Recensione dello spettacolo Augenblick - L'istante del possibile in scena al Teatro Studio Uno dal 4 al 15 aprile 2018
Quando le porte del Teatro Studio Uno si spalancano, rivelandomi un accesso mai visto nonostante lo bazzichi spessissimo da diversi anni, capisco che ancora una volta Alessandro Di Somma e Eleonora Turco – direttori artistici dello spazio, entrambi attori e affiatata coppia nella vita reale – hanno fatto le cose in grande: viene consegnata a ciascuno una maschera e richiesto di non parlare per tutto lo spettacolo.
Chi e quando ne avrà voglia potrà trovare ristoro negli accoglienti ambienti del bar La fata verde, perché di cose da vedere, indagare e scoprire ce ne sono tante in questo splendido spettacolo immersivo che è Augenblick - L'istante del possibile: una oscura favola gotica che ruota intorno alla scomparsa di Pierre Sogol e accompagnata dall'improvviso ritorno del fratello René, slatentizzando oscuri segreti di famiglia. Perché Lisa, la moglie del disperso, continua ad avvertirne la presenza nonostante abbia organizzato le esequie funebri a cui siamo invitati mentre il Professor Peeters vorrebbe trarre il massimo vantaggio da quest'assenza, Marie prende tempo per capire come comportarsi, Julie indaga il passato ripercorrendolo attraverso gli infiniti ambienti della gigantesca casa e il servile Jakob rischia di oltrepassare di molto i limiti che il suo ruolo di maggiordomo impone.
Augenblick - L'istante del possibile è un'autentica e irresistibilmente coinvolgente esperienza firmata da Riccardo Brunetti e dalla compagnia Project XX1 specializzata in format del genere, valorizzata dai bei costumi di Sandra Albanese, arricchita dagli affascinanti elementi scenici e scenotecnici di Ilaria Passabì. Vale, inoltre, la pena di citare l'intero doppio cast di attori perché impeccabile: Adriano Saleri, Alessandro D’Ambrosi, Alfredo Pagliuca, Anna Maria Avella, Chiara Capitani, Costanza Amoruso, Diego Migeni, Eleonora Turco, Elisa Poggelli, Elisabetta Mandalari, Gabriele Carbotti, Marco Usai, Paola Caprioli, Riccardo Brunetti, Sarah Nicolucci, Sandra Albanese, Silvia Ferrante, Sofia Vigliar, Stefano Fregni, Susanna Valtucci risucchiano lo spettatore - tanto che qualcuno verrà invitato confidenzialmente ad avere un ruolo più rilevante di altri nella risoluzione del mistero – in un meccanismo di incredibile precisione ma capace di lasciare ugualmente spazio all'improvvisazione dell'interazione spontanea tra chi recita e chi guarda.
La singole scene, che si svolgono ognuna in un ambiente diverso e contemporaneamente, possono essere fruite liberamente: la loro ripetizione, senza apparente soluzione di continuità, guida il pubblico verso un finale così ben congegnato da rispondere agli interrogativi quel tanto che basta da poter seguire la trama in qualsiasi ordine, godendo appieno il talento degli artisti e il privilegio di percepirsi intimamente coinvolto nelle quasi tre ore di esperienza. Il balletto vagamente lynchiano - già citato durante una variazione musicale che sottolinea una scena di particolare seduzione tra servo e padrone - con cui la frotta di artisti si rivela e lascia applaudire è il modo migliore e più funzionale per accompagna attori e spettatore verso l'inevitabile ritorno alla realtà. Eppure c'è una sensazione che continua a inseguirti una volta terminata la recita, restituita la maschera e rientrato nei tuoi panni: un senso di mistero il cui unico indizio rimane ciò a cui si è appena partecipato.
Cristian Pandolfino
20 aprile 2018