Recensione dello spettacolo Royal New Zealand Ballet – A passing Cloud - in scena all'Auditorium Conciliazione di Roma il 3 dicembre 2015
The anatomy of a passing cloud, la coreografia di apertura creata da Javier De Frutos è una perfetta presentazione del New Zealand Ballet, così estremamente potente, comunicativa, divertente e intelligente.
De Frutos compone una lettera d'amore per la regione del Pacifico, e soprattutto per la sua musica, che spazia dai tamburi Maori alle canzoni delle Yandall Sisters.
Un cerchio bianco segna il cuore cerimoniale del palco, attorno al quale i dodici danzatori si muovono in una profusione di modelli edonistici. Un caleidoscopio di trii colorati si svolge ad elastico, si alternano passaggi all’unisono e a canone; la radice della tecnica classica è ben visibile ma i movimenti vengono trasformati dal ritmo incalzante della musica. I trii e i duetti diventano selvaggi giochi di prese sempre più rapide e al limite.
La serata prosegue con due coreografie in memoria del contributo della Nuova Zelanda alla Prima Guerra Mondiale, di cui ricorre il centenario.
L'amore, la morte e la perdita invadono il palcoscenico: Dear Horizon di Andrew Simmons colpisce per i movimenti pieni di lirismo e per la partitura musicale di Gareth Farr, mentre Passchendaele seppur meno complessa e sofisticata del primo (in cui le danzatrici indossavano scarpe da punta), colpisce per la sua chiarezza e immediatezza.
Passchendaele di Neil Ieremia con il vortice di suoni della partitura di Dwayne Bloomfield, trasforma il palcoscenico in un campo di battaglia di martellante intensità viscerale: soldati che cadono in battaglia ma che prima di esalare il loro ultimo respiro abbracciano le loro amate per un'ultima volta, per poi abbandonarsi sul suolo davanti ai loro occhi colmi d'amore.
L'ultima coreografia della serata Selon Désir di Andonis Foniadakis, porta sulla scena un cambiamento umorale; è ispirata alle toccanti pagine corali della “Passione secondo Matteo” e alla “Passione secondo Giovanni di Johann Sebastian Bach.
Sul palco una sola danzatrice che con la sua energia ipnotizza il pubblico; la raggiungono altri quindici componenti della compagnia generando una vera e propria tempesta di movimento. I capelli lunghi e sciolti delle danzatrici generano colpi di frusta repentini; le frasi di movimento molto lunghe si ripetono più volte creando nell'animo dello spettatore un fastidio ipnotizzante: i danzatori sembrano in balia delle loro emozioni, generando così una danza frenetica e magnetica.
In scena un corpo di ballo che è riuscito a spaziare in più stili e in differenti stati d'animo, facendo trionfare a tratti lo spirito sensibile e a tratti la foga interiore, lasciando il pubblico fortemente rapito dalla loro tecnica e dalla loro energia.
Alessia Fortuna
5 dicembre 2015
Informazioni
PHOTO CREDITS:
I e II foto Evan Li;
III foto Paul Mathews;
Auditorum Conciliazione
3 dicembre 2015
The anatomy of a passing cloud
Coreografia Javier de Frutos
Dear Horizon
Coreografia Andrew Simmons
Passchendaele
Coreografia Neil Ieremia
Selor Désir
Coreografia Andonis Foniadakis