Una donna in grado incarnare in pieno lo spirito dell’artista, una carriera eterogenea nella quale si è potuta cimentare in molti ruoli, amata da un pubblico vastissimo. Dialogare con lei è stata una vera e propria scoperta. Scoperta avvenuta in occasione della messa in scena dello spettacolo “Dall'inferno all'infinito” presso l’Auditorium di S. Michele Arcangelo a Sezze (all'interno del Festival Radure), grazie alla quale abbiamo avuto modo di conoscere la vita avvolta dalla poesia, dalla musica e dalla recitazione di Monica Guerritore.
“Dall'inferno all'infinito”, poesia e teatro, due arti che sembrano inflazionate oggi… cosa ne pensa?
Ci sono spettatori che sono già tornati quattro volte a vedere lo spettacolo, questo è già un dato indicativo. Quello raccontato nello spettacolo è un viaggio che non ti aspetti, ha dei forti connotati psicoanalitici, ciò permette allo spettatore di essere preso, rapito, da suggestioni in grado di spiazzare l’intelletto.
I versi che vengono usati nello spettacolo poi non rispondono alle solite regole della metrica, sono raccontati in prima persona, così facendo restituiscono a chi ascolta cosa può aver effettivamente provato l’autore quando li ha scritti e rende quei versi veramente immortali. Questo aspetto psicanalitico che usa la poesia attraverso la recitazione piace molto a chi vede lo spettacolo, anche a chi magari quei versi non li ha mai sentiti.
Da Pasolini a Dante, da Proust a Pavese, passando per Flaubert ed Elsa Morante. Le opere di questi grandi autori sono il nucleo dello spettacolo, ormai in scena da più di un decennio. Qual è il fil rouge che li unisce?
La musica è l’elemento che precede ogni canto e che lega tutto lo spettacolo, Wagner diceva che la musica anticipa le suggestioni ed è per questo motivo che lavoro molto con la musica: è il vero pedale emotivo che precede tutto il resto. In questo modo gli spettatori prima vengono attraversati, poi si lasciano completamente andare. In tutto lo spettacolo si crea un’armonia fra la musica, la mia voce che legge i versi e che racconta di questi testi accomunati tutti dalla ricerca di quell'infinito che tanto ci intriga e che si può ritrovare in tutti gli autori citati.
Radure, un progetto ambizioso che ha lo scopo di proporre spettacoli teatrali sulla via Francigena del sud: Segni, Sezze, Carpineto Romano, Priverno e Norma sono i comuni interessati all’iniziativa. Scommetto che se chiediamo al primo che passa cos’è la via Francigena non sa nemmeno di cosa stiamo parlando, perché allora è importante scommettere su queste iniziative?
Proprio perché in molti non sanno nemmeno cos’è la via Francigena, se non ci fossimo noi a ricordare le bellezze del territorio, dell’arte e della cultura, così come delle opere che abbiamo dimenticato o che non conosciamo, chi lo farebbe? Credo che sia anche questa la missione di chi fa spettacolo.
La poesia rimane al centro del suo prossimo futuro artistico, c’è un altro spettacolo che presto riproporrà, stiamo parlando del concerto dedicato ad Alda Merini che andrà in scena il 10 agosto al teatro Antico di Taormina…
È uno spettacolo con il quale abbiamo già raccolto grandi soddisfazioni, anche nella passata stagione a Roma e che porto in scena dal 2013 con Giovanni Nuti che è stato accanto ad Alda Merini nei suoi ultimi quindici anni di vita. Si tratta di ventidue canzoni che la Merini ha scritto per essere cantate e musicate. È uno spettacolo molto impegnativo perché la Merini aveva una personalità molto articolata, quasi impenetrabile, da rendere sul palco, pensa cambio ben quindici vestiti, dal nudo al raso, dal campagnolo all’ingioiellato. Ogni volta è un’emozione riportarlo in scena, inoltre nella replica del 10 agosto sul palco ci sarà anche Carmen Consoli. Ricordo inoltre che lo spettacolo è stato organizzato per per raccogliere fondi da destinare al Programma Guardiamo Oltre le Frontiere che si occupa della protezione dei rifugiati vulnerabili che si trovano in Libia.
La poesia, il teatro, l’arte oggi servono solo per raccogliere fondi o possono anche smuovere coscienze?
Possono smuovere le coscienze, perché quando fai risuonare la corda delle bontà e della compassione, che credo sia insita in noi, qualcosa si smuove. Anche Anna Frank nel suo diario scrive di continuare a credere nell'intima bontà dell’uomo.
La tua è una carriera lunga e ricca di tantissime esperienze, ce n’è una che vorresti dimenticare ed un’altra che vorresti invece rivivere?
Ci sono cose che non rifarei ma dimenticarle no. Perché credo che ogni esperienza che ho fatto, anche quelle più lontane dalle mie attitudini, alla fine siano servite a qualcosa, come nel caso di alcune fiction che mi hanno permesso di essere conosciuta ad una platea molto più ampia che poi ha cominciato a seguirmi anche a teatro. Tutta la mia carriera è stata condizionata dall'incontro con Giorgio Strehler, per me lui è stato come il timone di un veliero che ha orientato la rotta che ho seguito. Per questo motivo sono veramente felice perché nella prossima stagione potrò rivivere qualcosa che desideravo portare in scena dal 1980, si tratta de L’anima buona di Sezuan di Brecht secondo la regia di Strehler che sarà in scena al teatro Quirino di Roma dal 29 ottobre.
Enrico Ferdinandi
24 giugno 2019