Martedì, 22 Ottobre 2024
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Note di Poesia: Antonella Ruggiero in concerto

Recensione di ‘Serata di Gala’, concerto di Antonella Ruggiero con l’Orchestra Sinfonica della Accademia Musicale Naonis diretta da Valter Sivilotti a Talmassons (Ud) il 25 agosto 2024

 

Talmasson è un paese piccolino del Friuli Centrale.

Sostanzialmente una realtà, come ha detto la Ruggiero, di gente autentica e laboriosa. Certamente non una enclave sofisticata nata fra le risorgive del codroipese; sicuramente non la sede di qualche antica istituzione culturale che vanti un passato glorioso.

Eppure, in una sera di tarda estate, ecco che davanti a noi prende forma un vero miracolo: per il tredicesimo anno viene organizzata una ‘Serata di gala’, una serata di grande respiro, con interpreti di spessore internazionale, che il Comune,  con scelta coraggiosa e controcorrente, offre gratuitamente  a chi vuole condividere questo  momento di festa e di riflessione.

Non ci sono bancherelle, non vendono nulla, non propongono chissà quali prodotti e non cercano introiti.

Il piacere è quello di seminare cultura. Il bisogno di regalare passione.

Questo basterebbe per ascrivere la serata ad una delle cose più belle viste negli ultimi anni.

Uno di quei gridi di giusta ribellione a quell’omologazione che intorbidisce il piacere della cultura, che imbavaglia la voglia di essere se’ stessi, che imbriglia le ali della libertà.

A Talmassons ha preso forma una vera performance di dissidenza culturale, con momenti che paiono usciti dai film del neorealismo, che ci riportano a quell’Italia che voleva risorgere da se’ stessa, che sapeva che l’unico modo per essere vivi era reagire.

Lo spettacolo era allestito davanti al Municipio. Non perché ci fosse una piazza ampia, ma perché era il modo più giusto per dire che era un dono della comunità alla Comunità. Ritrovarsi insieme per il piacere di commuoversi, crescere, riflettere, anche piangere per la bravura della Ruggiero, sacerdotessa sublime di questo rito sacro che è la Comunione nell’Arte.

Bene ha fatto il Sindaco nell’introduzione quando ha detto che c’erano due spettacoli. Quello sul palco e quello dal palco, da dove si vedeva crescere la moltitudine delle persone, che finiti i posti a sedere andava a casa a prendersi le sedie, che interagiva con la cantante, superava distanze e barriere, in un abbraccio che ha travolto tutti.

Antonella Ruggiero era accompagnata dall’Orchestra Sinfonica Musicale Naonis, diretta con la bravura di sempre da Valter Sivilotti, colonna portante di alcuni degli spettacoli più interessanti ed autenticamente poetici di questi ultimi anni e, pensiamo, deus ex machina dell’evento.

Sivilotti ha strutturato la serata sostanzialmente in tre grandi blocchi di canzoni, inframezzati ed introdotti da momenti orchestrali che, se da un lato permettevano alla Ruggiero brevi attimi di riposo alle corde vocali, dall’altro consentivano una pausa al crescendo narrativo che ha animato tutta la serata e che da un certo in punto in poi si è palesato nelle lacrime che bagnavano le guance di molto del pubblico.

Un’orchestra formata da musicisti preparati, talentuosissimi, affidabili e capaci di stare sempre al loro posto, che conosco ogni sfumatura del gesto del direttore e che rispondono ormai quasi d’istinto alle sue aspettative . Sivilotti non ha avuto bisogno di gratificare nessuno con assoli d’effetto o virtuosismi per dimostrare quanto i suoi musicisti siano bravi.

 Ha proposto pezzi d’insieme musicalmente importanti, salvifiche cesure, che nonostante non fossero popolari o accattivanti, hanno suscitato l’entusiasmo del pubblico. 

A dimostrazione che se l’interprete è un artista autentico, nulla ‘è troppo difficile’, niente è ‘troppo complesso  per essere capito’.

Al massimo può essere ‘troppo profondo perché tu lo sappia spiegare’, ma non è stato il caso di questa notte d’agosto, stellata di passione.

Una serata, infatti, di tanta buona musica, ben suonata e magnificamente cantata, ma soprattutto di poesia, di emozioni forti, di racconti che ti devastano il cuore e di  storie delicate che accarezzano l’anima.

Alla fine un’ora e mezza che è durata una vita, nella quale riesci a specchiarti, a commuoverti per i tuoi dolori che pensavi di saper celare ed a ritrovare quei segreti che credevi di aver nascosto con la patina della routine;  a trovare la fiducia  nel nuovo giorno che arriva, attraverso  la tavolozza dei colori di una voce che profuma di libertà, nella quale il talento non è mai fine, ma mezzo, che sa talmente colpire nel segno, da non impressionare per una  innegabile tecnica assoluta, ma per una profondità narrativa deflagrante.

