Giovedì, 21 Novembre 2024
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Lucia Lavia: “Shakespeare è una ricerca continua, il ruolo di Giulietta è il più difficile che io abbia fatto”

#interviste

Ci siamo quasi. Dal 14 febbraio al 5 marzo sarà in scena al Teatro Eliseo, Romeo e Giulietta, una produzione Khora Teatro, in coproduzione col Teatro Stabile d’Abruzzo, per la regia di Andrea Baracco con Lucia Lavia, nel ruolo di Giulietta, e Antonio Folletto, nel ruolo di Romeo. A vestire i panni di Mercuzio ritroveremo Alessandro Preziosi, altro eccellente attore che abbiamo imparato ad apprezzare non solo al cinema e in televisione, ma anche a teatro nel ruolo di Don Giovanni di Molière e Cyrano de Bergerac

 

Nell’attesa di assistere a quella che è la tragedia più famosa del drammaturgo inglese, abbiamo intervistato Lucia Lavia, la quale ci ha svelato non poche novità – e sorprese – riguardo i personaggi di Giulietta e Romeo. A quanto pare, infatti, ciò che vedremo non sarà il solito polpettone ricco di sfaccettature smielate spinte al limite del romanticismo, ma una versione più reale e concreta dell’amore vista con gli occhi del poeta del Seicento.     

 

Romeo e Giulietta è il testo che viene più spesso trasposto a teatro rispetto a tanti altri testi. In cosa si differenzia la sua Giulietta a confronto con le tante altre Giuliette che abbiamo già visto?

Allora, abbiamo fatto un lavoro molto lungo e molto faticoso insieme al regista, Andrea Baracco, sul personaggio di Giulietta. È un personaggio che mi è affine solo in parte, un po’ per un discorso di età e poi per un discorso di fisicità dato che come mia impronta attoriale non mi è molto vicina. La cosa interessante che ha deciso il regista è di non dare al personaggio di Giulietta un imprinting romantico o smielato, ma di scegliere la strada che Shakespeare aveva scelto perché, sì, Giulietta è una ragazzina di quattordici anni però è descritta come una ragazza concreta, molto intelligente; i suoi monologhi sono monologhi di ragionamento in cui il pensiero è esternato tantissimo, al contrario di Romeo, che invece è più impulsivo, Giulietta è più concreta. La concretezza è fondamentale secondo me perché non rende il personaggio banale, melenso… è una ragazza giovanissima, quasi bambina, con un carattere maturo. È molto difficile da interpretare anche perché le battute ti portano da un’altra parte, c’è il rischio di cadere nello smielato perché le battute di Romeo e Giulietta sono tutte battute d’amore: la difficoltà sta nel parlare di amore senza fare troppo gli innamorati, e questo è stato ed è un lavoro che io continuo a fare nonostante le repliche. È lo spettacolo più difficile che abbia mai fatto.

 

Come si è preparata per questo ruolo?

Sinceramente questa volta penso di aver fatto uno sbaglio perché bisogna assolutamente arrivare alle prove svuotati di qualsiasi tipo di pensiero e immaginazione sul personaggio. Io ho fatto l’errore di cercare il personaggio da sola per portare qualcosa già alle prove… sa, sono molto giovane e per la paura del ruolo molto complesso ho studiato prima, e quindi ho iniziato a imparare a memoria, immaginarmi delle cose, e questo mi ha portato un po’ fuori perché la mia visione contrastava con quella di Andrea. È stato veramente duro scardinare quello che mi ero già prefissata, infatti ho dovuto fare un lavoro di pulizia mentale, di solito arrivo senza una idea mia alle prove. Alla fine abbiamo costruito un personaggio molto interessante, intelligente, forte e complesso. C’è stato un grande lavoro da parte mia e soprattutto di Andrea, non si smette mai di imparare, studiare e provare, nemmeno durante le repliche. E poi la difficoltà sta anche nel raccontare Shakespeare, non solo da un punto di vista tecnico, ma soprattutto rendendoti conto che stai dicendo delle cose “sacre”, è molto difficile non cadere nella retorica.

