Giovedì, 21 Novembre 2024
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Finale di partita. In gioco tutta l’infelicità dell’esistenza

Recensione dello spettacolo Finale di partita in scena al Teatro Eliseo dal 26 settembre al 15 ottobre 2017

Per anni Glauco Mauri, insieme all’inseparabile Roberto Sturno, ha accarezzato l’idea di portare in scena Finale di partita. Dopo numerose prove, iniziate con grande entusiasmo, qualcosa non funzionava mai. A suo dire, forse non erano abbastanza maturi per affrontare degnamente un aspetto della vita così poetico, tragico e farsesco. Per la sua compagnia, il teatro di Samuel Beckett non ha tanto a che fare con l’assurdo ma più con la difficoltà di vivere dell’uomo: una difficoltà a cui accostarsi con estrema reverenza ma, evidentemente, superata in maniera eccellente. Almeno a giudicare dal debutto nazionale presso il Teatro Eliseo con la regia di Andrea Baracco.

 

Finalmente, il vecchio e insopportabile Hamm – cieco e incapace di reggersi sulle proprie gambe - ha il volto, il corpo e la voce del venerabile Glauco Mauri. Va da sé che Clov - il suo infelice servo impossibilitato a sedersi - possiede le fattezze e il talento di Roberto Sturno. Nagg e Nell, i due vecchissimi genitori di Hamm - reclusi in delle gabbie a causa della mancanza degli arti inferiori - saranno invece Mauro Mandolini ed Elisa Di Eusanio. Nessuno di questi personaggi, com’è facilmente intuibile, può a fare a meno dell’altro: se Hamm detiene le chiavi della dispensa, è solo Clov che può andare a prendere il cibo. Si trascinano, così, in un’esistenza meschina che della vita ha solo un pallido e spettrale riflesso. Le cose fuori da quel non luogo da cui non possono – e probabilmente nemmeno vogliono - uscire non sembrano andare meglio: tramite le parole di Clov si intuisce come il mondo sia ormai andato in rovina. Il sole e il mare rappresentano uno spettacolo pietoso, circondati come sono dalla desolazione plumbea che pare avvolgere tutto: non resta loro che tirare a campare in quel microcosmo claustrofobico che si son creati, alternando piccoli e raccapriccianti giochi di potere a meschine recriminazioni che di umano hanno davvero ben poco.

Il titolo, Finale di partita, rimanda a una fase del gioco degli scacchi: quella successiva all’apertura e al mediogioco, cui arrivano solo due sfidanti esperti ma che conta solo un numero sparuto di pezzi rimasti sulla scacchiera. A questo punto il re non rappresenta più soltanto un pezzo da difendere ma anche uno d’attacco. Lo stesso Beckett ebbe a dichiarare a riguardo: “Hamm è il re in questa partita a scacchi persa fin dall’inizio. Nel finale fa delle mosse senza senso che soltanto un cattivo giocatore farebbe. Un bravo giocatore avrebbe già rinunciato da tempo. Sta soltanto cercando di rinviare la fine inevitabile“. E, in effetti, i continui alterchi tra lui e il suo servo paiono sterili mosse e contromosse la cui unica conclusione è la sconfitta per entrambi.

Glauco Mauri regala ancora una volta un’interpretazione vigorosa, istrionica eppure totalmente naturale mentre Roberto Sturno fa incantevolmente suoi i modi allucinati e morbosi di chi non ha ancora rinunciato a sperare in un cambiamento ma farà di tutto per sabotarlo. La scena e i costumi di Marta Crisolini Malatesta hanno il grande pregio di amplificare questa suggestione disturbante: la sedia a rotelle su cui si muove, respira e impera Hamm, in fondo, non è che un grottesco e inquietante trono. La postazione ideale per dominare su un simile regno.

 

Cristian Pandolfino
28 settembre 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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