Dopo una introduzione orchestrale vivace, arriva la Ruggiero, che spiega che la serata sarà dedicata alla musica del mondo, ad abbattere da subito barriere, ma anche ad evitare il rischio della ‘diva’ che propone i  suoi cavalli di battaglia.

Il primo pezzo è ‘Tu musica divina’, eseguita giocando sul registro alto più ardito, accarezzando le note, cercando le atmosfere fumose del periodo fra le guerre. Un canto che sembra quasi supplicare un conforto alla Musica, per trovare risposta all’incomprensibilità della cattiveria di ogni tempo, fino alla domanda ‘ se l’amor verrà?’ che si fa soffio, frase musicale sussurrata.

In un respiro, passi dallo swing al jazz, dallo slow all’atmosfera neorealistica. Ancora una volta a dire che quando c’è la verità, non servono le maschere comode delle categorizzazioni.

Segue un omaggio ad Amalia Rodriguez. Stupefacente il risultato.  Tanto la voce della cantante portoghese era graffiata da una esistenza vissuta intensamente, con passione ed impegno, tanto la Ruggiero riesce a sublimare i suoni, a pulirli, a rendere le frasi metafisiche. Sale nel pentagramma, affidando ai suoni alti la costruzione di una atmosfera magnetica, sublime, nel senso più romantico del termine. Attentissimo, ancora una volta, il gioco fra momenti cantati e frasi solo orchestrali, che danno forma ad una danza sonora che travolge i presenti, fino alla profondissima nota finale, che riporta alla concretezza  della  quotidianità, dopo aver regalato la possibilità di volare sopra le fatiche di ogni giorno.

Il viaggio continua con un brano della Misa Luba congolese: un ‘Kyrie’ che è sperimentazione sonora, un susseguirsi raffinato di situazion timbriche, un gioco di volumi e toni, un dispiego cromatico ardito.

Un brano forte, difficile, che non ha niente di accattivante, ma che ti scarnifica il cuore, alla ricerca dell’Io più profondo, un modo di chiedere benevolenza, in tutte le forme, per tutti i limiti che abbiamo, in un crescendo che trasforma l’accorata richiesta personale in una supplica per tutti.

Alla fine, il pubblico esplode in un applauso gigantesco, quasi volesse lui stesso indossare quelle frasi musicali, a ringraziare chi ha saputo trovare al posto suo le giuste parole per chiedere quello che non si sa neanche dire.

‘Linda Mimosa’, brano scritto per Cesaria Evora e  particolarmente caro alla Ruggiero, ci trasporta in atmosfere sensuali, dagli equilibri sonori molto ben calibrati, in un racconto che evoca le tante sfumature del mondo femminile, cui la cantante dedica il brano.

La prima parte è chiusa da una sorta di suite con un canto che rinuncia alla parola, che parrebbe pura avanguardia musicale, gioco sonoro alla ricerca di effetti inediti e che, alla fine, scopriamo essere un brano degli anni Trenta.

La Signora Ruggiero esce e la platea apprezza il brano proposta dall’orchestra, che appare per certi versi come un inciso nel racconto, ma che dall’altro dimostra il talento di tutti gli strumentisti coinvolti e consente un attimo di sedimentazione alle sensazioni raccolte, che la musica aiuta a riordinare.

La seconda parte inizia con ‘Canzone fra le guerre’, sempre più attuale.

La Ruggiero cesella ogni parola, esalta ogni accento. Strazia la platea, devasta i cuori, trovando un’espressione assoluta, modulando la voce con sapienza. Il canto ci porta in quella notte buia, davanti a quella Pietà pagana, nella quale muore la Madonna per salvare il Figlio. La voce sale, anche se gli acuti scelgono di non volare liberi, perché le note alte diventano tragiche pugnalate, che paiono entrare nella carne, affidando al vocalizzo finale la verità: non ci sono parole per giustificare tanto dolore, ma non ci sono neppure scuse per motivare la mancata denuncia di un simile strazio, continuamente perpetrato.

Applausi e lacrime, lacrime ed applausi.

Incantati ed arrabbiati.

Non facile andare avanti, ma abbiamo davanti una artista vera, una donna saggia, che sa che bisogna cambiare registro per non perdere il senso del racconto cercando effetti plateali strabordanti. 

Non si cerca la serata che confermi il valore assoluto della cantante. 

Si desidera seminare germi di passione, frammenti di poesia, per far uscire dal torpore delle convenzioni, per far sentire meno soli coloro che con ostinazione sanno riconoscere i sentieri della passione, che credono che l’arte, per gli animi sensibili, sia come l’aria.

Ecco allora il primo dei cavalli di battaglia: ‘ Solo tu’, cantato con la coscienza della donna matura, che soppesa ogni parola.

Non ci sono i virtuosismi effimeri degli inizi della carriera, ma la meraviglia della grande interprete, che veste ogni brano di consapevolezza, che guarda a quello che deve venire, senza perdere neanche un attimo del vissuto, come fa nella intensa , coinvolgente, suggestiva: ‘Amore Lontanissimo’.

