Sabato, 23 Novembre 2024
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Valentina Mikulic e la musicoterapia: una strada per ascoltare se stessi

Utilizzare l’arte come terapia, per alleviare o superare un iniziale stato di difficoltà o sofferenza dell’essere umano è quanto di più affascinante si possa fare nella propria vita. Se tutte le espressioni artistiche già racchiudono in sé una dirompente carica positiva, che scardina strutture distorte, dà voce a emozioni e pulsioni nascoste, contribuisce alla cultura di un popolo, rende liberi gli esseri umani, le artiterapie compiono, in questa ottica, un ulteriore balzo in avanti. In esse l’artista si pone a fianco del paziente, mettendogli a disposizione tutto il suo talento, gli studi, le capacità. L’arte diviene quindi il linguaggio per entrare in contatto, il mezzo per operare un cambiamento, la via per prendersi cura e migliorare la qualità della propria vita.  

Dopo aver parlato di logoteatroterapia e di comicoterapia, affrontiamo oggi la musicoterapia, grazie a un’intervista alla musicoterapista Valentina Mikulic.

La prima cosa che colpisce chiunque entri in contatto con lei, è la serenità che traspare dal suo sorriso, unita a una estrema capacità di guardare ciascuno dritto negli occhi e connettersi con la verità dell’essere. Questa autenticità Mikulic la riporta in ogni rapporto che costruisce, da quello con il piccolo paziente irrequieto e non-verbale, a quello con l’adulto affetto da disabilità intellettiva o con la giovane futura mamma preda di ansie e paure per il piccolo che nascerà. 

La metodologia che Mikulic utilizza è la musicoterapia. Scopriamo grazie a lei qualcosa di più di questa efficacissima disciplina.

 

Parlaci di te..

Mi chiamo Valentina Mikulic e sono di origine bosniaca ma nata nel 1973 in Germania. Nel gennaio del 1993 sono arrivata in Italia, scappavo dalla guerra.  Nel 2001 mi sono diplomata in musicoterapia. 

Perché hai scelto la musicoterapia come professione?

Ho scelto la musicoterapia per caso, uscivo dall’esperienza della guerra in Bosnia e quindi ero molto attratta dal connubio fra la musica, la terapia e il benessere che poteva dare questo tipo di formazione.

 

Cos'è la musicoterapia?

La musicoterapia è una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica o il suono come strumento di comunicazione non-verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche.

 

Quale metodologia specifica utilizzi?

Ci sono diversi modelli di musicoterapia. Quello al quale faccio riferimento è il Modello Benenzon detta MTB.

La MTB prevede la creazione e lo sviluppo di una relazione tra musicoterapista e paziente attraverso l’applicazione attiva della tecnica musicoterapica e l’uso dei canali comunicativi non verbale, corporeo, sonoro e musicale. Nel contesto non-verbale il sistema percettivo del paziente viene stimolato da codici di comunicazione alternativa alla parola quali linguaggio corporeo, sonoro, musicale e da stimoli tattili, visivi e percettivi. L’obiettivo è il miglioramento dei processi comunicativi e relazionali del paziente.

L’aspetto teorico più significativo della MTB è il concetto di Identità Sonora (Iso), che si riferisce all’esistenza, nella memoria di ogni individuo, di tracce derivanti da suoni aventi un valore e un significato che la persona riconosce a diversi livelli di coscienza. Queste tracce derivano sia da elementi fondanti, sia dalle relazioni e dalle esperienze che la persona acquisisce nel corso della propria vita.

 

Quali strumenti vengono usati?

Il G.O.S., Gruppo Operativo Strumentale, è costituito da tutti gli strumenti sonoro-musicali dei quali il musicoterapista fa uso all’interno della seduta per comunicare con il paziente. Si utilizzano gli strumenti Orff integrati da una serie di oggetti di varia natura, forma e materiale che risultino utili per il lavoro terapeutico. Caratteristica primaria degli strumenti è che siano di facile utilizzo. L’uso degli strumenti, infatti, non ha alcune fine estetico, ma serve ad approfondire la relazione tra paziente/i e musicoterapista.

 

Nella tua esperienza, quali sono stati i momenti più importanti?

Nei 19 anni di lavoro come musicoterapista, i vissuti più significativi rimangono sempre le restituzioni dei pazienti come “in questo spazio posso essere me stesso’’, oppure sentirli liberi di cantare a squarciagola in “inglese proprio’’. Alcuni trasformano i vari strumenti musicali in un unico strumento che viene suonato in modo non convenzionale e così esprime la libertà della propria creatività.

 

Cecilia Moreschi

15 dicembre 2020 

 

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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