#musica
Recensione di Tamburi e visioni in scena all'Aula Magna della Sapienza l'8 novembre 2016
Un nuovo evento per la stagione curata da Iuc, l’Istituzione universitaria dei concerti. All’interno dell’Aula Magna de l’università La Sapienza viene ospitato un concerto di alto livello. Un omaggio sentito a uno dei più grandi compositori viventi.
Che la qualità si riconosca pur non essendo esperti della materia è vero. Perché quando un’opera è riuscita, uno spettacolo è arrivato e ha trasmesso la pienezza del lavoro e della ricerca, la qualità appunto c’è e diventa elemento tangibile. Un’orchestra d’eccezione, per una performance in prima assoluta. In occasione degli ottant’anni di Steve Reich, l’ensamble Ars Ludi composta da musicisti, fra i quali percussionisti fra le eccellenze nel panorama internazionale, rende tributo al grande compositore americano esibendosi nel virtuosismo sonoro di Drumming, famosa opera di Reich. La corrente minimalista nella quale si inscrivono i lavori di Reich vengono presentati in una cornice sperimentale dove il sonoro e il visivo si intrecciano in un progetto suggestivo. Le immagini dinamiche, che spaziano da sequenze elettroniche a forme geometriche, si susseguono per tutta la durata dello spettacolo proiettando in un’ipnosi ritmica lo spettatore. Un ritmo infinito, senza pause, un’opera integra che si ripete nei suoni senza appiattirsi, anzi si riconferma. Sono immagini che riportano a una geometria sacra o a geometrie altre, a richiami esoterici, nel senso etimologico della parola e cioè “interno”. Interno perché figure come il cerchio sono internamente e sensibilmente percepite, la circolarità della vita, la spirale degli eventi, il centro, la ruota, elementi che si ritrovano nelle varie filosofie, religioni, scuole di pensiero iniziatiche, culti antichi, pensieri pagani e la formazione, inziale, di Reich lo vede impegnato in studi di filosofia, prima di affacciarsi al panorama musicale. Così anche la musica di Reich si forma in un panorama contemporaneo attingendo ad esso e superandolo, incastrando suoni e ritmi ricorrenti nella tradizione etnica di alcune culture. Ricordiamoci che questo pezzo venne composto nel 1970-1971, quando Reich, di ritorno da un viaggio in Ghana, decise di sperimentare, col suo metodo e la sua musica, la potenza espressiva delle percussioni e dei ritmi africani. Ascoltando Drumming, infatti, ci si sente accompagnati e proiettati nel cuore dell’Africa nera, l’Africa magica che conserva ancestrali riti e ancestrali sensazioni, in connessione con la parte più profonda e autentica dell’uomo, a contatto con gli elementi naturali e le sue forme. Le geometrie conosciute, appunto, e quelle non identificabili si seguono fra sperimentalismi musicali che giocano con la percezione dell’occhio umano in un crescendo psichico. Un elogio al tamburo e alla sua natura, a ciò che richiama e risveglia. Le voci che si inseriscono rendono elevata la consistenza a tratti terrena del suono strumentale, una pluralità di elementi che compongono un capolavoro unico. Altro lato che emerge e determina la riuscita dello spettacolo è l’integrità, elemento fondamentale, del gruppo. Ognuno nel suo spazio personale, ognuno a contatto intimo con lo strumento per una collaborazione che va in più direzioni. La compostezza e la concentrazione riportano alla professionalità dell’artigiano che si appresta a creare, la mano lavora con attenzione per calibrare tutti in un unico respiro. Ognuno col suo ritmo e si crea una pluralità di ritmi, vari ritmi creano, infine, un’unica composizione. Così gli artisti, si respirano varie personalità sincronizzate in un’unità. Ars Ludi ha permesso, dunque, di assistere alla creazione di un progetto musicale ampio, dove si coglie la sensazione di un qualcosa che va componendosi e che speriamo di poter vedere ancora riprodotto.
