Mercoledì, 27 Novembre 2024
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Buenos Aires-Roma: il ritorno della famiglia Coleman

Recensione dello spettacolo Il caso della famiglia Coleman, in scena al Teatro Argentina dal 9 al 12 ottobre 2017

 

Un caso a tutti gli effetti quello della famiglia Coleman che, dalla casa-teatro di Buenos Aires del regista e drammaturgo argentino Claudio Tolcachir, ha fatto e continua a far parlare di sé gli spettatori di tutto il mondo. Oltre 30 i festival internazionali a cui ha preso parte, 300 le rappresentazioni, 18 i Paesi interessati e più di una dozzina i premi ricevuti a partire dall’esordio nel 2005. Numeri che l’hanno già reso un classico del teatro contemporaneo, per un successo che non conosce crisi, confermato anche dalle ultime repliche al Teatro Argentina di Roma.

Un cast affiatato, quello composto da Cristina Maresca, Miriam Odorico, Inda Lavalle, Fernando Sala, Tamara Kiper, Diego Faturos, Gonzalo Ruiz e Jorge Castaño, perfettamente assemblato per portare in scena la storia di “una famiglia di folli, deliziosamente folli“, a voler usare le parole dello stesso Tolcachir. E non bisogna attendere molto per accorgersi che quella rappresentata è la storia dell’assurdo e della quotidianità dell’impossibile. La storia di una famiglia allargata, anaffettiva, opportunista, in cui si parla senza ascoltare e si dialoga senza comprendere. 

Una famiglia in cui anche i ruoli sono interscambiabili e ribaltati. A partire dalla figura della madre Memé, una donna mai veramente cresciuta, incapace di assumersi qualsiasi responsabilità e di prendersi cura dei quattro figli, nati da relazioni con uomini diversi di cui si sono perse le tracce. 

Due maschi (Damiàn e Marito) e due femmine (Gabi e Veronica), ognuno portavoce di un conflitto interiore e di quei finti valori che troveranno nel finale la massima rappresentazione. Ruolo centrale è quello dell’anziana nonna Abuela, che insieme a Gabi (nei panni della figlia ideale) tiene uniti i pezzi del puzzle e si sostituisce alla figura materna. 

L’importanza del suo ruolo è ancora più evidente sul finire dello spettacolo: ricoverata in seguito a un malore, il suo letto d’ospedale diventa il nuovo centro della vita familiare e della rappresentazione teatrale, concetto magnificamente reso con uno spostamento letterale dell’attenzione, dello sguardo e degli attori sul lato destro del palcoscenico dove, appunto, giace la nonna. La casa, quella fatta di mobili vecchi e sparpagliati confusamente, resta in penombra per riemergere dall’oscurità e con un significato totalmente diverso solo dopo la morte dell’anziana donna e lo sgretolamento del senso stesso di focolare domestico. Adesso gli interessi dei singoli si fanno ancora più forti, fino a prendere il sopravvento persino sulla grave malattia di Marito, l’unico a tornare, abbandonato al suo triste destino, in una casa desolata e lasciata a se stessa. 

Il senso di spaesamento e di confusione iniziale, dettato da una scena affollata e caotica e dall’impossibilità di assegnare immediatamente un ruolo ai protagonisti, riemerge alla fine, quando le luci si riaccendono su quel divano al centro del palcoscenico. Questa volta, però, non ci sono più ruoli da definire o chiarire meglio di quanto non sia già stato fatto e detto. Non c’è neppure la redenzione finale dei protagonisti. Al contrario, viene meno anche quell’affetto che, nonostante le lotte e le liti quotidiane, legava gli uni agli altri, impedendo, alla fine, a ciascuno di fuggire. 

Quel che è chiaro e al tempo stesso disorienta ora è il paradosso dei rapporti umani, anche quelli più forti (come i vincoli familiari), che Tolcachir magistralmente porta alla luce, la verità di alcuni meccanismi (meschini, egoistici e opportunistici) grosso modo esistenti in tutte le famiglie, la sensazione di non aver assistito a una rappresentazione teatrale, ma ad un’ora e trenta di massima espressione del teatro, quello vero. In lingua originale.

 

Concetta Prencipe

14 ottobre 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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