Domenica, 08 Settembre 2024
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La situazione del mondo dell’Opera: il Nord Ovest e la situazione generale dell’Italia del Nord

Continuiamo il viaggio per cercare di capire lo stato del teatro lirico nelle fondazioni italiane.

Ci siamo basati sui dati riportati sui siti delle fondazioni, incrociandoli a quelli di operabase, che riporta dati ed agenti di ogni cantante, per cercare  di soppesare il significato delle parole del Ministro Sangiuliano, che al momento del discorso programmatico aveva sottolineato alcuni punti  fondamentali che riassumiamo:

1 “rivedere i meccanismi normativi che riguardano l’iter di approvazione dei progetti e l’erogazione dei contributi.[…..] Attualmente il FUS premia la quantità e non la qualità.’

2 “necessario incentivare produzioni e artisti italiani, restituire identità nazionale alla produzione artistica. Il coinvolgimento di artisti italiani deve essere un elemento qualificante per l’erogazione dei contributi. “

3 “Occorre aumentare il senso di sicurezza sociale di quello che è per sua natura un lavoro precario. Lo Stato deve farsi carico di una maggiore sicurezza sociale e previdenziale per gli artisti, per essere al passo con l’Europa”. 

Accanto a questi argomenti, abbiamo cercato di capire se esistano delle agenzie che hanno una maggiore presenza nella programmazione italiana.

La finalità non è criminalizzare nessuno ma solo cercare di capire  quale sia la situazione oggettiva.

Se, per esempio, ci fossero  tanti artisti stranieri nelle programmazioni, come andrebbe valutato? Potrebbe essere che non si trovino specialisti affidabili e questo dovrebbe indurre a delle riflessioni sui conservatori italiani che evidentemente non preparerebbero. Certo la soluzione non è escludere chi non è nato in Italia, ma domandarsi cosa ha portato a questa situazione e come porre soluzione.

Potrebbe essere che alcune realtà si appoggino a determinate agenzie che monopolizzano la programmazione  e tendono a collocare la loro ‘scuderia’ ed in questo caso andrebbe fatta una  considerazione su scelte artistiche e politiche culturali. Non delle agenzie ma delle direzioni teatrali. Che dovrebbero  attivarsi in altro modo per ‘aumentare il senso di sicurezza sociale di quello che è per sua natura un lavoro precario’

Potrebbe essere che in alcuni periodi i teatri non trovino giovani cantanti disponibili e questo   risulterebbe uno spunto interessante per riflettere sull’organizzazione del mercato e sulla possibilità di formulare offerte  meglio articolate, magari stabilizzate per il comprimariato.

Naturalmente le agenzie sono una ricchezza per l’offerta culturale, i cantanti provenienti da contesti internazionali risultano un arricchimento importante.

Ma questo non vuol dire che non ci si debba porre delle domande.

La prima puntata, che in realtà era stata preceduta da delle considerazioni relative alla programmazione dell’Arena di Verona, ha suscitato una serie di interessanti  precisazioni del Presidente della Associazione Rappresentanti Italiani Artisti Concerti e Spettacoli ( Ariacs), che oltre a difendere giustamente ruolo e peso delle agenzie, aveva sottolineato sia che ‘non vi è alcuna contrapposizione fra agenti e artisti ma, anzi, una piena e serena fattiva collaborazione’ e contemporaneamente che poteva ‘concordare che anche fra gli agenti vi siano comportamenti non trasparenti ma, come sempre accade, non è solo l'agente il responsabile di questo perchè dove c'è un venditore c'è sempre anche un compratore...’ e che ‘l'auspicio che tutti abbiamo è che il decreto attuativo sulla legge 106/2022 attualmente in lavorazione di prossima promulgazione possa dare regole ancor più precise in tema di trasparenza e di corretta concorrenza fra le agenzie al fine di evitare alcuni monopoli (o vizi del mercato) che, comunque, ci sono sempre stati e che, nonostante gli sforzi, non sarà possibile debellare.’

