Giovedì, 21 Novembre 2024
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Matthias Martelli, protagonista di ‘Mistero buffo’ al Todi Festival 2019

Diretto da Eugenio Allegri, Martelli sarà nuovamente sul palco a rendere omaggio al maestro Fo con una nuova edizione di giullarate

 

Andrà in scena il 29 agosto nell’ambito del Todi Festival l’anteprima nazionale della seconda edizione di ‘Mistero Buffo’, dedicata ai 50 anni dalla prima rappresentazione assoluta delle giullarate di Dario Fo e Franca Rame. Per l'occasione abbiamo posto alcune domande al bravissimo Matthias Martelli, attore giovanissimo che per la seconda volta si è messo in gioco portando sul palco un testo complesso di un grande maestro del nostro teatro.

 

Con quali aspettative sei partito per questa nuova avventura di ‘Mistero Buffo’?

Il lavoro è partito molto bene, siamo molto soddisfatti io ed Eugenio (Allegri ndr). Rispetto alla prima edizione, per la quale abbiamo dovuto mettere in piedi alcuni principi base delle giullarate quali il linguaggio o la gestualità, ora abbiamo avuto la strada spianata: dopo tante repliche infatti, questa edizione per i 50 anni l’abbiamo gestita con maggiore serenità.

 

Rispetto allo spettacolo precedente, avete introdotto nuove giullarate?

Sì, esatto. Presenteremo al pubblico due nuove storie, ‘La nascita del giullare’ e ‘La parpaia topola'.

 

Puoi dirci un po' cosa raccontano?

La prima rappresenta un vero e proprio manifesto della tradizione giullaresca perché è il giullare stesso a raccontare come lo è diventato: svela che, prima di essere un giullare, era un contadino sfruttato dal suo padrone. Un giorno trova una terra sterile e incolta che non appartiene a nessuno e decide di occuparsene insieme alla sua famiglia riuscendo a renderla fertile. A questo punto, il padrone viene a reclamarla gettando la vita del contadino e quella dei suoi familiari nel caos tanto da spingerlo al suicidio. È proprio quando decide di impiccarsi, che al contadino appare Gesù a salvarlo e a farlo diventare giullare. Memore delle ingiustizie subite, il compito del giullare sarà quello di dar voce agli sfruttati, di ribaltare le gerarchie e denunciare i poteri forti.
Di tutt'altro tono è l’altra giullarata, ispirata come la prima a un racconto medievale ma dal tema più profano. Racconta di un pastorello, Gianpietro, terrorizzato dalla ‘parpaia topola' (l'organo femminile) ma che, nonostante ciò, si innamora di Alessia, amante di Don Faina. I due amanti, spinti dalla mamma di lei, la Volpassa, ordiscono un piano per trovare un marito fantoccio ad Alessia e prendono di mira l’ingenuo pastore. Tra varie disavventure e imbrogli, l’unico che ne uscirà con dignità sarà proprio il pastore-giullare, vero vincitore morale della storia.

Al festival non vestirsi solo i panni dell' attore ma anche quelli di insegnante per i Comedy Lab…

Esatto. I laboratori saranno organizzati in tre lezioni di un’ora in cui spiegherò le basi per la costruzione di un personaggio comico, lo studio del personaggio del giullare e come usare l'improvvisazione, che è alla base della nostra commedia dell’arte.

 

A proposito dello studio dei personaggi, qual è il tuo approccio?

La nascita di un personaggio varia: possono venire fuori dalla scrittura, dall’improvvisazione o da lampi fulminei. La cosa importante per me è impostarne la creazione partendo dalla fisicità del personaggio, dalla sua gestualità e dalla mimica perché il pubblico, più che dalle parole, viene colpito dal linguaggio del corpo. Ecco perché quando creo, tendo a dare più importanza alla fisicità che alle elucubrazioni mentali. Per le giullarate poi è stato fondamentale il supporto di Eugenio: senza le basi che mi ha trasmesso non avrei saputo come sviluppare al meglio i miei personaggi. Così come pure parte fondamentale della mia formazione è l’insegnamento del maestro Jacques Lecoq, grande amico di Dario Fo, che parla di corpo scenico sottolineando l’importanza del movimento e della fisicità gestuale.

 

Come pensi che reagirà il pubblico del festival alle nuove giullarate?
La base dello spettacolo è entrare in connessione energetica con lo spettatore. Anche se si tratta di nuove storie, non funzionano diversamente dalle precedenti: bisogna sempre rispettare la tecnica teatrale senza darla a vedere e, anche se la mia gestualità è naturalmente diversa da quella di Dario, una volta che entro in contatto con il pubblico creando una sintonia, la magia è compiuta.

 

Proponendo ‘Mistero Buffo’ non hai mai avvertito una sorta di timore nel confronto con Fo?

Dario è stato un attore inimitabile, un vero giullare, e non ha senso fare paragoni o parlare di confronto con lui. Il teatro non va vissuto come una gara tra attori a chi è il più bravo ma come un qualcosa che si vive nel presente, e per rendere giustizia a un’opera come quella di Fo bisogna rifarla, riadattarla al tempo attuale e, di fatto, considerarla come un classico del teatro. Non ho mai sentito il confronto con Fo anche perché, per come l’ho conosciuto io, è sempre stata una persona di un’umiltà impressionante, che mi ha insegnato a sentirmi libero di sviluppare il mio modo di essere sulla scena, quindi posso dire di non temere che il pubblico o la critica ci mettano a confronto.

 

Tu sei giovanissimo ma vanti alle tue spalle già un bel bagaglio di esperienze, cosa suggeriresti a un giovane che, come te, vorrebbe intraprendere la via del teatro?

Gli consiglierei di seguire delle vie diverse da quelle che vengono proposte e che sono state già battute perché, mai come prima, oggi il mondo del teatro vive una fase di chiusura e di caos. Si dovrebbe capire e ci si dovrebbe domandare se si possiede una passione tale da riuscire ad affrontare una situazione che si prevede sempre peggiore, almeno nel nostro paese. Bisogna venir fuori dagli schemi già preposti da altri, cimentarsi in cose nuove e promuoversi in modo originale e indipendente. Soprattutto, bisogna partire da radici e modelli forti, recuperando quelli del passato e andando a cercare quelli che sono ancora al lavoro, come Eugenio, affinché salire su un palco non finisca con l’essere una pura esibizione del proprio ego.

 


Diana Della Mura

 24 agosto 2019

 

 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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