Recensione dello spettacolo Nos limites in scena al teatro Vascello di Roma dal 30 settembre al 4 ottobre 2015.
Un tatami bianco, quadrato posizionato sul palco e su di esso, agli angoli, sono già presenti i due performer, uno in piedi e l’altro seduto, con le spalle al pubblico. È così che ha inizio la coreografia Nos limites, nata dall’incontro di tre artisti: Radhouane El Meddeb, Matias Pilet e Alexandre Fournier.
Una coreografia che, nella sua danza astratta e circense, narra una storia, un rapporto, quello dei danzatori Matias Pilet e Alexandre Fournier con il trapezzista e volteggiatore di fama mondiale Fabrice Champion.
La presenza di quest’ultimo è evidente in scena, nonostante la sua assenza fisica: in seguito ad un incidente nel 2004 diviene paraplegico e inizia a costruire lo spettacolo Nos limites insieme ai due danzatori fino al 2011, l’anno della sua morte, ed è in questo momento che il coreografo El Meddeb li ha “raggiunti in quest’avventura”.
La coreografia è avvolta da un silenzio musicale, ma non corporeo: i due performer, infatti, fanno leva sulle loro braccia per spostarsi sullo spazio del tatami o sulle natiche, facendo stridere il loro corpo e i loro piedi con il tessuto, oppure effettuando salti e cadute al limite che rimbombano tra il pubblico.
Si susseguono momenti di pathos intenso espressi dal gioco di sguardi tra i due artisti, ma anche tra loro ed il pubblico. Sono sguardi di intesa, alcune volte di sfida e altre di gioco, perchè infondo il rapporto tra i due ruota intorno a più aspetti: si studiano, si avvicinano, si allontanano, si abbracciano e si prendono i giro.
Sul palco si racconta una storia di vita, ma anche la vita nella sua accezione generale, si raccontano i rapporti umani, a volte così complicati e belli allo stesso tempo.
I due performer eseguono tutti i movimenti senza l’utilizzo della gambe e acrobazie difficilissime con una tale nonchalance che il pubblico rimane immerso in quest’atmosfera fino alla caduta finale e allo spegnimento dell’ultima luce, applaudendo senza sosta.
A catturare il pubblico è anche e soprattutto il significato stesso della coreografia e la modalità superba con cui è trattato. Il tocco e la visione di El Medeb hanno dato risalto alla coreografia, poichè come afferma lui stesso adora “raccontare l’essere umano, le cose che non possiamo vedere e toccare...ho visto i movimento e ho aggiunto emozione, pensiero e amore”, e tutto ciò è emerso perfettamente.
Una performance, come afferma il titolo stesso, senza limiti.
Alessia Fortuna
30 settembre 2015
informazioni
Teatro Vascello
Coreografia e drammaturgia Radhouane El Meddeb
Interpreti Alexandre Fournier e Matias Pilet