Lunedì, 25 Novembre 2024
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Luciana Maniaci e Francesco D'Amore ci parlano della Trilogia del Gioco e del loro nuovo lavoro La Crepanza

#andiamoateatro
Intervista a  Luciana Maniaci e Francesco d’Amore in scena al Teatro dell'Orologio con la Trilogia del Gioco dal 29 gennaio al 7 febbraio 2016

Maniaci dAmore - Copia 1

 

Come incontrano il teatro Luciana Maniaci e Francesco d’Amore e come nasce la vostra prolifica collaborazione?

Come tutte le scelte importanti nella vita è stata fatta in piena incoscienza, come fosse un atto spontaneo, naturale, dunque inevitabile (e pericoloso). Ci siamo conosciuti ormai otto anni fa, come scrittori o almeno credevamo di voler scrivere sulla pagina. Ma poi la pagina chiamava, chiedeva altro... La voce, la presenza, il gesto. Insomma, il teatro.

 


Il nome della vostra Compagnia è solo la somma dei vostri due cognomi oppure tra le righe nasconde qualcos'altro?

Una volta Marco Martinelli, un artista che stimiamo tanto, ci ha scritto una cosa che ci ha emozionato tanto, ci permettiamo di riportarla perché ci torna spesso in mente. Diceva che abbiamo "scelto" un nome che abbiamo "ricevuto" come un dono, “e quando si sceglie ciò che si è ricevuto, la grazia spira in un modo speciale.” Non sappiamo se sia così, ce lo auguriamo. C'è qualcosa comunque di fatale nel fatto che i nostri interessi principali siano la sfera delle relazioni e la sua dimensione un po' “malata”, nevrotica e dunque capace di creare realtà deliranti, “fantasie” a due, mondi fantiastici, oltre che nevrotici.

 

Il Nostro amore schifo, Biografia della Peste e Morsi a vuoto vanno a formare la Trilogia del Gioco in scena al Teatro dell'Orologio dal 29 gennaio al 7 febbraio 2016...ma perché “del Gioco”?

Quando abbiamo iniziato uno dei nostri riferimenti drammaturgici più importanti è stato Ronald Laing. Uno psichiatra. Curioso in effetti, per due teatranti.
Ha scritto un libro dal titolo “Nodi. Paradigmi di rapporti psichici interpersonali”. Tra le varie situazioni che caratterizzano le relazioni sociali lui nominava quello del gioco di gruppo “inconsapevole”, che funziona così: “stiamo giocando a un gioco che è quello di non vedere il gioco etc etc” Noi abbiamo sempre pensato che parlasse profondamente del teatro, della finzione e della verità del teatro e di come esse siano legate.
Inoltre a noi del gioco interessa la parte che diverte, che porta alla risata, che esorcizza la morte. E credo che scriviamo e facciamo teatro per questo, per esorcizzare la morte. Da questo punto di vista il teatro sarà sempre benefico per noi, nel senso che non crediamo vivremo le frustrazioni di chi crede che il teatro non gli ha dato abbastanza... A noi assicura e assicurerà sempre il prolungamento della vita.

 

A quale dei tre spettacoli siete più legati?

A “Biografia della peste”. È stato lo spettacolo che più di tutto gli altri ci ha dato il senso della creazione di un mondo. Ci ha fatto sentire per un attimo onnipotenti nel creare. E se si pensa che questa nuova genesi avveniva in uno scantinato gelido di Torino, il ricordo diviene ancora più affettuoso.

 

De “La Crepanza” invece che cosa volete (potete) dirci?

“La Crepanza”, il nostro ultimo lavoro, è una sorpresa e un regalo. Lo studio è stato davvero un regalo per lo Stabile di Torino, in quanto abbiamo dovuto farlo in pochissimo tempo e noi solitamente abbiamo tempi lunghissimi. Ci siamo chiusi in un isolamento un po' selvaggio in Sicilia per scriverlo (c'è anche un backstage fotografico fatto da noi di quel periodo) ed è nata la Fatonna, divinità mezza fata e mezza Madonna che porta la vita. Attorno a questa immagine, un po' religiosa, un po' fiabesca, si dipana una storia che ha a che fare con lo smarrimento di senso che avvertiamo dentro e attorno a noi in questo momento.

 

Tutti i buoni motivi per non andare a buttare una serata al cinema e invece venire a godersi un pezzo o addirittura tutta la vostra trilogia?

Perchè oltre tutto siamo anche discretamente carini.

 

 

Fabio Montemurro
11 febbraio 2016

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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