Erika Cofone
10/11/2016
Ars Ludi in Drumming di Steve Reich: il ritmo infinito.
Un nuovo evento per la stagione curata da Iuc, l’Istituzione universitaria dei concerti. All’interno dell’Aula Magna de l’università La Sapienza viene ospitato un concerto di alto livello. Un omaggio sentito a uno dei più grandi compositori viventi.
Che la qualità si riconosca pur non essendo esperti della materia è vero. Perché quando un’opera è riuscita, uno spettacolo è arrivato e ha trasmesso la pienezza del lavoro e della ricerca, la qualità appunto c’è e diventa elemento tangibile. Un’orchestra d’eccezione, per una performance in prima assoluta. In occasione degli ottant’anni di Steve Reich, l’ensamble Ars Ludi composta da musicisti, fra i quali percussionisti fra le eccellenze nel panorama internazionale, rende tributo al grande compositore americano esibendosi nel virtuosismo sonoro di Drumming, famosa opera di Reich. La corrente minimalista nella quale si inscrivono i lavori di Reich vengono presentati in una cornice sperimentale dove il sonoro e il visivo si intrecciano in un progetto suggestivo. Le immagini dinamiche, che spaziano da sequenze elettroniche a forme geometriche, si susseguono per tutta la durata dello spettacolo proiettando in un’ipnosi ritmica lo spettatore. Un ritmo infinito, senza pause, un’opera integra che si ripete nei suoni senza appiattirsi, anzi si riconferma. Sono immagini che riportano a una geometria sacra o a geometrie altre, a richiami esoterici, nel senso etimologico della parola e cioè “interno”. Interno perché figure come il cerchio sono internamente e sensibilmente percepite, la circolarità della vita, la spirale degli eventi, il centro, la ruota, elementi che si ritrovano nelle varie filosofie, religioni, scuole di pensiero iniziatiche, culti antichi, pensieri pagani e la formazione, inziale, di Reich lo vede impegnato in studi di filosofia, prima di affacciarsi al panorama musicale. Così anche la musica di Reich si forma in un panorama contemporaneo attingendo ad esso e superandolo, incastrando suoni e ritmi ricorrenti nella tradizione etnica di alcune culture. Ricordiamoci che questo pezzo venne composto nel 1970-1971, quando Reich, di ritorno da un viaggio in Ghana, decise di sperimentare, col suo metodo e la sua musica, la potenza espressiva delle percussioni e dei ritmi africani. Ascoltando Drumming, infatti, ci si sente accompagnati e proiettati nel cuore dell’Africa nera, l’Africa magica che conserva ancestrali riti e ancestrali sensazioni, in connessione con la parte più profonda e autentica dell’uomo, a contatto con gli elementi naturali e le sue forme. Le geometrie conosciute, appunto, e quelle non identificabili si seguono fra sperimentalismi musicali che giocano con la percezione dell’occhio umano in un crescendo psichico. Un elogio al tamburo e alla sua natura, a ciò che richiama e risveglia. Le voci che si inseriscono rendono elevata la consistenza a tratti terrena del suono strumentale, una pluralità di elementi che compongono un capolavoro unico. Altro lato che emerge e determina la riuscita dello spettacolo è l’integrità, elemento fondamentale, del gruppo. Ognuno nel suo spazio personale, ognuno a contatto intimo con lo strumento per una collaborazione che va in più direzioni. La compostezza e la concentrazione riportano alla professionalità dell’artigiano che si appresta a creare, la mano lavora con attenzione per calibrare tutti in un unico respiro. Ognuno col suo ritmo e si crea una pluralità di ritmi, vari ritmi creano, infine, un’unica composizione. Così gli artisti, si respirano varie personalità sincronizzate in un’unità. Ars Ludi ha permesso, dunque, di assistere alla creazione di un progetto musicale ampio, dove si coglie la sensazione di un qualcosa che va componendosi e che speriamo di poter vedere ancora riprodotto.