romazo Gotico) e successissiva ma anche nella precedente (e qui inizia la caccia ai precursori letterari alla quale vi faccio un aperto invito ad aderire) a uno scandagliare non tanto gli alti e sopratutto i bassofondi metropolitani ma l'animo dei personaggi che ne affollano le trame, mettendo a nudo dell'uomo gli stati emotivi più primoldiali, le debolezze e le perversioni che lo rendono in quanto tale un essere imperfetto nella sua (presunta) completezza e quindi umano.
Ed è tornando nell'America che da poco aveva valcata la soglia della porta della Grande Depressione che, sulle pagine dei pulp magazines, un gruppo di scrittori che la critica definì "la Scuola dei Duri" (re)introduce nelle sue trame la disperata reatà di tutti i giorni e l'attenta analisi psicologica (che abbiano voltato lo sguardo verso il padre del genere,il tanto snobbato compatriota E. A.Poe?); sembra una sciocchezza ma in realtà avvenne lo scarto sostanziale che spodestò l'asettico Giallo ad enigma di altolocata scuola inglese ormai fossilizzato nel circolo vizioso di ripetitivi e quindi rassicuranti schemi iterativi ponendo le basi della prepotente e meritata affermazione del "Realismo" Poliziesco.
A ricordarmi e (a ricordarvi) tutto questo ci ha pensato dall'1 al 7 dicembre 2014 la rassegna artistica curata dal Salauno che ci ha mostrato alcune delle sfumature del Noir, muovendosi agilmente tra passato e presente con una particolare attenzione a quello che è il mezzo e il linguaggio con cui gli artisti ci hanno posto nell'ottica del loro punto di vista sul Nero.
Inizia qui l'avvincente report di ciò che abbiamo visto:
Lunedì 1 Dicembre
"La più grande magia" di e con Simone Càstano
Un monologo che non si ferma ad un dialogo con se stesso che il pubblico è costretto a subire passivamente,No!!! Càstano va oltre,interagisce col pubblico invitandolo a dialogare e ragionare con lui rendendo lo spettatore da semplice osservatore a parte integrante del monologo.
Una ricerca del tempo perduto direbbe chi si ferma alle semplici apparenze, in realtà una vera e propria discesa nel proprio inconscio che pian piano,tra ricordi, situazioni vissute, sovrapposizioni di fatti di cronaca spezzoni di film poesie lette per caso o studiate a scuola pezzi teatrali e frantumi di sogni, racconti e romanzi, muta in una vera e propria discese nelle viscere dell'inconscio collettivo...e forse proprio per questo non c'è un vero e proprio finale ma ci sono una molteplicità di finali.
Mercoledì 3 Dicembre
"Panico" dell'argentino Rafael Spregel Burd per la regia di Paolo Zuccari
Una commedia che gioca col linguaggio visivo della televisone e delle "tanto amate" telenovelas, mettendo in scena l'alienazione e la nevrosi sociale generalizzata. Entrando nel dettaglio è la messa in scena stessa a rendere a pieno questa atmosfera di panico di una società dove l'incrociarsi di vicende e di individui al limite dello sfascio diviene l'emblema stesso di una disperazione in bilico tra spirito di sopravvivenza e voglia di vivere che li porta in qualsiasi situazione ad esserere sempre e comunque grotteschi ogni oltre limite.
Ammetto di aver provato più volte a dare un filo conduttore a tutte le vicende e ai personaggi che si aggirano intorno al "morto" e alla fine in modo ferrugginoso,mancando (forse) qualche rapporto di interazione tra i tanti personaggi sulla scena,ci sono riuscito a riprova che anche se si parla di "panico" alla fine della storia tutti i nodi (menomale) tornano al pettine.
Sabato 6 Dicembre
"Medea" dalla versione di senechiana per la regia di Caterina Costantini
Nell'introduzione (che se volete potete agevolmente saltare facendo finta che non esista,tanto sto immancabilmente per ripetermi) non a caso si è parlato di "precursori" nello sviluppo di tematiche e dinamiche emotive e (nuovamente) non a caso in cartellone abbiamo trovata la Medea.
La versione (come da nota di regia) è quella della tradizione senechiana dove se nell'accezione euripidea Medea rappresenta in quanto "straniera" fonte di sospetti poichè la società greca intuisce nella sua superiore sapienza e quindi nel suo diverso punto di vista il mezzo per smascherare e sovvertire le ingiustizie su cui sono in realtà fondate la giustizia e l'ordine sociale stesso, nell'accezione di Seneca,Medea ci rivela essere quel che è: una donna sola e tradita,che accecata dalla rabbia vuole vendetta...e nel momento in cui il conflitto interiore avrà raggiunto il culmine, qualcosa si spezzerà e determinerà le tragiche decisioni di "Colei che pensa".
Domenica 7 Dicembre
"Ritratti " di Chiara Bonome
Una brillate commedia nera ispirata alle opere di E. A. Poe ma ambientata neglia anni '30 del '900 dove la psicanalisi di Freud si alterna al sadomasochistico paradossale di Kafka. Un lavoro che toccando i tasti delle principali tematiche letterarie sviluppatesi tra fine '800 e inizio '900 porta in scena verità e contaddizioni di etica, morale e giustizia; tutti valori ormai in via d'estinzione nella loro forma più pura e che sopravvivono soltanto in distorte forme di grottesco polimorfismo deviato.
In conclusione durante tutta la settimana,quindi dallo 01/12 allo 07/12, sono state esposte, sempre all'interno dello spazio del teatro, le opere dell'artista Alessandra Bianchi che attraverso l'utilizzo di diverse tecniche pittoriche e il suo caratteristico segno espressivo fa emergere davanti agli occhi degli spettatori le inquietudini del suo (ma in fondo anche un po' nostro) animo nero.
Fabio Montemurro
13 dicembre 2014