Domenica, 24 Novembre 2024
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Il teatro e lo spettacolo dal vivo ai tempi del Coronavirus

Danni per oltre dieci milioni di euro. Quasi diecimila spettacoli rinviati. Piccoli e medi teatri che rischiano il fallimento da qui a fine stagione. Lo scenario che si sta delineando per gli addetti del settore teatro non è di certo il più roseo. È ancora presto per fare previsioni a lungo termine ma i dati che abbiamo ad oggi non sono confortanti. Intanto da una settimana a questa parte i più importanti teatri del nord, fra cui la Scala di Milano il Regio di Parma la Fenice e il Goldoni di Venezia il Teatro Regio di Torino, il Verdi di Padova (nella foto), il Carlo Felice di Genova, il Filarmonico di Verona e il Comunale di Bologna sono chiusi. Per non parlare di tutti i teatri off per i quali la buona riuscita di una stagione, in termini di pubblico, è spesso fondamentale per rimanere vivi.

I primi bilanci parlano chiaro, come ha dichiarato il direttore artistico del Piccolo di Milano, Sergio Escobar che oltre ad aver invocato maggiore razionalità, quindi a non cedere al panico, ha affermato che in questi giorni sono stati “persi” oltre seimila spettatori per un mancato incasso di 92mila euro.

Non ne risente solo il teatro, anche il cinema è attualmente paralizzato con decine di prime uscite rinviate, come l’ultima fatica di Carlo Verdone “Si vive una volta sola” che avrebbe dovuto debuttare nelle sale il 26 febbraio. Per non parlare del settore della musica con molti concerti in forse e l’attività dei musei, che hanno già visto annullare la domenica ad ingresso gratuito del 1 marzo.

Per capire qual è lo stato d’animo che aleggia nel settore teatro quest’oggi abbiamo chiamato diversi protagonisti della scena nazionale, che hanno così commentato l’emergenza Coronavirus.

 

Pino Strabioli:

C’è un danno gigantesco sia per il teatro che per il cinema e ciò fa riflettere su quanto poco sia tenuto in considerazione il nostro settore. Mi sembra che finora ci sia stato un danno di oltre 10 milioni di euro, noi lavoratori nello spettacolo diamo un servizio come ce ne sono altri nel nostro Paese, ma si continua a far finta che la cultura non lo sia: così come in questi giorni si sta andando in metropolitana o al bar, perché non andare a teatro? Ci tengo però a segnalare il riscontro positivo che noto nel teatro Comunale di Atri (Teramo) dove la stagione va avanti con il tutto esaurito ogni sera. Credo che in questo dobbiamo resistere, anche perché l’esperienza dello spettacolo teatrale fa bene alla salute. Personalmente il 10 marzo debutterò a Roma all’Off Off Theatre, vi aspetto a teatro!

 

Lina Sastri:

Il teatro non soffre di cattiva salute perché ho visto fino a pochi giorni fa platee piene di spettatori e tante persone che hanno voglia di andarci. Certo questo è il momento meno adatto per parlare di spettacoli dal vivo perché questa tragedia nazionale sta creando molte cancellazioni e problematiche a livello economico. Spero che presto tutto torni alla normalità per tutti noi, per prima cosa per la salute di tutti. Economicamente poi ha delle ripercussioni molto gravi per chi opera nel settore, perdiamo serate, date… al di là di questo momento comunque, che spero passi presto, ripeto che il teatro non gode di cattiva salute. Certo  ci sono cose che andrebbero riviste su cui ci sono problemi, parlo della distribuzione degli spettacoli, degli scambi di spettacoli fra teatri e la polarizzazione di questa distribuzione. Prima se facevi uno spettacolo di successo riuscivi a costruire una buona tournée, oggi invece se non fai parte di una certa “tribù” tutto diventa più complicato.