Insomma, un mondo composito che riteniamo possa solo guadagnare dal mettere in evidenza, in punti di forza e criticità.

Non per abbattere ma per costruire. Non per ferire ma per rafforzare.

Nelle prime puntate abbiano analizzato la programmazione della Fenice, particolarmente virtuosa per quel che riguarda gli stranieri, assestati attorno al 10%. Circa un quarto degli  interpreti principali fanno capo all’agenzia In Art, seguita da Melos, al 13% e da AART Music attorno al 10%

Abbiamo registrato che a Verona nel periodo  invernale, quando tutti i teatri italiani sono in funzione,  per il Filarmonico non ci sono difficoltà ad avere una  netta maggioranza di cantanti italiani, mentre nel periodo estivo, quando l’offerta dovrebbe essere più ampia visto che le fondazioni chiudono, l’Arena ricorre ad una grande quantità di interpreti esteri. Per capirci, considerando i  ruoli protagonistici, su 149  serate/interprete, solo 43 spettano ad italiani, mentre nell’intera stagione invernale, conteggiando tutti, compresi i comprimari, gli stranieri sono attorno al 7%.

Sembra che una programmazione contraddica le scelte alla base dell’altra. Ovviamente la Sovrintendenza è sempre quella.

Era poi emerso che nel periodo estivo su 192 ingaggi/giornata per direttori e protagonisti, almeno 83 fanno capo alla stessa agenzia, che è Ariosi e che le agenzie  successive nella graduatoria sono Stage door con 23 ingaggi ed In Art con 10. Nel periodo invernale, la terna è guidata ancora da Ariosi, con  il 20%, seguito da ‘AART Music’(12%) e ‘Stage door’( 10%.).

Al Verdi di Trieste si è notata una percentuale piuttosto alta di stranieri, fra il 30% ed il 35%, che però trova giustificazione nella programmazione di ben due titoli, peraltro di ampio successo, in lingua tedesca. Più preoccupante il fatto che la percentuale dei cantanti nazionali fosse molto ridotta su titoli come ‘Manon Lescaut’ e ‘Nabucco’, per il quale, su due cast, sono stati schierati solo tre italiani. Fra le agenzie, continua a primeggiare Ariosi  (15%, ), seguito da Tk Jam , al 12% e da Atelier Musicale  con il 9%. Va detto che la seconda agenzia è quella del direttore stabile, di cui abbiamo conteggiato tutte le recite come se non fosse legato da un contratto specifico e questo ha sicuramente  sfalsato il dato lievitandolo. Continuiamo quindi l’indagine con gli altri teatri del Nord Italia, tralasciando La Scala, che è un teatro con una sua specifica identità ed una situazione, anche economica, a se stante. 

Il Comunale Noveau di Bologna presenta una stagione ricchissima. Oltre a un buon numero di belletti ed una serie di concerti quanto mai interessanti, vengono allestite: ‘Manon Lescaut’, ‘Il Trovatore’, ‘Dido ed Aeneas’ e ‘Die Sieben Todsunden’, ‘Macbeth’, ‘Tosca’, ‘Don Giovanni’, il trittico di Puccini, la novità ‘Voce del silenzio’, ‘Werther’, ‘Pagliacci’.

Come si vede titoli impegnativi, che richiedono grandi voci. Nonostante si sia conteggiata secondo modalità standard anche la direttrice musicale Oksana Lyniv, il teatro, che ha proposto titoli in inglese, tedesco, francese, può vantare, per gli spettacoli lirici, un 76% di interpreti nazionali.

La percentuale più alta di interpreti stranieri, con una marcata percentuale di extracomunitaria, rimane sui titoli del grande repertorio italiano : ‘Macbeth’, ‘Don Giovanni e ‘Pagliacci’. Indubbiamente un elemento che deve indurre alla riflessione.

