Recensione dello spettacolo Sogno di una notte di mezza estate in scena al Silvano Toti Globe Theatre dall’8 al 26 agosto 2018
Tra le commedie shakespeariane è forse la più conosciuta e amata e nella versione di Riccardo Cavallo, in scena al teatro elisabettiano di Villa Borghese, è sinonimo di tradizione e successo garantito. Da quando Sogno di una notte di mezza estate ha debuttato al Globe Theatre, dodici anni fa, file chilometriche al botteghino e applausi interminabili a fine spettacolo omaggiano il regista, recentemente scomparso, e la compagnia di attori eccezionali che, del resto, al Globe non è una novità.
Così in una notte (quella della prima) quasi di mezza estate, ci si abbandona al sogno, anzi ai sogni dei vari personaggi e ai loro mondi incantati.
Tre mondi diversi, contrapposti e paralleli, eppure destinati a influenzarsi e a scontrarsi. Il mondo (reale) del duca di Atene Teseo e della sua futura sposa Ippolita, il mondo (magico) degli elfi e delle fate, capitanato da Oberon e Titania, e il mondo (teatrale) degli attori improvvisati che fa da collante fra gli altri due.
Tre livelli narrativi, tre storie nella storia, in cui si fatica inizialmente ad entrare, data la complessità del racconto e il salto repentino dalle liriche d’amore al verso sciolto, passando per le filastrocche e gli assaggi di opera. Aiutano a superare l’impasse i giochi di luce e la scenografia. Qualche liana e delle lampade, inizialmente coperte da teli chiari, si illuminano e si scoprono non appena i due amanti Ermia e Lisandro fuggono e si ritrovano in un bosco che altrimenti sarebbe difficile immaginare, sancendo così l’entrata ufficiale nel mondo dei sogni. Una pioggia di petali colora di bianco il palcoscenico, con grande stupore fra gli spettatori. Nessun altro effetto scenico è previsto da qui a fine spettacolo: d’ora in avanti sono gli attori ad avere ampia libertà di movimento, sono loro i veri grandi protagonisti.
Tutti degni di nota e perfettamente calati nei ruoli con un Carlo Ragone nei panni di Oberon che, ancora una volta, dà prova delle sue eccezionali capacità di attore e cantante. Non da meno la sua compagna di palcoscenico Claudia Balboni, nelle vesti di Titania, e i due meravigliosi spiritelli Fabio Grossi e Andrea Pirolli.
Merita una citazione anche la scelta della musica (lirica) che, se di primo acchito stupisce, ben si giustifica poi. Difatti scandisce, amplifica e rende ancor più surreali le azioni dei protagonisti, come a ribadire che siamo in un sogno ed è normale che la realtà si mescoli alla fantasia.
Nessuna meraviglia neanche per la parlata partenopea del quintetto comico di attori “strampalati” alle prese con la rappresentazione del mito di Piramo e Tisbe. Grazie alle loro apparizioni dilazionate nel corso delle due ore e mezza di spettacolo, i toni della pièce si fanno più leggeri e il pubblico può godersi momenti di pura comicità all’italiana e una sana dose di risate a crepapelle.
Oltre ai già citati, sul palcoscenico, in ordine alfabetico: Gerolamo Alchieri, Federica Bern, Sebastiano Colla, Martino Duane, Valentina Marziali, Cristina Noci, Claudio Pallottini, Marco Paparella, Raffaele Proietti, Alessio Sardelli, Marco Simeoli, Roberto Stocchi e Daniela Tosco.
Concetta Prencipe
11 agosto 2018