 

Giorgio Lupano:

Non so quali possano essere le ripercussioni della psicosi da contagio a livello economico nel nostro settore, perché non mi occupo di produzione e non ho i numeri sotto mano. Credo tuttavia che non saranno indifferenti: la cultura viene spesso percepita come qualcosa di cui “si può fare a meno”, e credo che faremo fatica ad uscire da un momento di paura come questo, che ha purtroppo associato i teatri ed i cinema al concetto di contagio. Noi, per ora, con lo spettacolo Sherlock Holmes e i delitti di Jack lo squartatore siamo in scena senza cancellare date.

 

Daniele Pecci:

Penso che quanto stia succedendo sia una tragedia assoluta per moltissimi settori, compreso il nostro, che ha i suoi precedenti chissà quanto lontani. Sono preoccupato e spero ogni giorno che le cose si aggiustino in fretta. Lo spettacolo con il quale sono in tournée “Un tram che si chiama desiderio” per ora non ha date rinviate.

 

Francesco Pannofino:

Per quanto riguarda la mia compagnia, con la quale sono in scena con lo spettacolo “Mine vaganti” di Ferzan Ozpetek, finora abbiamo portato a termine tutte le repliche, nei prossimi giorni partiremo per la tournée, prima tappa a Salerno e poi ci sarà l’incognita del nord Italia, dovremmo andare a Mestre, Vicenza, Fano e Verona. Che dire navighiamo a vista, per ora i teatri dove dovremmo andare sono chiusi. Qui a Roma le persone sono venute a teatro, anche qualcuno ha rinunciato, ma succede anche quando non c’è il virus, tuttavia l’effetto paura c’è. Il nostro lavoro è già precario di suo, se lo scenario non dovesse migliorare sarebbe un grande danno economico, spero che tutto finisca presto.

 

Neri Marcorè:

Credo che ci sia stato un eccesso di allarmismo, anche perché sono stati annullati spettacoli in teatri dove siamo stati fino al giorno prima. A contribuire c'è stato sicuramente il fatto che oggi ognuno si sente libero di pubblicare su internet tutto quello che gli passa per la testa, in questo modo ogni paura viene amplificata. Vent’anni fa non sarebbe successo quanto abbiamo visto in questi giorni. Basti pensare alla Sars che non ha avuto questo impatto e forse era anche più complicata del Coronavirus. Ciò ha portato a trasmettere talmente tanta paura a chi deve decidere che nel dubbio preferisce annullare gli spettacoli o spostarli a data da destinarsi per tutelarsi da ogni rischio. Queste chiusure causano molti danni sia agli addetti al settore che agli spettatori. Non riguarda solo il teatro ma tutti i luoghi d’incontro. Ho molti amici che hanno dovuto rimandare l’uscita dei film ad esempio. Credo che ci sia un eccesso di allarmismo che va placato. Certo, ci sono persone più a rischio, che hanno altre patologie e per loro è giusto seguire delle giuste profilassi, ma quanto stiamo vedendo è eccessivo. Comunque quello che auspico è che si torni ad una normalità quanto prima.

 

 

Interessante anche la riflessione del direttore artistico del teatro degli Audaci di Roma, Flavio De Paola:

Le prenotazioni sia per gli spettacoli serali che pomeridiani, quelli destinati alle famiglie, hanno subito molte disdette da Coronavirus. Si tratta di disdette dichiarate chiaro e tondo, per paura del contagio. Anche se per ora non siamo nella situazione delle zone rosse al nord il periodo non è dei migliori. La speranza c’è, ma non è proiettata su possibili aiuti a livello di sovvenzioni. Le attività delle compagnie sono tutte condizionate dalla presenza del pubblico ovviamente, per questo motivo c’è forte preoccupazione e gli addetti del settore si interrogano su quello che sarà il loro imminente futuro da qui a maggio. Personalmente sarò, nelle prossime due settimane, in scena con Novecento di Baricco che già è già di per se uno spettacolo di nicchia poi con il Coronavirus… sto provando a convincere le persone a non farsi prendere dal panico e di combattere questa psicosi cercando di non essere masochisti e non cavalcare questa paura. Mi dispiace molto di come stiamo reagendo perché dimostriamo che il nostro è un Paese fragile.

 

 

 

Enrico Ferdinandi

3 marzo 2020

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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