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È il teatro che dà coerenza ai sogni. Intervista a Marcello Amici in scena con Pirandelliana dal 9 luglio al 4 agosto 2019 nel giardino della basilica dei Santi Alessio e Bonifacio all’Aventino

Pirandelliana, la rassegna più amata dell’estate romana, anche quest’anno è tornata ed è pronta a farci compagnia, a farci rilassare, a farci divertire e a farci riflettere. Abbiamo intervistato Marcello Amici, direttore ed ideatore de La Bottega delle Maschere, nonché di questo teatro per le strade, nelle piazze e, se vogliamo, nelle chiese (da vent’anni ormai Pirandelliana si svolge nel cortile della Basilica dei Santi Alessio e Bonifacio sull’Aventino) il quale ci ha svelato non poche curiosità di questa rassegna e delle altre che l’hanno preceduta, inanellando al contempo, una squisita disquisizione sul concetto di teatro, di letteratura e di cultura in generale.


Quest’anno la rassegna Pirandelliana è arrivata alla XXIII edizione. Quali sono le emozioni che accompagnano ogni anno il ritorno sulla scena?


Guarda, la sera della prima (9 luglio) camminavo dietro il palco e sentivo le stesse identiche emozioni che sentivo cinquant’anni fa prima di entrare in scena. Mi emoziona sempre tanto entrare nella vita di un’altra persona, è questo un po’ il senso di “fare il teatro”, vivere e ripetere i sentimenti del personaggio che si va ad interpretare, sentire qualcosa che io alla mia età ho esaurito, compiuto.


Come vi siete preparati per questa edizione?


Mi piace questa domanda Carla e ti dico subito perché. Agli inizi di questa avventura cominciavo a preparare la Pirandelliana all’incirca nel periodo dell’epifania, poi mi sono accorto che questa mia mania di iniziare così presto suscitava qualche perplessità tra gli attori della compagnia che si sentivano diciamo, per così dire, costretti ad impegnarsi per otto mesi con La Bottega delle Maschere. Così da qualche anno ho iniziato a spostare le prove dal 1° marzo. Sono prove molto faticose, anche perché noi prepariamo non una ma due commedie, e vedere questi ragazzi – preparatissimi perché ognuno di loro viene dalle più prestigiose accademie di teatro – che un giorno interpretano un personaggio e domani un altro, è una cosa meravigliosa.


Perché quest’anno si è scelto di portare una commedia (Tutto per bene) e degli atti unici, cosa che successe anche cinque anni fa con Sei personaggi in cerca d’autore e quattro atti unici?


Perché quest’anno volevo presentare qualcosa di nuovo di Pirandello ma anche poco conosciuto. Quest’anno ho voluto calarmi ancor più nel suo pensiero che è la vita fa male a tutti. Tutti i personaggi che arrivano sul palcoscenico sono stati tutti contagiati da questa vita che inevitabilmente fa male. Incontriamo una solitudine esistenziale, incontriamo il diverso: sono tutti problemi che noi, da qualche anno, viviamo costantemente perché voi giornalisti ce li proponete. Ebbene, il diverso è una creatura che va non soltanto rispettata, ma va filtrata e data al pubblico per vedere la grandezza che c’è dentro. Quante volte vediamo un mucchio di cenci per strada buttati su un marciapiede o su una panchina? Lì sotto c’è un’anima che pensa e quando quest’anima pensa e ha una sua storia si erge, racconta la sua storia tutto intorno e tutto il mondo ammutolisce di fronte a questo e dice: “Ma come? Là sotto c’era tutta questa grandezza?”.
Ci vuole il teatro per dar coerenza ai sogni che tutti abbiamo, è questa la sua importanza; l’attore sta sul palcoscenico, racconta una storia ma pretende di essere creduto come se stesse raccontando delle cose vere, dall’altro lato c’è lo spettatore che ascolta questa storia anche se sa che è finta, ma è questo che rende il teatro la cosa più grande che esiste sulla faccia della terra.


Come nasce La Bottega delle Maschere e la passione per Pirandello?


La Bottega delle Maschere nasce con me e mia moglie, lei è stata l’artefice prima, quella che ha dedicato tutta la sua esistenza più di me alla sua nascita. Venivamo tutti da scuole diverse, all’epoca di Pirandello – ti parlo degli anni Venti, Trenta – non si sapeva nemmeno l’esistenza, poi quando ci venne raccontato rimanemmo tutti affascinati da queste messe in scene perché vedevamo che dietro a questo autore non c’era il “valutato”. Nella mia vita ho interpretato Svevo, Strindberg e tanti altri autori, poi Pirandello è tornato con l’estate romana e si pensò di raccontare la storia della nostra cultura, della nostra letteratura, di quello che siamo. Si pensò di raccontarlo per le strade, nelle piazze, l’imperativo era che si doveva raccontare la cultura, il vero teatro, si doveva spiegare il significato di quella parola a quel pubblico che veniva lì dove il teatro non c’era mai stato. Invito tutti i lettori, gli spettatori e il pubblico a leggere una qualsiasi opera di Pirandello, anche mezza pagina, leggerlo è trovare una conclusione che stupisce perché non è una conclusione qualunque, ovvia, c’è tutto uno spirito dentro.


In tutti questi anni c’è stata un’opera a cui siete più affezionati e che avete preferito più delle altre portare in palcoscenico?


C’è un’opera alla quale io sono particolarmente legato ed è I giganti della montagna. Io sono un contadino Carla e quando io ero bambino e vedevo nei campi la luna che inondava tutto di bianco gli alberi che proiettavano sul terreno un’ombra, sotto quell’ombra io ho visto tutta la mia regia. Lì dentro vedevo la paura, il lupo mannaro, vedevo il brigante, vedevo qualcosa pronto ad aggredirmi ma non ad aggredirmi per farmi del male, solo per regalarmi una vita più forte, e allora questo concetto di luna e di questa ombra e via di seguito mi fa amare I giganti della montagna.


Qual è il ricordo più bello di questa lunga esperienza dell’estate romana?


È stato il periodo di Gianni Borgna, la sua dolcezza. Io allora facevo una rubrica televisiva su una emittente che si chiamava TeleVita dove per diciotto anni mi sono occupato di teatro, si chiamava Dietro le quinte, e lo intervistai tantissime volte. Aveva una dolcezza che sembrava costantemente irrorata dalla luna. Questa maniera così antica di incontrarci era bella, ecco. È questo il ricordo più bello dell’estate romana.


Ci saranno altre edizioni di Pirandelliana?


Speriamo che ci sarà di nuovo quel guizzo che spianerà la strada alla XXIV edizione.


PS: l’artista, a fine intervista, mi ha assicurato che… sì, la XXIV edizione è già work in progress.

 


Costanza Carla Iannacone
11 luglio 2019

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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