Impossibile imbrigliare e definire ciò che si tramuta, che sfugge alla forma e sguscia ad ogni tentativo di perimetrazione e descrizione. Analogamente, la poetica di Franco Scaldati (1943 - 2013) non si può circoscrivere, e forse nemmeno raccontare, perchè rimarebbe quel frustrante retrogusto di essere stati comunque insufficienti... superficiali. Non è quindi l’approccio descrittivo la modalità più funzionale per “cogliere” l’artista palermitano. Ciò che è lecito fare, invece, è quello di raccontarsi e non di raccontare, ovvero partire dalle emozioni di chi con Scaldati ha collaborato, o semplicemente l’ha studiato. Tale incontro diviene, quindi, una vibrante restituzione di sensazioni di chi ha saputo intercettare una parte dell’essenza dell’artista palermitano, lasciando poi agli uditori il lavoro di ricomporre in figura i diversi spunti suggestivi. Ciascun relatore racconta il suo Scaldati a testimonianza delle policromie, alcune delle quali ancora da scoprire, di cui è composto lo spirito artistico del maestro. Il dibattito ci introduce implicitamente all’atmosfera dello spettacolo teatrale Pinocchio, scritto da Scaldati stesso, anticipando di una manciata di ore la prima, con la regia di Livia Gionfrida.
A tal proposito, il critico teatrale Massimo Marino impernia il suo intervento sulle diverse versioni del capolavoro collodiano, inscenate da numerosi artisti nel corso degli anni. Ricordiamo, ad esempio, le quattro “proposte” allestite da Carmelo Bene negli anni ‘60 e ‘80. Questi, già ritenendo Pinocchio una tragedia della sintassi, evidenziava come la stessa parola si prestasse ad essere qualcosa di altro di un mero significante. Ed è proprio a partire dalla manipolazione del verbo che prende vita la definizione artistica di Scaldati dove, come sottolinea Guido Valdini (critico teatrale), le sue drammaturgie non hanno nè grandi incipit nè finali particolarmente definiti, poichè la struttura portante non è la continuità bensì il frammento. Questo, infatti, riflette la concezione della vita da parte dell’autore, la quale, ben lungi dall’essere lineare, si sostanzia in interruzioni, cuciture, virate e ripartenze.
Lo stesso stile espositivo composto a volte dallo scrivere solo un rigo, oppure andare a capo improvvisamente, sommato alla continua rielaborazione dei suoi testi, sembra riecheggiare la precarietà e l’imprevedibilità dell’esistenza stessa. Solo dopo la morte di Scaldati, come sottolinea la professoressa Valentina Valentini, si è venuti a conoscenza della vastità della sua produzione, stimabile intorno alle sessantatre opere, di cui solamente tredici pubblicate. Tale materiale solo recentemente ha trovato un suo “luogo” grazie alla Fondazione Cini. Il regista Gianni Salvo ci restituisce la sua esperienza di collaborazione con Scaldati ponendo l’accento sull’uso della semantica in quest’ultimo. Esiste una parola bidimensionale, afferma il regista, che trova nella scrittura il suo paradigma, e una tridimensionale imperniata attorno alla metafora, costante imprescindibile del teatro di Franco Scaldati. Descrivendo i due protagonisti bambini, Totò e Vicè, dell’omonimo testo di Scaldati, rimane memorabile l’espressione di Salvo stesso: vivere in dialetto, per sottolineare uno stile di vita ben preciso, proveniente dalla strada e da questa forgiato. Fa eco la testimonianza dell’attore Aldo Toscano che, riportandoci il suo ricordo dell’ artista palermitano, evidenzia l’immediatezza della parola di questi, tipica del popolo povero. Chiude la rassegna di interventi Liliana Raciti, studiosa di teatro, che, a proposito della tematica inerente il linguaggio e l’utilizzo di questo, mette in rilievo come l’essere stato autodidatta abbia contribuito, in Scaldati, ad un’espressione artistica più libera e, quindi, meno prevedibile.
Un plauso particolare a Laura Sicignano, elegante moderatrice dell’incontro e direttore artistico del Teatro Stabile di Catania. Grazie alla sua instancabile passione, tradotta in iniziativa e concretezza, ha restituito un nuovo impulso vitale al Teatro permettendo che il futuro sia ora più raggiungibile.
Simone Marcari
15 luglio 2021
informazioni
Evento: LA TRADIZIONE DEL NUOVO.
Conversazione su Franco Scaldati con: Massimo Marino, Viviana Raciti, Gianni Salvo, Aldo Toscano, Guido Valdini, Valentina Valentini
Modera : Laura Sicignano - Direttore del Teatro Stabile di Catania
Auditorium Palazzo della Cultura, Catania. 8 Luglio 2021