Domenica, 08 Settembre 2024
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REMO ANZOVINO AL TEATRO SAN GIORGIO AD UDINE

Recensione del concerto di Remo Anzovino  ad Udine - teatro San Giorgio - il 27 novembre 2023

 

In un teatrino piccolo e raffinato, in pieno centro storico ad Udine, all’interno delle iniziative del Fineco Days, è stato proposto un concerto di Remo Anzovino, musicista interessante, autore di molte colonne sonore, in procinto di intraprendere una  lunga tournee  che lo porterà in tutta Italia.

La serata, curata da Sonia Dorigo che molti ricordano come  grande interprete dell’operetta e valente soprano lirico, era una sorta di anteprima, preziosa e delicata, delle prossime date,  nel corso della quale il compositore  si è esibito da solo, al pianoforte, con una soluzione scenica minima, composta da una luna realizzata con bottiglie di plastica ed un suggestivo gioco di luci, che andava ad interagire solamente con il fondale.

Tutto essenziale, per lasciare spazio alla musica.

Una serata decisamente riuscita, carica di riferimenti musicali dotti, di rimandi letterari, di armonie immediate, ma mai eccessiva, mai autoreferenziale, mai sopra le righe.

Quindici i brani previsti, cui si è aggiunto un bis.

All’inizio una sequenza di sei composizioni, che, era stato chiesto, non dovevano essere interrotte dagli applausi perché, spiegherà alla fine l’autore, voleva emulare una sorta di sogno, per trasportare l’ascoltatore in una sorta di volo nel mondo delle sensazioni.

In effetti il racconto musicale aveva bisogno di una grande continuità narrativa, doveva coinvolgere l’ascoltatore in modo totale, per raggiungere l’effetto liberatorio, per riuscire a far sì che la platea respirasse  seguendo il tocco del pianoforte, come si è concretizzato soprattutto con ‘ No Gravity’, quasi una risposta al brano di apertura, un coinvolgente ‘ the Second Life of Icarus’, nel quale il compositore è riuscito ad avvincere con una narrazione sempre più essenziale, minima formalmente ma ricca dal punto di vista emozionale.

In questo primo blocco emerge anche una conoscenza attenta dei grandi modelli del passato, che vengono assimilati in maniera originale e mai pedissequa. 

‘Air Swimmer’ gioca sul crescendo del corpo centrale, quasi un rimando rossiniano,  cui si contrappone una chiusura affidata a pochi suoni, vestiti di una carica simbolica commovente, che echeggiano certi flauti ottocenteschi che parevano scavare nel racconto delle vicissitudini delle primedonne belliniane e donizettiane.

‘Sky Flower’, invece, ci prende con una esecuzione trascinante, una scrittura persino opulenta, ritmata a colpi di piede, ad uscire da un formalismo  che poteva divenire prigione.

Ci sono  viaggi immaginifici, con leitmotiv mai troppo marcati in ‘On a Tightrope’, che paiono dialogare con i profumi di tango di ‘Celestial Trees’.

Alla fine del primo blocco, applausi convinti premiano Anzovino, che spiega al pubblico il significato della musica proposta ed anticipa la struttura del concerto.

Il cambio di direzione è evidente. 

Si passa dalle atmosfere suggestive ma sostanzialmente intimiste dei primi brani ad un ‘Embrace  of the Sun’, musicalmente ricchissimo ed esuberante, per giocare subito dopo sui toni raffinatissimi di ‘Don’t forget to Fly’.

Non servono parole per introdurre ‘9 ottobre 1963(suite for Vajont)’, forte e raccolta evocazione, che colpisce la platea che tributa un applauso convinto, reiterato, deciso. In un silenzio di parole ricco di significati.

Dopo tanta intensità ‘Natural Mind’ appare come una pausa rasserenante, che apre la via a ‘Following Light’, brano dedicato a Monet. Spiega Anzovino che è la colonna sonora di un lavoro  nel quale si narra come per il pittore l’immagine muti dopo sette secondi. Questo cambiare rapido è l’idea  sulla quale è costruito il brano, con una sequenza musicale di breve durata, rapida, veloce, come le pennellate degli impressionisti.

‘Galilei’, uno dei tanti lavori per cinema e video, è impostato su un bel gioco di controcanti, mentre ‘Istambul’ vede dei suggestivi interventi vocali di Anzovino, una sorta di citazione umana fu una fitta texture musicale dagli aromi misteriosi.

‘Igloo’ è costruito su accostamenti  di grande  suggestione, giocati su registri che spaziano dall’evocativo al divertente.

‘Metropolitan’ chiude con atmosfere americane il programma ufficiale, al quale segue uno straordinario ‘Alleluja’, intenso e raccolto, che segna l’apice di un concerto fuori dal comune per presa emotiva, capacita evocativa e raffinate suggestioni.

Copiosissimi applausi alla fine, con tante meritate chiamate in scena.

 

Gianluca Macovez

3 dicembre 2023

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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