Atmosfere oniriche vengono distillate in ‘Cavallo Bianco’, magnificamente arrangiato da Sivilotti, che consente alla Ruggiero di volare sul pentagramma, dimostrando ancora una volta come il tempo abbia impreziosito e non ferito la sua voce. Ha donato consapevolezza di un suono fecondo di colori e toni, capace di raccontare anche con le pause, facendo scivolare alcune parole e soffermandosi su altre, in quella che, oltre ad una dimostrazione altissima di tecnica del canto, è una vera lezione di recitazione.

Quella cui assistiamo è la concretizzazione dell’evoluzione sapiente del recitar cantando, figlia di secoli di storia musicale, ma anche conquista preziosa, completamente libera e personale.

 ‘Occhi di bambino’ è cantato sull’ottava superiore, ricamando le note, senza nessuna ostentazione, nonostante si accarezzino vette stratosferiche. Il canto è drammatico, ebbro di poesia. Le frasi musicali raccontano di dolore e fiducia. Una mistica preghiera, una invocazione fortissima, ma al tempo stesso raccolta, che ha talmente tanto da domandare da scegliere ad un certo punto di rinunciare alla parola, che lascia lo spazio all’Infinito del suono che pare uscire dal cuore più che dall’ugola.

Dopo una pausa, nella quale l’orchestra offre un altro momento musicale che entusiasma i presenti, la Ruggiero propone un brano del 1986:’ Nuova Terra’, dedicato a chi ha cercato una nuova patria e rischia di non aver trovato nulla se non diffidenza e distanza.

Un brano moderno, asciutto, forte, che spiega meglio di tante riflessioni il perché dell’abbandono dei Matia Bazar: siamo davanti ad una artista che ha bisogno di sperimentare, di mettersi in gioco, di osare, che unisce alle prestazioni vocali eccellenti, testi ricchi, forti di tematiche importanti.  Una rondine, che non può vivere in una gabbia, per quanto piacevole.

Ci sono citazioni etniche evidenti, ma anche rimandi dotti nella scansione dei tempi, in un abbraccio di tradizioni che appare una autentica comunione, forte, cercata e guadagnata, che si ha l’impressione, guardando la mimica facciale della Ruggiero, spesso ruvida senza essere mai distante, che la cantante voglia difendere   da chi vorrebbe spettacolarizzare tutto,  tradurre in conti e ricavi.

Questa è Poesia. 

Sonora, musicale, ma prima di tutto Poesia. 

Che deve arrivare direttamente all’animo di chi ascolta, senza intermediari.

‘Per un ‘ora d’amore’ viene eseguita cercando sfumature ambrate nell’ottava bassa, rinunciando a quel virtuosismo iperbolico che, quasi cinquanta anni fa, l’ha portato ai vertici di tutte le classifiche.  Non è più il canto speranzoso di chi si apre alla vita, ma il racconto di chi conosce bene il valore delle parole che dice, che forse si lascia qualche rimpianto alle spalle, che pesa ogni sfumatura.  

Una canzone che assume il peso narrativo di un autentico Lieder.

‘Echi d’Infinito’ a questo punto trasforma le lacrime timide che attraversavano le gote di molto del pubblico in autentici ruscelli, che accomunano spettatori di ogni età, che specchiano le proprie aspettative nell’evocazione profondissima di un canto al tempo stesso inebriante e straziante.

Un gioco di gesti con il pubblico, a stemperare il pathos venutosi a generare, introduce all’ultimo brano ‘Vacanze Romane’, esempio di eleganza e misura, autentico cameo all’interno di una serata che profuma di miracolo e che viene salutato da oceanici applausi e ripetute chiamate al proscenio per cantante e direttore, orchestrali, che spingono la Ruggiero a regalare come bis, prima un iperbolico ‘Ti Sento’, nel quale vola sulle note, colorandole di ansia, paura, dubbio, gioia. Un gioco di ritmi, cesure, che trova nell’arrangiamento di Sivilotti un terreno magico per far germinare sensazioni e racconti, che ad un certo punto abbandonano la dimensione delle parole per raggiungere l’evocazione purissima, metafisica.

Infine ‘Guantanamera’, presentato come il canto di un uomo che aveva due ricchezze soltanto: la capacità di lavorare e l’amore della sua donna.

La Ruggiero chiede al pubblico di cantarla con lei. Alla fine in molti accompagnano il suo canto con il battito delle mani, ma nessuno rinuncia ad ascoltare la magia di questa voce realmente assoluta.

Una serata di magia e lacrime, di suoni e poesia, di verità e passione che ci fa sperare ancora che l’Arte , quella autentica,  consentirà al mondo di sopravvivere a se’ stesso.

 

 

Gianluca Macovez

27 agosto 2024

 

informazioni

Serata di Gala

con Antonella Ruggiero voce

Valter Sivilotti direzione ed arrangiamenti

Orchestra Sinfonica della Accademia Musicale Naonis di Pordenone

domenica 25 agosto ore 20:45

Talmassons (UD), Piazzale de Municipio

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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