Sono ormai 48 anni che il 27 marzo viene celebrata "La Giornata Mondiale del Teatro", da quando a Vienna, nel 1962, durante il IX congresso mondiale dell’istituto internazionale del teatro, su proposta del regista finlandese Arvi Kivimaa viene istituita questa ricorrenza
Sin dalla prima edizione, viene richiesto ad una personalità del mondo dell’arte di lanciare un messaggio per celebrare questo giorno.
Il primo di questi messaggi fu affidato alla voce saggia di Jean Cocteau, che in un momento storico delicato, altalenante fra i tragici postumi del conflitto mondiale e la guerra fredda incombente, affida al teatro una missione ambiziosa:
«Le nazioni, grazie a queste Giornate Mondiali di Teatro, alla fine, diventeranno consapevoli del reciproco patrimonio culturale e lavoreranno insieme nella grande impresa della pace».
Mutatis mutandis i teatri di tutto il mondo stanno cercando di fare proprio questo desiderio di condivisione culturale; approfittando della clausura necessaria e trovando nuovi modi per non spezzare il legame solidaristico congenito all’esperienza del teatro.
Moltissime sono le iniziative infatti promosse per non lasciare soli gli spettatori: dall’apertura degli archivi online del Piccolo Teatro di Milano, alla trasmissione degli spettacoli dell’ERT (Emilia-Romagna Teatro), passando per le letture e riflessioni proposte dal teatro della Pergola di Firenze e del Teatro Argentina di Roma, tutte raggiungibili tramite siti e pagine social.
Per la prima volta nella sua storia, il giorno designato ad onorare lo spettacolo dal vivo si sta svolgendo a porte chiuse, lontani dai palcoscenici e dalle platee di tutto il mondo, portando i professionisti del settore, ma anche e soprattutto gli amanti fedeli di quest’arte, a riflettere sulla necessità del teatro.
A quella che può sembrare una banale, ma necessaria, domanda retorica, vogliamo rispondere con un invito a riconsiderare la fruizione, ma anche la produzione degli spettacoli, come un rituale dalla forte connotazione spirituale.
Chiudiamo dunque questa nostro breve, ma fortemente sentita, partecipazione alle celebrazioni della giornata mondiale del teatro, con le parole del messaggero di quest’anno: Shahid Nadeem, drammaturgo e regista pakistano, autore di opere di irruenta attualità sociale, ma che in questa occasione ha deciso di votare il suo onorevole compito al recupero di una sacralità dimenticata:
Quando siamo sul palcoscenico, a volte veniamo assorbiti dalla nostra filosofia di teatro, dal nostro ruolo di precursori del cambiamento sociale e ci dimentichiamo di gran parte delle masse. Nel nostro impegno con le sfide del presente, ci priviamo della possibilità di un’esperienza spirituale profondamente toccante che il teatro può offrire. Nel mondo di oggi in cui l’intolleranza, l’odio e la violenza aumentano sempre di più, e in cui il nostro pianeta sta precipitando nella catastrofe climatica, abbiamo bisogno di recuperare la nostra forza spirituale.
Il nostro augurio dunque è che il teatro, suo malgrado travolto dalla frenesia del quotidiano, dall’iperfetazione di spettacoli, dalle tournée incalzanti e da una proposta che aumenta esponenzialmente, approfitti di questo otium forzato per recuperare una ritualità sacrale, che troppo spesso cede il passo all’incombenza dell’attualità.
Mila Di Giulio
27 marzo 2020