Recensione dello spettacolo Il lago dei cigni andato in scena al Teatro Goldoni di Livorno il 20 dicembre 2017
Tutto esaurito per Il lago dei cigni, ultimo balletto che ha chiuso la stagione di danza 2017/2018 del Teatro Goldoni, arrivato direttamente da Mosca grazie a Le Classique, famosa compagnia che da alcuni anni porta in Italia i balletti russi con la direzione artistica di Elik Melikov, che ha creato anche i costumi per questa versione. Tutti ottimi i ballerini che si sono esibiti e che hanno danzato sulle splendide musiche composte dal maestro Cajkovskij, riprendendo le coreografie originali create da Marius Petipa nel 1877, data della prima rappresentazione del balletto.
Questa magica fiaba non può non iniziare con un: C’era una volta…nel parco di un castello, dove il principe Siegfried festeggia i suoi ventuno anni e nell’occasione deve scegliere la sua futura sposa. Al tramonto, durante una battuta di caccia su un lago si imbatte in un gruppo di cigni: magicamente uno di questi, si trasforma nella principessa Odettte, che narra al principe di essere sotto il maleficio del perfido mago Rothbart; il principe decide di salvarla giurandole amore eterno durante il ballo che si terrà il giorno dopo. La festa è arrivata, ma tra tutti gli invitati si presenta anche il mago con sua figlia Odile (il cigno nero) che grazie a un incantesimo del padre è identica alla principessa. Il principe giura amore eterno alla ragazza sbagliata e troppo tardi si accorgerà della verità, una volta capito di essere stato ingannato cerca di raggiungere Odette al lago e…
Qui ci troviamo di fronte a un problema per quanto riguarda il finale di questo balletto. L’originale è tragico: una volta che il principe giunge al lago trova l’amata morente e a causa di una tempesta i due amanti muoiono inghiottiti dalle acque. Con Stalin al potere, anche nell’arte e quindi nel balletto, gli eroi dovevano essere positivi e di conseguenza furono creati diversi finali per questa fiaba, e la versione che gli spettatori hanno potuto ammirare al Teatro Goldoni è a lieto fine. Rothbart viene sconfitto e il sortilegio si spezza in modo che Siegfried ed Odette possano vivere assieme felici e contenti come meritano le fiabe.
L’imponente e bella scenografia di Evgeny Gurenko, realizzata da grandi tele dipinte, riproduce dettagliatamente gli ambienti (il giardino e il castello del principe ed il lago del mago) facendo da sfondo a questa storia d’amore. I costumi, con la loro cromaticità, rendono giustizia alla fiaba, due esempi su tutto: i cigni con i loro tutù e le loro coroncine di un bianco candido e Rothbart con un mantello nero a ricordare le tenebre.
A fine serata il pubblico, composto anche da moltissimi giovani e scuole di danza, è uscito molto soddisfatto dalla visione di questo balletto. Speriamo quindi che il Teatro Goldoni continui ancora su questo percorso propendo altri balletti della compagnia Le Classique che allestisce dei veri capolavori, sia sotto l’aspetto della danza con i suoi eccellenti ballerini, sia sotto l’aspetto visivo con scenografie e costumi degni dei migliori balletti russi.
Gabriele Isetto
22 dicembre 2017