Recensione di Fiore etrusco di Vincenzo Allegrezza
Il romanzo è edito da Aracne editrice, una casa editrice fondata nel 1993 che si occupa prevalentemente di letteratura scientifica, didattica e accademica.
Chi di professione fa il tombarolo non può raccontare le sue scoperte, se non vuole finire in carcere o rischiare che dei ladri, a loro volta, gli rubino il bottino. La gente mormora, la notizia si diffonde rapidamente… Vincenzo, invece, decide che, qualora trovasse qualcosa di realmente importante, lo consegnerebbe alle autorità, poiché il bisogno di condividere la scoperta sarebbe più forte di ogni altra cosa. Trascorre così l’adolescenza a scavare tombe e ad assistere, inerme, alla compravendita dei reperti. Ma un giorno fa un sogno: un uomo con elmo e corazza lo chiama da un sito spietrato. E Vincenzo parte subito per una ricognizione che gli cambierà la vita.
Il romanzo si ispira alla vita dell’autore Vincenzo Allegrezza, narra infatti in chiave romanzata le sue vicende dalla nascita del suo amore per gli etruschi fino a oggi.
Come il protagonista infatti, l’autore è un avvocato che nel romanzo riesce a laurearsi brillantemente nonostante le avversità.
Entrambi hanno un grande amore per il mondo etrusco ma scelgono di agire diversamente. Infatti mentre il protagonista del romanzo collezionerà reperti archeologici, l’autore combatterà come avvocato contro il prelevamento abusivo delle pietre con ruspe “ Spietramento”, in siti d’interesse archeologico.
Non si può effettivamente sapere cosa è reale e cosa è frutto della fantasia; nel romanzo infatti realtà e immaginazione si fondono.
Vincenzo nel romanzo è guidato dal sogno di una donna etrusca che lo porta a fare grandi scoperte e a rivivere il loro passato. Questa donna sarà la sua ossessione e in un certo senso, forse, la sua rovina...
Tutto il romanzo quindi è pervaso da una corrente onirica ed esoterica, non solo il protagonista è guidato dai suoi sogni, anche altri personaggi sognano e interpretano le loro visioni oniriche come premonizioni o maledizioni.
Particolare è l’impostazione del racconto che risulta essere una conversazione su facebook con una donna molto interessata e pronta a credere a tutto ciò che le viene raccontato, anche se sembra surreale.
C’è quindi un’atmosfera surreale che permea tutto il racconto e a volte lo rende poco credibile. Si percepisce il ricorso a leggende e antichi racconti sul mondo etrusco che si possono conoscere solo se molto appassionati.
Le leggende sono sempre esistite ed è bello vederle combinarsi con la realtà, ma una realtà dura, densa di difficoltà, incomprensioni, come quella che vive il protagonista. Lo stile è semplice, autentico ed in grado di catturare l’interesse del lettore. Le prime pagine però non sono molto coinvolgenti e rendono un po’ difficoltoso proseguire nella lettura.
Emerge da questo romanzo una forte critica alla città di Civitaveccha che sembra essere una luogo in cui imperversa la corruzione, la mafia e lo spietramento. Una città che non vuole innovarsi bensì preferisce rimanere chiusa in se stessa, preservare lo status quo. Ovviamente non tutto ciò che troviamo nel romanzo è vero però emerge l’intenzione di porre una critica a questa città e forse a tante altre realtà italiane.
Tutto questo l’autore, Vincenzo Allegrezza, lo sa perché Civitavecchia è la sua città, è lì che vive ed opera. Ma chi è davvero Vincenzo Allegrezza?
É un avvocato ma anche storico del mondo etrusco e romano, che da anni si batte pubblicamente contro l’attività abusiva di prelevamento delle pietre con ruspe (il cosiddetto “spietramento”) che distrugge siti archeologici d’immenso valore. Collabora con i carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale ed è da questi encomiato.
Se la suspense, il mistero, l’archelogia vi incuriosiscono, vi consigliamo di leggere questo racconto augurandovi buona lettura!
Debora Fusco
18 giugno 2019