Lunedì, 25 Novembre 2024
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L'importanza di chiamarsi Ernesto: al teatro Quirino di Roma dal 25 febbraio al 16 marzo

Siamo in grado di comprendere e capire quale sia la verità che sta celata nelle nostre intenzioni, emozioni o gesti? Grazie a 'L'importanza di chiamarsi Ernesto', in programmazione al teatro Quirino di Roma è possibile indagare in tal senso. 

Un nome, quel nome, quello che ci portiamo dietro dal giorno della nostra nascita e che determina buona parte dell'idea che gli altri hanno di noi, lui è il protagonista dell'opera di Oscar Wilde. Qui la verità è solo quella che viene palesata agli altri, tanto che anche le bugie, paradossalmente, possono finire per combaciare con il reale andamento dei fatti. Jack, interpretato da un grande Geppy Gleijeses, cerca proprio di farci capire questo. Lui, stanco dell'immagine che gli altri hanno della sua persona, inventa un alter ego, Earnest. Grazie a quest'espediente può recarsi a Londra di tanto in tanto per dar libero sfogo a quel lato della sua personalità, forse la più vera, repressa dalla routine della vita di campagna.

A Londra Jack è per tutti Earnest. Il suo gioco finisce per complicarsi quando, come spesso accade nella vita, entra in gioco l'amore, quello provato per Miss Gwendolen Fairfax (Valeria Contadino). Gli eventi lo portano a scoprire che anche il cugino della donna che ama, Algernon (Marianella Bargilli) conduce una doppia vita grazie ad un immaginario amico invalido, chiamato Bunbury, che lo salva dalle noiose serate aristocratiche indette da sua zia Lady Bracknell (Lucia Poli).

La verità, nell'opera di Wilde, può esser celata con le parole ma sono gli oggetti, spesso più animati della volontà degli stessi personaggi, che ristabiliscono l'equilibrio. Un portasigarette e una borsa gettano luce sui chiaroscuri di un passato colmo di menzogne ed egoismi. Sì. Egoismi. Perfino un nome, quel nome, Earnest diventa oggetto dei giochi di potere personali dei personaggi. Ognuno di essi vuole qualcosa da Earnest: Miss Gwendolen Fairfax e Cecily (protetta di Jack ed interpretata da Giordana Morandini) ci vogliono vedere il fascino dell'uomo dei loro sogni; Jack ed Algernon un motivo per cambiare lo status quo delle loro noiose vite, perfino Lady Bracknell, emblema della cupidigia, cerca in quel nome una buona sistemazione, economica si intende, per sua figlia e per se stessa, non importa chi sia veramente Earnest.

Le superficialità dell'aristocrazia inglese di fine '800 vengono così tradite da ciò che non si può controllare con le parole. Alla fine però, e questa è la più grande provocazione di Wilde (che gli attori, tutti, sembrano aver compreso alla perfezione), per i protagonisti non ha importanza quale sia la verità, ciò che conta è che questa sia in grado di appagare i propri obiettivi, di sistemare le proprie ambizioni. Earnest, inaspettatamente, esce dal suo ruolo di alter ego, si incarna sul palco nei panni di un Jack che finisce per concludere la sua ricerca di libertà, sociale e sentimentale, con un battesimo a lungo atteso: quello che lo porterà a diventare l'Earnest che tutti vogliono e che forse anche lui, inconsciamente, ha sempre sognato di essere.

 

Enrico Ferdinandi

9 marzo 2014

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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