Per quel che riguarda le agenzie,  Ariosi anche in questo teatro risulta il più apprezzato, ma con una percentuale meno elevata: poco più del 10% dei  protagonisti. Seguono Stage door ( circa 9%) e Crescendi (8%).

Interessante notare che nel teatro felsineo sono convolti, in ruoli rilevanti, artisti provenienti da almeno 25 agenzie differenti.

A Torino  è sovrintendente dal 2022 il Maestro Mathieu Jouhin. Questo vuol dire che la programmazione attuale è ancora condizionata dalle scelte effettuate da chi l’ha preceduto.

Certamente il teatro ha schierato titoli  ed interpreti grande presa: ‘ La Juive’, che da poco ha ricevuto il Premio Abbiati come migliore spettacolo, l’operetta ‘Un Mari a la porte’, ‘La Boheme ‘, ‘La Rondine’, ‘Don Pasquale’,  ‘Un Ballo in Maschera’ diretto da Muti, ‘La Fanciulla del West’, ‘Le Villi’, oltre a balletti e concerti di cui non abbiamo tenuto conto in questa indagine. 

Circa il 70% degli interpreti è italiano, con titoli con tutti cantanti italiani, come in ‘Don Pasquale’ od un solo straniero, come ‘Un Ballo in Maschera’,  ed altri con percentuali  di voci estere molto più elevate: ‘La Boheme’ (35%), ‘La Fanciulla del West’(36%), ‘La Rondine (circa il 43%). Anche in questo caso, ancora una volta, grandi titoli del repertorio nazionale. 

Per quel che riguarda le agenzie,  quella più gettonata rimane Ariosi, che per  ottiene il 13% dei contratti dei ruoli principali, seguita da Stage door ed In Art, entrambe attorno al 9%.

Il Teatro Carlo Felice di Genova, con cui concludiamo la tappa odierna del nostro viaggio, presenta una stagione firmata dal Sovrintendente Claudio Orazi:  ‘I Capuleti e i Montecchi’, ‘Werther’, la novità ‘Edith’, ‘Madama Butterfly’, ‘Idomeneo’, ‘Beatrice di Tenda’, ‘La Boheme’, ‘Il Corsaro’. Il primo dato  rilevante è che in questa fondazione l’agenzia che ha maggiori artisti nei ruoli principali è   In Art, con il 24%, seguita da Ariosi(18%) e da   Artist Management(circa 11%).

Un dato importante, che sottolinea, visto la ricchezza della programmazione ed il buon riscontro, come si possano pensare ad alternative a quello che sembrava quasi un monopolio.

I cantanti di nazionalità italiana sono il 78%, quindi al di sopra della soglia del 75% cui accennava il presidente della Ariacs e quindi vicino a quanto auspicato dal Ministro. 

 

Riassumendo, dall’analisi dei  dati relativi ai teatri del Nord Italia  notiamo una forte presenza di cantanti non italiani , con una percentuale significativa di extra comunitari, che si fa ancora più marcata nel periodo estivo.

Emergono difficoltà a definire un cast nazionale soprattutto per i grandi titoli del repertorio, per i quali spesso anche le parti secondarie arrivano da paesi lontani.

Fra le agenzie, tenendo in considerazione i ruoli principali, gli artisti/giornata che fanno capo ad Ariosi sono 204, seguiti  da quelli di In Art, a quota 150.

Seguono in ordine Stage door (81), Melos (70), Aart Music (56), Gm Artist (54).  Come si vede, di fatto, per questa zona d’Italia emerge una marcata dominanza di  una coppia di agenzie , che staccano decisamente le altre.

Ma emergono anche alcune fondazioni che optano per collaborazioni differenti e che riescono a non penalizzare i  cantanti italiani.

Nelle prossima puntate cercheremo di capire quale sia la situazione nel resto d’Italia.  

 

Gianluca Macovez

5 maggio 2024

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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