Recensione dello spettacolo Don Giovanni secondo l’orchestra di Piazza Vittorio in scena al Teatro Olimpico dal 9 al 26 novembre 2017
Se si vuol esser conquistati dal Don Giovanni secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio ci sono alcune regole da seguire: la principale è quella di dimenticare quanto sinora si sa sul seduttore per antonomasia e godersi lo spettacolo di una rilettura quasi sempre fedele, almeno dal punto di vista testuale. Perché come ambientazione, genere e sessualità questa variazione - prodotta dall’Accademia Filarmonica Romana e inserita in stagione - ha come elemento di rottura più vistoso il ruolo da protagonista affidato a una straordinaria interprete femminile in un tripudio di libertà, contaminazioni e leggerezza.
A ben guardare, però, l’idea di far vestire a una donna i panni di uno dei prototipi più celebri di condotta maschile si sposa perfettamente con il tema dello scambio dei ruoli che nella trama dell’opera originale ha così tanta parte.
Abbandonate le leziosità settecentesche, la scena ricorda i fumosi locali degli anni ’20 del novecento. È in questi luoghi che Don Giovanni (Petra Magoni) si aggira a caccia di preda: il tentativo di violenza ai danni di Donna Anna (Simona Boo) e il conseguente assassinio del Commendatore sono raccontati con brio e allegria mentre l’ingresso di una incintissima Donna Elvira (Hersi Matmuja) non fa che aumentare il carattere spassoso della rilettura, che culmina con le macchinazioni tese a sottrarre Zerlina (Mama Majas) al suo fresco sposo Masetto (Houcine Ataa). A tenere insieme la baraonda di arie ottimamente cantate ci sono gli arrangiamenti della meticcissima Orchestra di Piazza Vittorio che, famosamente eclettica, spazia in ogni genere: dalle incursioni jazz alle tentazioni reggae, passando per il pop rock e il soul. Sebbene l’uso di diversi idiomi non sempre convinca, così come non colpiscono i costumi poco memorabili e una mancanza quasi totale di momenti di teatro vero e proprio, l’operazione è irresistibile e ha il pregio di avvicinare all’opera un pubblico non abituale senza snaturarla nella sua essenza più profonda. Vanno, evidenziate, inoltre le impeccabili doti vocali e l’immensa energia di Petra Magoni, il ruvido timbro di Mama Majas e l’inarrestabile Hersi Matmuja, che nonostante il suo stato di avanzata gravidanza non perde un acuto né un sorriso. E una menzione particolare merita, infine, la variazione dell’aria Traditore! Tutto già si sa! affidata alla suadente voce del batterista Ernesto Lopez Maturell.
La vorticosa corsa verso il finale, un autentico trionfo di sfrontatezza e gioia di vivere, lascia spazio alle più diverse interpretazioni: l’unica certezza è quel Don Giovanni che, nonostante quanto detto o fatto, continua a proclamare l’amore. Non importa se attraverso le celestiali note di Mozart o l’altrettanto indimenticabile I feel love di Giorgio Moroder.
Cristian Pandolfino
16 novembre 2017