 

Andrea Baracco sviscera il testo di Shakespeare facendo perno su tre punti fondamentali: il tempo, la natura dello spirito borghese di quel periodo e la personalità ermafrodita e tragica di Mercuzio. Qual è il vero punto di forza nel testo di Romeo e Giulietta?

Fermo restando che lo spettacolo è stato ricostruito e montato dal regista che ha deciso di fare luce su queste tematiche, per me il discorso fondamentale è il discorso del “nome”, esce sempre fuori il nome “Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo, rinuncia al tuo nome, che cos’è un nome…”, ma anche quando Romeo dice a Frate Lorenzo “Padre dimmi dov’è nascosto il mio nome nel mio corpo, per saccheggiarlo e portarmelo via…” è come se la borghesia e tutto ciò che è amore, tutto ciò che è anima venisse incastrato in qualcosa di inesistente che è il nome; e poi, soprattutto, quello che ci racconta questo testo è che l’amore è possibile solo nella morte. Questa è la tematica: che l’amore vero è possibile solo nella morte.

 

I personaggi che ha interpretato hanno sempre avuto un certo spessore. Oltre ad avere una fragilità disarmante, un animo dolce e romantico sono caratterizzati anche da una forza e da una tenacia sorprendente. Si rispecchia molto in loro caratterialmente? 

Dipende dai personaggi. Ci sono stati personaggi molto notevoli, Madame Bovary per esempio è stata un’operazione molto importante per me in cui c’è stato un grande impegno, una grande fatica anche da parte della compagnia e sempre sotto la direzione di Andrea Baracco. Diciamo che io amo interpretare personaggi un po’ storti, un po’ complessi, con delle fragilità e anche dei lati negativi, è un profilo molto interessante che mi affascina molto. Anche Ifigenia è stato un ruolo molto importante per me, ci sono personaggi che mi sono divertita a fare anche se io non sono mai contenta del mio lavoro alla fine, ogni volta che faccio una cosa penso che non l’ho mai fatta come avrei voluto farla, sono un po’ perfezionista. Tornando al discorso di Giulietta per me è come una montagna, con Shakespeare non si può scherzare, è una continua ricerca e devi sorprendere anche il pubblico perché il pubblico sa di cosa stiamo parlando, e quindi non possiamo andare solo a memoria, ma sorprenderlo, nonostante conoscono meglio di noi la storia di Romeo e Giulietta. È difficilissimo e impossibile, ma noi ci proveremo.

 

Madame Bovary, Angelica, Giulietta, Lucia Lavia… sul palcoscenico si fondono in un’unica persona, ma chi è la vera Lucia Lavia?

Mamma mia… non lo so! Forse tutti gli attori finiscono col fare gli attori perché con noi stessi abbiamo tanti di quei problemi che cerchiamo di essere altro da noi. Non lo so come sono, non credo ancora di conoscermi, non mi conosco abbastanza per poterle dire chi sono.

 

Romeo e Giulietta e non Giulietta e Romeo. Si è mai chiesta il perché di questa “prevaricazione” del maschio rispetto alla femmina? Lei che ha sempre interpretato donne coraggiose, cosa pensa delle donne?

Penso che le donne e gli uomini siano esseri diversi, penso che dobbiamo rispettare la diversità pur avendo uguali diritti. Io non pretendo di essere uguale ad un uomo e un uomo non deve pretendere di essere uguale a me, dobbiamo avere gli stessi diritti, dobbiamo essere uguali di fronte alla società rispettando la nostra diversità. Non penso che le donne siano migliori degli uomini come non penso che gli uomini siano migliori delle donne, siamo uguali nella nostra diversità.

 

Cosa dobbiamo aspettarci dunque dal Romeo e Giulietta con Lucia Lavia e Antonio Folletto?

Cerchiamo di essere reali, di essere veri, di essere innamorati… di mostrare la diversità che c’è in Romeo e Giulietta ricostruiti con caratteri completamente diversi, anche nel modo di muoversi, di parlare e di esprimersi. Cercheremo di portare in scena uno spettacolo con un ritmo incalzante, di commuovere, se sarà possibile, ma soprattutto cercheremo di fare e di dare il massimo. 

 

Costanza Carla Iannacone

10 febbraio 2017

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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