Sabato, 02 Novembre 2024
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La follia pacifista di un generale in scena Al Brancaccino

Recensione dello spettacolo Il generale in scena 8 e 9 marzo al Teatro Brancaccino

 

Un Paese esotico lontano, una palma metallica sullo sfondo, i monologhi di un generale di una superpotenza non specificata che, a causa degli attentati terroristici che si susseguono in varie parti del mondo, ha occupato questo posto non meglio definito: è questo lo scenario di partenza dello spettacolo Il generale scritto da Emanuele Aldovrandi e diretto e interpretato da Ciro Masella, Giulia Eugeni, Eugenio Nocciolini.

Gli spettatori in sala si trovano di fronte ad una guerra atipica: il generale dà ordini al suo tenente apparentemente sconcertanti che favoriscono la vittoria delle popolazioni locali che ricevono in dono mezzi corazzati e armi proprio dai loro nemici. Il generale convince il tenente suo sottoposto ad eseguire pedissequamente questo tipo di ordine, mandando l'esercito al massacro. Il tenente si lascia convincere ad agire da motivazioni misteriose e poco chiare ma infervorandosi degli ordini ricevuti e dati. L'unico soldato ad opporsi e a chiedere chiarimenti è una donna che sfida apertamente il generale, in nome della difesa della patria dal nemico che vuole attaccare la democratica ed evoluta civiltà occidentale. In un'escalation di situazioni paradossali sempre più assurde, solo alla fine sarà chiaro il senso di questo suicidio dell'esercito occupante. Il generale ha architettato un piano folle di protesta contro l'assurdità della guerra e nel suo delirio pacificista ha consegnato la vittoria ai nemici mandando a morire i suoi soldati.

Questa trama, che tratta il tema della guerra in modo originale e atipico, viene fuori dalla penna talentuosa del giovane Emanuele Aldovrandi che l'ha concepita ai tempi in cui frequentava la scuola di Arte drammatica Paolo Grassi. Il testo, ben scritto e ben strutturato in tutte le sue parti, nasce come esercizio accademico nel 2010, subendo molti rimaneggiamenti e modifiche che l'hanno portata alla vittoria di numerosi premi, conquistando il plauso della critica. Ma è il lavoro della regia a rendere al meglio la resa del testo. Il lavoro sui personaggio è sorprendente: il generale, interpretato dallo stesso Masella, è perfettamente caratterizzato, non viene tralasciato alcun dettaglio: la voce, la mimica, la gestualità costruiscono un personaggio tragico, che nella sua follia pensa di agire per il bene dell'umanità creando ulteriori massacri, in nome di un assurdo pacifismo.

Ricorda alcuni personaggi della tragedia greca, accecati dalle loro passioni, dalla loro pazzia, che compiono atti efferati completamente inconsapevoli delle conseguenze delle loro azioni. Dall'altra parte abbiamo il tenente, a cui presta il volto Eugenio Nocciolini, anch'egli personaggio ben caratterizzato che rappresenta l'uomo mediocre senza spessore che crede alle idee folli del suo superiore senza mai metterle in discussione. Il suo ruolo rende chiaramente gli ingranaggi dei sistemi totalitari in cui è stato possibile attuare gravi atrocità grazie alla mediocrità di chi ha dichiarato poi "di aver solo eseguito gli ordini". L'unico personaggio che cerca di scardinare questo meccanisco di potere è la soldatessa, di cui veste i panni Giulia Eugeni, che crede ancora all'idea di guerre buone. Anche in questo caso è evidente il lavoro sul personaggio che non ha trascurato alcun aspetto. Ruolo e interpretazione altrettanto tragica, per il suo tentativo fallito di bloccare il massacro e per la sua ingenuità di fronte alla guerra.

Lo spettacolo ci presenta uno spaccato di vita contemporanea, di un mondo coinvolto nell'assurdità della guerra contro il terrorismo, le cui vere ragioni sono sconosciute ai più. È un mondo in cui molti si limitano ad accettare quello che viene proposto, come per il tenente, altri pensano che sia una guerra giusta per difendere la civiltà occidentale, come per la soldatessa, e qualcuno in modo tragico e sconsiderato cede alla follia di opporsi a tutto questo con altro sangue. Occasione per riflettere per un pubblico in sala che è uscito dalla sala con viso riflessivo e provato.

 

Mena Zarrelli
15 marzo 2018

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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