Sabato, 19 Aprile 2025
$ £

A TEATRO VINCONO TUTTI: Lo spettacolo e la comunità

Nei laboratori teatrali dedicati all’età evolutiva condotti presso istituti scolastici  (ma anche in associazioni teatrali specializzate nel lavoro con bambini e ragazzi, oratori parrocchiali, cooperative sociali...) trascorrono veloci le settimane di creazione della messinscena e delle prove in cui ogni singolo elemento viene limato, perfezionato, anche eliminato se necessario.

Noi registi, docenti o animatori teatrali stimoliamo gli allievi a integrare tutti gli apprendimenti lavorati nei mesi o anni precedenti: la propriocezione, il corpo nello spazio, la relazione con l’altro, il personaggio, l’espressione, la voce, il gesto associato alla battuta, la memoria, il problem solving, e tanto altro ancora.

I ragazzi si aiutano gli uni con gli altri, prestandosi oggetti e indumenti o suggerendo le battute dimenticate. Lavoriamo tutti alacremente, persino i genitori sono spesso coinvolti nel cucire l’abito adatto o dipingere un pannello della scenografia. E che dire dei docenti? Si spendono generosamente, andando oltre il proprio orario di lavoro, controllando che tutto sia perfetto, stimolando ciascuno degli allievi a tirar fuori il meglio di sé, a restare concentrato sull’obiettivo da raggiungere non facendosi distrarre da elementi o informazioni non pertinenti, e (anche qui) tanto altro ancora.

Finalmente si va in scena. Si apre il sipario, si accendono le luci, parte la musica introduttiva… ed ecco che il primo ragazzo o la prima bambina parte dalla quinta e si dirige verso il centro del palco con il cuore che batte forte, e si appresta a pronunciare la prima battuta. Man mano gli attori si avvicendano, riescono a controllare l’emozione utilizzandola come motore per la recitazione; a volte sbagliano qualcosa ma sono perfettamente in grado di sorriderne e andare avanti.

Il pubblico, dal canto suo, è tanto generoso nelle risate quanto negli applausi. Restituisce attenzione e concentrazione, partecipa alla performance con quantità enormi di energia positiva. A volte ho persino intravisto genitori ripetere solo con le labbra le battute dei propri pargoli (segno inequivocabile del grande studio fatto a casa) come a sorreggere, sostenere il figlio o la figlia nei momenti più delicati dello spettacolo.

Una volta terminata la performance, ecco che gli applausi scrosciano ancora più forti. Gli attori, dopo esser stati fotografati fino allo sfinimento, scendono dal palco, ricevono indistintamente baci, abbracci, fiori, complimenti da tutti. Non di rado mi è capitato di vedere genitori di uno dei ragazzi complimentarsi con un altro o un’altra attrice con la stessa sincerità e intensità delle congratulazioni fatte un attimo prima al proprio rampollo. E non di rado i docenti mi hanno poi svelato che fra quelle famiglie c’era stato nei mesi precedenti un piccolo attrito che ora sembra del tutto passato, risolto.

Lo spettacolo teatrale di una classe o di un gruppo di bambini o adolescenti è un vero e proprio evento comunitario, che coinvolge una piccola porzione della società per un periodo di tempo significativo, e che stimola in maniera trasversale tutti coloro che ne restano coinvolti a gioire enormemente del successo finale. Possiamo affermare che è un momento in cui bambini, ragazzi, genitori, nonni, registi e docenti lavorano tutti per il bene comune e quando alla performance vengono invitati anche i fratelli, gli zii e magari il dirigente scolastico, ecco che vediamo una parte significativa della società incontrarsi e trascorrere insieme un pomeriggio o una serata nella quale dominano solo emozioni positive.

La magia del Teatro Ragazzi rende possibile tutto questo. Infatti, come afferma l’eminente neuroscienziata Michela Matteoli nel suo ultimo volume La fioritura dei neuroni “… quando si stimolano comportamenti di tipo cooperativo, come a scuola o nell’ambiente di lavoro, le persone sviluppano una maggiore percezione di appartenenza al gruppo e si ha un’attivazione dei circuiti gratificanti, i circuiti del piacere”.    

Anche gli eventi sportivi sono in grado di suscitare grandi emozioni e senso di appartenenza. Ma c’è una differenza sostanziale. Nel Teatro Ragazzi tutti vincono e nessuno perde. Persino in quei contesti atletici dove esiste una sana competizione, in grado di muoversi all’interno di una cornice etica che stimola i giovani a fare del proprio meglio, è innegabile il fatto che in una gara sportiva ci sia un giocatore o una squadra destinata a perdere. Nel Teatro Ragazzi (laddove sia realizzato con un unico obiettivo: il bene di chi vi partecipa) non dovrebbe esserci competizione ma collaborazione, altruismo, entusiasmo, spazio per tutti, anche per i più timidi e introversi che mai avrebbero sognato di salire su un palco e avere qualche minuto in cui essere protagonisti. Il Teatro Ragazzi permette a tutti di sbocciare e fiorire. Non intende formare piccoli attori. Forma persone. 

Ancora, forse, non ne siamo perfettamente consapevoli. Ma, chissà. Magari un giorno  arriverà un ministro dell’istruzione in grado di intravedere la potenza del teatro a scuola e inserirà l’arte scenica nel programma curricolare, alla stregua di arte e musica. Sarà un bel giorno, quello. Finalmente tutte le scuole d’Italia offriranno all’età evolutiva e alla cittadinanza che vi ruota attorno questa splendida esperienza.

 

 

Cecilia Moreschi

16 aprile 2025

Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter per scoprire gli sconti sugli spettacoli teatrali riservati ai nostri lettori

Search